• 11/23/2017

Assenteismo tra i dipendenti in Consiglio Regionale

Timbravano e andavano in palestra e a fare spesa: sette indagati 

da primonumero.it

23 novembre 2017

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Ore e ore di filmati, pedinamenti e intercettazioni della Squadra Mobile coordinata dal sostituto procuratore Nicola D’Angelo. Dall’inchiesta sono emersi decine di episodi di assenteismo nella sede del Consiglio regionale di via IV novembre da parte di sette dipendenti pubblici assunti a tempo indeterminato. Ore e ore “rubate”, ipotesi di truffa ai danni dello Stato. Chi timbrava per coprire chi andava in palestra o a fare commissioni private, chi invece non firmava l’uscita per fare shopping o la lunga pausa al bar, tornando a ’smarcare’ solo al termine del turno di lavoro che avrebbe dovuto effettuare. 

La Procura di Campobasso ha iscritto sette persone sul registro degli indagati, tutti dipendenti pubblici in servizio nella sede del Consiglio regionale di via IV novembre a Campobasso. Assenteismo, cioè truffa ai danni dello Stato, l’ipotesi di reato. Secondo il fascicolo in sette – tutti assunti a tempo indeterminato – strisciavano i propri badge all’entrata in ufficio ma non “stimbravano” quando uscivano per commissioni personali. “Coprivano” così quindi l’assenza dal posto di lavoro mentre in realtà erano altrove. 

A fare compere, per esempio, o addirittura a fare altri commissioni, come ginnastica in palestra. O altro ancora: una visita medica, una scappata a casa. Niente paura però, perché in Consiglio regionale c’era persino il collega pronto a vidimare per quello che era assente ma che risultava ugualmente al lavoro. Favori restituiti, naturalmente. 

Gli uomini della squadra mobile di Campobasso, coordinati dal sostituto procuratore Nicola D’Angelo, hanno fotografato e intercettato sette dipendenti ’infedeli’ per circa un mese. Lunedì 20 novembre le indagini sono arrivate a conclusione con la loro iscrizione nel registro degli indagati per truffa ai danni dello Stato, in concorso tra di loro.

Dopo un solo mese di indagine, i poliziotti hanno eseguito le notifiche di conclusione delle indagini preliminari, disposti dalla Procura di Viale Elena nei confronti dei sette dipendenti “infedeli”, tutti in servizio nel Consiglio regionale. Ore e ore di filmati, servizi di osservazione e pedinamento dai quali sono emersi diversi di episodi di assenteismo. Episodi che oggi potrebbero trasformarsi in una prossima richiesta di rinvio a giudizio per truffa ai danni di un Ente pubblico e falsa attestazione di presenza. 

“Professionisti” del cartellino che nell’arco di soli trenta giorni d’indagine hanno timbrato badge di altri dipendenti un diverso numero di volte, e che spesso si sono assentati dal posto di lavoro senza utilizzare debitamente – e come previsto dalla norma e dal contratto – il cartellino marcatempo. Quaranta, anche cinquanta ore di assenze ’ingiustificate’ ma che invece risultavano ore di lavoro ed erano adeguatamente retribuite nella busta paga mensile. Un danno erariale ancora da stimare.

E’ emerso dall’indagine della Mobile che il “disegno criminoso” – come viene definito dagli inquirenti della Procura – era perlopiù lo stesso di tutti. Una prassi consolidata che i presunti assenteisti mettevano in pratica “con artifici e raggiri”, in modo da “alterare le presenze rilevate dal sistema di controllo” inducendo quindi in errore il “Consiglio regionale circa gli orari di lavoro effettivamente svolti”, e procurandosi “un ingiusto profitto patrimoniale”.

C’è tra loro chi timbrava l’ingresso si assentava (naturalmente senza certificarlo) e rientrava in ufficio soltanto per passare di nuovo il badge per l’uscita “ufficiale” dal posto di lavoro, visto che a quell’ora ormai il turno era terminato.

E c’è anche l’aspetto della “strisciatura” plurima dei cartellini da parte di almeno quattro delle persone inquisite, che facevano risultare ingresso e presenza in Consiglio di colleghi assenti e impegnati in quel frangente in faccende private .

Gli indagati, ripresi dai sistemi video investigativi, hanno fra i 33 e i 52 anni.

Trenta ore “rubate” in un caso, cinquanta in un altro. E ancora: altre sedici. Insomma se la prassi si confermerà consolidata in caso di rinvio a giudizio, chiunque potrebbe porsi una domanda legittima: se in un mese è accaduto questo, cosa potrebbe essere accaduto in un anno?

Le indagini sono state portate avanti attraverso pedinamenti, utilizzando telecamere, sistemate nei pressi dei sistemi di rilevazione dei badge, e altre strategie che hanno consentito di scoprire come i dipendenti risultati in servizio si trovassero invece altrove. 

Gli indagati avranno tempo venti giorni per presentare memorie e produrre documenti a discolpa dei reati loro ascritti a vario titolo, che nel codice penale sono identificati negli articoli 81, 110, 640 comma due.

da primonumero.it

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