A.D. 1607
La seconda più antica data epigrafica di Capracotta
di Francesco Mendozzi (da letteraturacapracottese.com)
21 Marzo 2025
Convenzionalmente, un’epigrafe è un testo esposto pubblicamente su pietra, il cui intento è quello di tramandare la memoria di un evento storico, di un personaggio o di un atto. Le parole sono incise, altre volte dipinte, e l’epigrafe si può trovare sia in un luogo chiuso (chiesa, cappella, palazzo ecc.) sia all’aperto (piazza, via, cimitero ecc.). Solitamente le iscrizioni sono realizzate in lettere maiuscole, ma a caratterizzarle non è tanto lo stile della scrittura bensì l’adozione di acronimi o di particolari registri linguistici, improntati generalmente a concisione e solennità, in funzione del contenuto, del contesto e dello scopo comunicativo. In altri casi, le epigrafi si limitano ad annotare l’anno in cui un determinato evento è avvenuto.
Limitandoci alle sole date epigrafiche, a Capracotta si contano, allo stato attuale, almeno sei manufatti di qualche rilievo storico, antecedenti all’epoca repubblicana ed escludendo quelle riportanti le date di costruzione apposte, tra il XIX e il XX secolo, sugli architravi di alcuni portoni di palazzi privati.
Come tutti sapranno, la più antica data incisa su pietra è quella del 1589 presente sul campanile della Chiesa di S. Maria in Cielo Assunta, data che ricorda l’edificazione del campanile stesso, rimasto pressoché inalterato dopo la ricostruzione della chiesa avvenuta a fine Seicento. La seconda più antica data epigrafica sta invece nella pietra murata sulla facciata del Santuario di S. Maria di Loreto, che reca la data del 1622, anno in cui papa Gregorio XV spedì una bolla al clero di Capracotta, dopo che questo aveva «fatto costruire, ingrandire, ampliare ed abbellire con elemosine proprie e con quelle di altri credenti una Chiesa o Cappella sotto il nome di Santa Maria di Loreto, vicino [all’abitato] ma fuori delle mura della predetta terra».
In ordine cronologico ascendente, la terza iscrizione è quella di cui ho parlato in un articolo del 16 dicembre scorso, recante la data del 1700, posta su un architrave abbandonato tra le erbacce del rione S. Giovanni. È importante segnalare in questa sede anche l’epigrafe (non più visibile) di via Carfagna, riportante un cristogramma, una ricerca che, nel luglio 2019, mi appassionò molto, in quanto scoprii che i numeri incisi non erano una data bensì un versetto dal Vangelo di Luca, riferito alla Congregazione della Visitazione e Morte di Gesù Cristo.
La quarta data è quella del 1873, incisa nei mattoni del rinforzo neogotico della Chiesa Madre, a cui pure ho dedicato un articolo nel maggio del 2019. Per quanto attiene l’età unitaria, invece, possiamo ammirare il fregio massonico del “Verrino Trionfante” del 1893 su via Nicola Falconi ed il miliario di epoca fascista posto tra corso S. Antonio e via S. Maria di Loreto.
Grazie ad un’imbeccata di Pasquale Potena e Giuseppe D’Andrea, si può affermare, con assoluta certezza, che vi è un’altra data epigrafica, la seconda in ordine di antichità, sul territorio urbano di Capracotta, precisamente in via Maiella, dove, sulla facciata retrostante di un palazzo, è possibile ammirare la data dell’Anno Domini 1607 (foto di copertina). Quel palazzo ha l’affaccio principale su via S. Giovanni 91.
Le domande cruciali che sorgono sono principalmente due:
- La data del 1607 a cosa è legata e cosa vuol raccontare?
- Perché l’incisione è posta sul retro di un palazzo piuttosto che sul fronte?
Per tentare di rispondere al primo quesito, possiamo consultare il libro dei fuochi di Capracotta del 1732: tra le famiglie più agiate residenti del rione di S. Giovanni dal XVII secolo figurano quella di Savino Campanelli, di Domenic’Antonio de Maio e di Giovanni Mosca. È probabile che una di queste famiglie benestanti abbia edificato nel 1607 il proprio stabile, che oggi ha uno stile plausibilmente diverso rispetto a quello del progetto originario. Prima della divisione in tre diversi appartamenti, è infatti probabile che le due rampe di scale frontali facessero da corona al portone d’ingresso. Gli altri due palazzi signorili del rione di S. Giovanni, infatti, sono quello al civico 65 di via S. Giovanni e quello al civico 16 di piazza Gianturco (che probabilmente era il Palazzo De Maio, una delle famiglie più ricche di sempre a Capracotta).
