Camminare sui Tratturi
“Quando uno ha fatto il tratturo (a piedi), non sa più camminare su altre strade!”
di Pierluigi Giorgio – fb
29 maggio 2017
Back
“Quando uno ha fatto il tratturo (a piedi), non sa più camminare su altre strade!” scriveva Franco Ciampitti in quel suo meraviglioso libro mai purtroppo ristampato e tantomeno tradotto in epico film, testimone di una fetta importante della nostra comune storia di molisani, abruzzesi, pugliesi…
Lo riportai alla mente delle genti -parlando della salvaguardia e cura di un proprio cordone ombelicale (La lunga via verde) antico più di 2000 anni- nell’86 con i miei 250 Km. a piedi fra tratturi e bracci e racconti serali nei bivacchi allestiti dai paesi attraversati, sino alla conoscenza nell’89 di zì Felice Colantuono, vecchio patriarca transumante con le sue 600 mucche e più. Condivisi con la sua famiglia i 180 km dal Gargano a Frosolone e ne narrai successivamente la storia in articoli e documentari diventando per i Colantuono, uno di famiglia… Carmelina, la nipote, era una giovanissima donna ancora con un futuro da decifrare e capire, come i fratelli e i cugini piccoli, del resto: continuare o fermarsi per sempre?…
Forse neppure l’anziano nonno avrebbe mai potuto immaginare che questa intraprendente nipote perlopiù laureata, si sarebbe rimboccate le maniche e di lì a poco avrebbe raccolte e tirate le redini di un cotal “carrozzone”… Ora vive in prima persona la transumanza di quel che zi’ Felice chiamava “il mio capitale!”. Ieri se n’è conclusa un’altra e le mucche si beano dei verdi pianori della montagna frosolonese…. Sono ormai anni che Carmelina organizza e vive in prima persona la transumanza. (Un tempo alle donne non era consentito seguire i pastori: avevano tanto altro da affaccendarsi in casa nell’attesa -sei mesi dopo- dei loro uomini).
Dopo un periodo di fasulli collaboratori esterni interessati più al loro tornaconto che all’aiuto disinteressato, ora alla transumanza coadiuvata da gente a cavallo (certo, era più poetico -anche se meno pratico- quando la feci tradizionalmente con loro tutta a piedi) partecipano anche stranieri, giornalisti, documentaristi, fotografi. Il rammarico resta: una tale ricchezza tratturale esclusiva, unica nel suo genere, poco ha stimolato e crea interesse nelle ottuse classi politiche avvicendatesi nel tempo; organi preposti che avrebbero dovuto salvaguardare adeguatamente e promuovere internazionalmente un siffato patrimonio ormai solo molisano; una risorsa avvalorata dalla transumanza dei Colantuono…. Dal canto mio, queste cose le dicevo, auspicavo e proponevo pubblicamente su reti locali e nazionali già dall’86: l’anno scorso volli premiare a Jelsi la perseveranza della famiglia Colantuono, con il “Premio Internazionale La Traglia – Etnie e Comunità”: un riconoscimento, un piccolo gesto verso chi nel conservare un’identità, perpreta e protegge con ammirevole a costruttiva ostinazione -nonostante le difficoltà crescenti-, una tradizione millenaria….
“Timori, preoccupazioni, ansie per i paesi della montagna: tradizione, mestiere, lavoro, piccola industria, agricoltura, commercio, risparmio, artigianato, economia, denaro… ora l’orgasmo è generale e pare che il tuono dei motori riempia le alte valli… Non è più transumanza, ma esodo, fuga, partenza che non avrà ritorno… Poi ti volti indietro e vedi gli anni vissuti, consumati sul tratturo. Ti ritornano incontro; l’erba è come un’acqua, che scorre piano, un velo d’acqua, che viene incontro ai tuoi passi e riporta indietro tutte le cose… Con la testa alta come il vento, con le braccia inerti, Cola il massaro, continua a camminare: oltre il ponte, a meno di un miglio, comincia il tratturo.” Le ultime parole del “Tratturo” di Franco Ciampitti. Data la classe politica che ci meritiamo, un amaro presagio!…
di Pierluigi Giorgio – fb