• 10/07/2024

Il divenire dell’architettura molisana

In poco più di mezzo secolo si sono registrati cambiamenti notevoli nella produzione architettonica che hanno portato la nostra regione ad affacciarsi alla modernità, timidamente è ovvio

di Francesco Manfredi-Selvaggi

07 ottobre 2024

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Molto di quello che pensavamo di sapere relativamente al costruito è ormai superato o, comunque, necessita di un aggiornamento. Partiamo dalla campagna, con c’è più la compenetrazione in un unico manufatto architettonico della funzione abitativa con quella produttiva. Le costruzioni tradizionali in ambito rurale prevedono la collocazione degli annessi agricoli al piano terraneo e la residenza a quello superiore. È stata, per secoli, una regola costante come dimostrano tantissimi esempi di fabbricati collocati nell’agro molisano. Oggi si tende verso una mancata distinzione fra i locali di abitazione e quelli destinati a rimesse, stalle, ecc. neanche più affiancati bensì posti a distanza.

Compaiono corpi di fabbrica assolutamente nuovi, dalle stalle ai silos per mangimi alle tettoie per il ricovero degli erbaggi o dei trattori. Passiamo adesso alle località turistiche dove sono ubicate le “seconde case” che prima erano essenzialmente villette unifamiliari e poi sono diventate alloggi inseriti in complessi residenziali per vacanze come dimostra, in particolare, Campitello dove la maggioranza dei fabbricati è costituita da grandi residences mentre le casette isolate occupano una quota residuale dell’edificato concentrato nel Villaggio EPT. Oggi sta emergendo una nuova tendenza che va a sostituire il turismo di massa per il quale si erano predisposti gli enormi immobili plurifamiliari caratterizzati dalla innovativa tipologia in linea, per l’epoca e per il Molise, nella stazione di sport invernali per i vacanzieri della neve; a Campomarino, invece, le palazzine per gli amanti del mare hanno caratteri ordinari. Oggi l’orientamento dei flussi turistici è verso l’Italia Minore e ciò porta alla modifica dell’offerta alloggiativa che ora è ricavata all’interno del patrimonio edilizio storico.

Vediamo di seguito alcune trasformazioni nel campo dell’architettura svincolate da un luogo preciso. L’immagine della casa, singola o in condominio, è ormai mutata rispetto a quella del passato, gli edifici che si vanno costruendo appaiono come se fossero rialzati da terra per lasciare posto al livello stradale al garage. In rapporto con la strada stavano nelle palazzine i locali per negozio fin quando in epoca contemporanea gli esercizi commerciali sono trasmigrati in appositi volumi, i supermercati, nelle Zone di Espansione Urbana, prendi l’Oasi in via via Insorti d’Ungheria a Campobasso.

Continuano a occupare il piano basamentale di palazzi a uso abitativo solo nelle Zone di Completamento, prendi il grande magazzino DOC in via Pascoli nella medesima città; è tale parte della Zonizzazione Urbanistica costituita da aree sature nelle quali è impossibile reperire lotti liberi da destinare a edifici specialistici per il commercio. Nel Centro Storico per completare la carrellata sulle Zone del Piano Regolatore, che non ha superfici non edificate i piani terra delle schiere edilizie non sono sfruttabili per ospitare supermarket e nemmeno minimarket in quanto si tratta di strutture formate da maschi murari che, di certo, non possono essere abbattuti per creare gli ambienti ampi richiesti dall’odierna organizzazione degli spazi di vendita; trovandoci in un ambito pedonalizzato, a tratti con scalinate, assolutamente non accessibile alle auto, il problema non è rappresentato dai parcheggi per gli acquirenti ma innanzitutto dalle caratteristiche fisiche dei locali.

Non è, comunque, pur essendo un elemento dirompente rispetto alle forme architettoniche che hanno connotato il panorama cittadino fino all’avvento della contemporaneità, il supermercato come fabbricato autonomo il fatto più significativo nella trasformazione del paesaggio urbano. Specie nei piccoli comuni dove spesso il supermercato non c’è. Il segno più forte, peraltro quello che ha la primogenitura tra le componenti che hanno modificato l’aspetto dei centri abitati, sicuramente quelli minori, è rappresentato dalle scuole. Esse sono state realizzate ovunque, in ogni agglomerato insediativo di questa terra come del resto d’Italia, nel secondo decennio successivo alla fine del Secondo Conflitto Mondiale.

L’istituzione della Scuola Media Unificata nel 1964 con l’allungamento dell’obbligo scolastico fino a 14 anni diede una spinta decisiva all’incremento degli edifici per l’istruzione, in precedenza solo in alcune realtà comunali erano presenti attrezzature scolastiche appositamente costruite (vedi Bagnoli). Siamo di fronte ad architetture per il tempo fortemente innovative che dovettero suscitare se non sconcerto qualche stupore nella cittadinanza per le estese finestrature, la disarticolazione volumetrica, i tetti, a volte, ad unica falda e così via. Esse vennero progettate seguendo modelli ministeriali e con essi norme tecnico-prestazionali stabilite a livello nazionale le quali, ad ogni modo, non arrivavano a definire esattamente la tipologia edilizia lasciando campo aperto alla sperimentazione architettonica.

La configurazione formale delle scuole è inevitabilmente in contrasto con quella delle costruzioni esistenti e tale discordanza la si coglie con nettezza quando vengono ubicate in centro storico come nel caso della scuola media di via Pietro Micca nel nucleo antico di Agnone. Le scuole accanto al loro significato intrinseco, importantissimo perché legato alla crescita intellettuale dei giovani, ne ha avuto anche uno, decisivo, di spinta all’evoluzione architettonica rappresentando fonte di ispirazione.

(Foto: F. Morgillo – Supermercato a Boiano)

di Francesco Manfredi-Selvaggi

lì 07 ottobre 2024

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