Auguri dal Bengladesh
“Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sl. 27,7-8)
di p. Antonio Germano Das – sx. antoniogermano2@gmail.com
20 Dicembre 2024
A commento di questi versetti con cui il Salmista si rivolge al Signore chiedendogli di svelargli il suo volto, nell’editoriale dello scorso novembre della rivista indiana di teologia, Vidyajyoti, trovo uno splendido aneddoto: “Il nipote del rabbino Baruk, Yechiel, stava giocando a nascondino con un altro ragazzo. Si nascose bene e aspettò che il suo amico lo cercasse. Dopo aver aspettato a lungo, uscì dal suo nascondiglio, ma il suo amico non si trovava da nussuna parte. All’improvviso il piccolo Yechiel si rese conto che il suo partner non lo aveva cercato affatto. Sconvolto, scoppiò in lacrime e corse nello studio del nonno. Mentre il ragazzo si lamentava del suo amico scortese, le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi del rabbino, che disse: “Ahimè! È proprio quello che dice l’Onnipotente: Mi nascondo, ma nessuno vuole cercarmi!”.
Cari amici e benefattori, l’introdurmi con questo aneddoto, pieno di mestizia, per farvi giungere anche quest’anno gli auguri natalizi, sembra annebbiare l’atmosfera di gioia che circonda il mistero della nascita di Gesù. La nota di gioiosa attesa, che ci ha accompagnato durante tutto il tragitto dell’avvento, trova la sua esplosione nella Notte Santa, quando ascoltiamo ancora una volta il messaggio dell’Angelo ai pastori: “Ecco, io vi annuncio una grande gioia… Oggi è nato per voi il Salvatore!” Il testo latino, per chi come me ha superato da tempo la soglia degli ’80, ha una risonanza molto più vasta: Nuntio vobis gaudium magnum! Quel gaudium, accompagnato da magnum, dice infinitamente di più dell’italiano “gioia grande”. A me, soprattutto, dice che questa gioia grande, piena, traboccante nessuno puo’ darmela. Essa ha un’unica sorgente e la sorgente è il Verbo fattosi carne a Betlemme. Posso gustare questa gioia e riversarla anche negli altri solo se sono pienamente unito a Lui.
Ricollegandomi all’articolo sopra menzionato, trovo una citazione del poeta inglese William Blake: “Ho cercato l’anima mia, ma l’anima mia non potevo vederla; ho cercato il mio Dio, ma il mio Dio mi è sfuggito; ho cercato mio fratello e li ho trovati tutti e tre!”. Il mistero del Verbo Incarnato ci ricorda che il volto di Dio risplende sul volto degli oppressi, dei rifugiati, degli emarginati, dei fuoricasta, degli ultimi, dei martoriati dalle guerre infinite! È solo lì che troviamo Dio e ritroviamo noi stessi. Possa la stella di Natale risplendere di luce nuova nel cuore di ciascuno di noi!
di p. Antonio Germano Das – sx. antoniogermano2@gmail.com
20 Dicembre 2024