“Artaleggia brigante”
Il romanzo di Donato Lagonigro: Storie di cafoni e galantuomini, di ribelli e soldati invasori, di carabinieri e artigiani, di emigranti
di A. C. La Terra
28 dicembre 2016
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“Storie di cafoni e galantuomini, di ribelli e soldati invasori, di carabinieri e artigiani, di emigranti che portavano il talento sottovalutato della loro terra in giro per il mondo, di fanciulle che si buttavano dalle “morge” per sottrarsi alle attenzioni dissennate del prepotente di turno. Storie di un mondo che stava cambiando. Storie che ancora oggi ti può capitare di ascoltare dagli anziani contadini, senza rivendicazioni insane, davanti a un camino, magari tecnologico, o che sono nell’aria di paesi e città del meridione d’Italia. Storie disperse e confuse in oltre 150 anni di Storia. Molto disperse. Molto confuse.Una risata – ma solo alla fine del racconto – le seppellirà. Per sempre. Forse.”
Il libro è scritto bene (e questo vale sia per la parte in italiano che per la parte in dialetto) e la scrittura stessa è fluida e mai stancante.
L’ambientazione è storicamente e culturalmente verosimile: il lettore, specie se legato alle terre dove si svolgono i fatti, si sente attivamente coinvolto e quindi affascinato dalla storia raccontata.
Un Brano del romanzo:
La notte era calda e senza luna.
Perfino la luce delle stelle non riusciva a penetrare la foschia dell’umidità che la terra calda restituiva, bagnata da un leggero temporale di poche ore prima.
Buio nei campi neri di “restocce” bruciate.
Buio nei boschi.
Buio nei vicoli.
Buio nelle chiese.
Buio nelle case dei galantuomini.
Buio nelle case degli artigiani.
Buio nelle case dei cafoni.
Nel silenzio più totale si udì un canto.
“Erba verde, erba chiara, erb’abbruciat’
dint’a sta notte scura e senza luna,
‘ncopp’u trattur’ quatt’ sciure so’ spuntat’.
Dint’a sta notte scura e senza luna
for’ stagione quatt’ sciure so’ spuntat’.
So’ nat’e so’ funite dint’a nient,
l’hann’ crerute brigant’ e delinquent’.
A lu trattur’ quatt’ sciure so’ spuntat’,
quatt’ sciure so’ nate e so’ sciurite.
So’ sciure ca tienne forma strana,
forma d’ croce ‘comm’a Gesù Crist’.
Erba verde, erba chiara, erb’abbruciat’
dint’a sta notte scura e senza luna,
‘ncopp’u trattur’ quatt’ sciure so’ spuntat’.”
Il canto giunse alle orecchie dei galantuomini, degli artigiani e dei cafoni.
Ciascuno, aprendo gli occhi dal proprio sonno pensò:
«Bah, i soliti cafoni che vogliono sovvertire l’ordine costituito!»
«Li chiamano briganti… e li ammazzano pure!»
«Poveri cristi, morti per tutti noi!»
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di A. C. La Terra