• 01/12/2024

Appunti per il nuovo anno

In primo luogo, organizzare seriamente in Molise informazione e resistenza per fermare i disegni eversivi che tingono di nero il futuro dello Stato

di Marcella Stumpo (da lafonte.tv) 

12 Gennaio 2024

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Come sempre quando si avvicina la conclusione di un tempo, prendono a rincorrersi nella mente i punti di quel bilancio che sempre, inconsciamente e in modo non completo, si delinea dentro di noi in questo tempo dell’anno.
Questo che si chiude è stato davvero angoscioso: guerre, atrocità, senso di impotenza, rabbia per le decisioni di un governo che non pensavamo mai di dover vedere alla guida del paese, emergenza climatica sempre più inquietante. Ma il desiderio di lottare per costruire quel mondo altro che intravedevamo all’orizzonte non diminuisce; e allora scriviamola ancora, la lista delle “cose da fare per il nuovo anno”.
In primo luogo, organizzare seriamente in Molise informazione e resistenza per fermare i disegni eversivi che tingono di nero il futuro dello Stato: premierato e autonomia differenziata. Due mostruosità giuridiche e anticostituzionali che avrebbero dovuto non arrivare mai nemmeno alla formulazione, e che invece rischiano di travolgere le fondamenta stesse della democrazia in Italia, accentuando i tratti autoritari già evidenti (basti pensare alla seconda carica dello Stato (!) che un giorno sì e l’altro pure parla di ridimensionare i poteri del Presidente della Repubblica, e ai ministri che fermano i treni…). In condizioni normali ci si potrebbe dire quasi certi che gli italiani non approveranno mai leggi del genere, ma siamo ormai immersi in un diluvio di menzogne seriali ripetute all’infinito da media servili, dunque la lotta va organizzata subito anche qui.
Poi trovare intese e punti di unione per programmi elettorali che tra qualche mese ci consentano di bloccare la strada ad amministrazioni di destra, specie a Termoli dove gli ultimi cinque anni hanno visto da un lato la prosecuzione di tutte le peggiori iniziative dell’amministrazione precedente e dall’altro la totale incapacità di visione della città, se non come terreno di conquista di costruttori e campo di devastazione del territorio. Capacità di cercare la bellezza, di mettere al centro dell’azione politica il vivere bene, che significa contrasto al cambiamento climatico, tutela del territorio e del mare, impulso alle iniziative per energia rinnovabile (ma senza regalare la costa alle megapale off shore e i terreni agricoli al fotovoltaico) e alla mobilità sostenibile (ma senza parcheggi nel parco affidato ai privati e con trasporto urbano elettrico); volontà di bloccare la forsennata cementificazione del suolo di questi anni, di creare lavoro vero, non quello povero o senza contratto che dilaga in città, e di difendere quello che c’è chiedendo conto di ogni posto in meno previsto per la famosa gigafactory: queste solo alcune delle basi irrinunciabili di una nuova stagione politica in città, se ci rendiamo conto che bisogna veramente operare una inversione totale di tendenza, senza tentennamenti e con radicalità.
Al terzo posto in questo elenco molto velleitario, i cui punti mi sono già valsi irrisione e le prevedibili frasi che puntualmente accolgono chi non vuole accontentarsi di ciò che vede intorno (per la serie: si vede che non hai mai amministrato, vorrei vedere che faresti se potessi decidere tu, la politica non si fa con le utopie, voi comunisti, ecc.) metterei senz’altro la lotta all’invisibilità del disagio sociale che è tanto comodo far finta non esista, o sia sufficientemente contrastato dalle politiche sociali in atto: la morte del giovane clochard interroga le nostre coscienze, e deve portare ad un rovesciamento totale dell’ approccio, per mettere finalmente in campo azioni coordinate e multidisciplinari per il recupero della dignità della persona e l’integrazione di chi si trova nella inaccettabile condizione di essere invisibile a troppi occhi: in primis l’housing first, ma soprattutto una rete integrata di iniziative sociali contro povertà, sfratti, dipendenze che per chi amministra non possono e non debbono essere assistenzialismo o intervento emergenziale quasi infastidito dalla presenza stessa del problema, quando proprio non si può fare a meno di occuparsene; né possono essere limitate alla gestione di fondi che arrivano da altri enti.
Vorrei concludere questa lista, necessariamente incompleta, ma che spero sia almeno in buona parte anche la lista di tutte le donne e gli uomini di buona volontà (quelli ai quali, credenti o no, risuona nel cuore l’annuncio di un mondo di uguali diritti, accoglienza e condivisione, e la chiamata all’ impegno personale e collettivo per farlo realtà) con un ultimo ma fondamentale punto: la ricostruzione del nostro ospedale, che implica ovviamente la lotta per tutto il sistema sanitario, regionale e nazionale, disgregato da quel capitalismo di rapina che ci eravamo illusi di debellare.
Ora anche chi non vuol vedere sa che siamo davvero al final countdown: mettiamo dunque l’articolo 32 della Costituzione in cima alle nostre priorità, e non consentiamo che ancora una volta chi ci amministra, ad ogni livello, metta come posta di una roulette russa il nostro bene comune primario. 

di Marcella Stumpo (da lafonte.tv) 

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