Se questa ipotesi può in qualche modo giustificare l’edificazione a settentrione, nel neonato quartiere della borghesia cittadina, di un palazzotto, tuttavia non convince pienamente né spiega come mai la data epigrafica sia stata incisa sulla facciata retrostante, quella che affaccia sulla valle del Sangro, quasi a strapiombo dei Ritagli, con l’iscrizione che, tra l’altro, è in posizione estremamente laterale ed anonima, quasi randomica, rispetto alla simmetria della pianta del palazzo stesso. La grossa pietra rettangolare con la data dell’Anno Domini 1607 sta infatti all’angolo con la cosiddetta “tomba di Rascia”, uno dei sottopassaggi tipici di quel quartiere. È possibile soltanto asserire che, se l’epigrafe non è “riciclata” da un altro fabbricato, questo palazzo è più antico del Santuario di S. Maria di Loreto.
Per risolvere entrambi i quesiti, dunque, sono costretto ad azzardare alcune ipotesi. Due anni prima, nel 1605, il feudo di Capracotta era stato confermato a Isabella Caracciolo, che aveva dovuto adire le aule di tribunale poiché, alla morte di sua nonna Aurelia d’Evoli, la ripartizione dei feudi di famiglia era stata oggetto di usurpazioni. Capracotta, d’altronde, faceva gola a tanti, poiché proprio in quegli anni la nostra industria armentizia stava provocando un costante e cospicuo aumento del P.I.L. locale: aumentavano i capi di bestiame, aumentavano gli scambi commerciali di lana, aumentavano le rendite su pascoli ed erbaggi, aumentava l’indotto legato alla transumanza, aumentavano del pari le dimensioni del paese stesso.
In quel clima di boom economico, Capracotta conobbe persino un aumento nella domanda di “servizi spirituali”, tanto che nel 1603 era ufficialmente nata una congrega legata all’ordine di san Filippo Neri e unita a doppio filo con i «preti dell’oratorio dell’Annunciata d’Agnone», i quali avevano preso integralmente le regole della Confederazione di Roma. Dopo quello principale di Agnone, l’oratorio di Capracotta era uno dei quattro che sarebbero dovuti sorgere sul territorio diocesano di Trivento «et tutti havranno da stare sotto la santa obedienza di V. S. e de la sua religione». L’iniziativa ebbe presto risonanza, tanto che alla metà di giugno le cinque piccole comunità di preti «riformati» erano attive. Il 13 giugno 1603, nel giorno della festa della SS. Trinità, fu inaugurata la congregazione filippina di Capracotta, con grande soddisfazione di tutto quel popolo. «Essi vivono sotto li nostri et vostri instituti», così scrissero i padri filippini romani della Chiesa di S. Maria in Vallicella.
Mi risulta che all’incontro per stipulare l’atto d’unione in forma legale, avvenuto «nel refettorio della casa di Agnone» il 12 ottobre 1617, partecipò per Capracotta padre Marco de Zelli, forse il preposto della nostra casa oratoriana di S. Filippo Neri.
È altresì pensabile, allora, che il palazzo di via S. Giovanni 91 fosse proprio la sede dell’oratorio capracottese di S. Filippo Neri e che la data epigrafica racconti la sua edificazione, avvenuta quattro anni dopo l’istituzione della comunità religiosa, che in un primo momento, forse, si riuniva nella primitiva Chiesa di S. Maria o in un altro edificio a pigione. La posizione sul retro, poi, si spiegherebbe col fatto che il fine dell’attività oratoriana era la santificazione dei membri mediante la libera pratica dei consigli evangelici, la vita comune condotta in spirito familiare e di fraterna carità, la semplicità e la preghiera.
Se in quel palazzo – o nelle sue immediate vicinanze – in futuro dovesse venir fuori un fregio riportante un cuore che arde, simbolo inconfutabile della Confederazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri, allora vorrebbe dire che l’ipotesi principale di questo mio articolo è corretta.
(Foto: L’iscrizione di via Maiella – F. Mendozzi).
Bibliografia di riferimento:
- L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931;
- A. Cistellini, San Filippo Neri: l’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, libro III, Morcelliana, Brescia 1989;
- V. Di Luozzo, I tratturi, la transumanza e la loro storia, Capracotta 2017;
- F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.
di Francesco Mendozzi (da letteraturacapracottese.com)
21 Marzo 2025