• 03/05/2024

Campitello spina nel fianco, anzi nel cuore del parco del Matese

La pianificazione del parco dovrà tener conto della presenza dell’insediamento turistico stabilendo, appare scontato, che non si dia luogo all’allungamento della seggiovia fin sulla cima di monte Miletto

di Francesco Manfredi-Selvaggi

7 marzo 2024

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Questo intervento si articola in due parti con la prima che tratta le problematiche di tutela del comprensorio matesino e la seconda Campitello. Il perché del Parco del Matese è presto detto. Questa montagna è necessario che sia protetta perché essa offre “servizi ecosistemici” di grande rilevanza. Questi sono forniti dai boschi che ne coprono interamente i versanti, fondamentali per assicurare la qualità dell’aria con l’assorbimento della CO2, e dalle acque sotterranee, è un complesso montuoso caratterizzato dal carsismo, che assicurano il soddisfacimento dei bisogni idropotabili di gran parte del Molise oltre che di parte della città di Napoli.

È per preservare da rischi di compromissione dei bacini idrici che stanno nel sottosuolo del massiccio, che si è contrari alle attività di ricerca ventilate qualche anno fa propedeutiche alla perforazione della sua superficie per estrarne, eventualmente, petrolio, una fonte energetica causa dell’inquinamento atmosferico e con esso dei cambiamenti climatici. Il vantaggio del fare il Parco del Matese, istituito per legge già nel 2017 ma non ancora attivo in quanto a ente, è evidente se si considera che ad esso potrà essere attribuito il ruolo fondamentale di organo di gestione dei siti di Natura 2000 i quali “avviluppano” quasi tutto il monte.

Soppresse le Comunità Montane, quelle riguardanti il comprensorio matesino nel versante molisano erano due, una con sede a Boiano e una a Isernia, non si individua nessun altro organismo con competenza sull’intero territorio montano che possa occuparsi dell’attuazione delle misure stabilite dal Piano di Gestione degli Habitat che qui sono areali assai ampi, in definitiva un’entità amministrativa con dimensione sovrapponibile a quella dei Siti di Importanza Comunitaria. Va, poi, osservato che nessuna istituzione locale, dai Comuni alle stesse Comunità Montane di un tempo, è dotata di personale tecnico-scientifico idoneo a mettere in campo le azioni previste da tale Piano per la conservazione della natura.

Di certo, anche questo occorre dirlo, il compito di assicurare il mantenimento degli Habitat nel Matese è facilitato, rispetto al resto dei SIC censiti in regione, dal fatto che qui il suolo è quasi tutto di proprietà pubblica; incidentalmente a tale proposito si evidenzia che insistono, sempre sul lato molisano di questo rilievo, due Riserve Naturali create dalla Regione su impulso una del WWF e l’altra di Italia Nostra su terreni comunali. Dunque i vincoli già ci sono in base alle normative europee, manca, fino alla nascita vera e propria del Parco, chi li faccia rispettare, operazione che non consiste nell’apposizione di divieti una volta per tutte dovendosi modulare le disposizioni nel tempo a seconda del modificarsi dei sistemi naturali i quali sono per loro stessa, vale la pena utilizzare questo termine, natura caratterizzati da dinamismo per via dell’evoluzione continua della componente vegetazionale; inoltre si dovranno predisporre progetti di restauro ambientale in caso di perturbazioni che si potranno verificare nella struttura ecologica a causa di fattori esogeni.

Si è parlato finora del Parco in riguardo alla tutela dell’ambiente alla quale, comunque, si accompagna la promozione di attività economiche sostenibili da intraprendersi da parte della comunità del posto. Qui finisce la trattazione della montagna nell’insieme. Passiamo ora alla seconda parte preannunziata, quella relativa alla stazione sciistica limitandoci ad alcune osservazioni relative alla proposta di ampliamento del bacino sciistico auspicando in conclusione un diverso modo di intendere lo sci, un modo più sostenibile. Campitello è nato gigante, non passo dopo passo, edificio dopo edificio. Esso era già sostanzialmente completo quando è cominciata ad emergere nella società molisana una sensibilità ambientalista, la Lega per l’Ambiente, come si chiamava allora, è stata fondata qui da noi nel 1984 e tra i suoi primi campi di battaglia vi è stata la protezione del Matese.

Per quanto riguarda le volumetrie edilizie esse sono rimaste le stesse per molto tempo, dagli anni 70 del secolo scorso fino ai primi decenni dell’attuale quando è stata avviata la costruzione della Piramide, un palazzetto per attività sportive, quindi un’attrezzatura collettiva che per la sua forma inusuale, piramidale, ambisce a sostituire quale simbolo della stazione di sport invernali il ferro di cavallo, corpi di fabbrica disposti a U, del Montur. Se non è mutato l’assetto architettonico del quale non si prevedono accrescimenti (bisognerà, comunque, provvedere al ridimensionamento delle previsioni edificatorie contenute nel Programma di Fabbricazione, davvero esorbitanti, un autentico raddoppio del costruito) vi sono stati, invece, diverse proposte/interventi negli anni finalizzate all’ampliamento dell’offerta sciistica.

Per quanto riguarda gli interventi il più consistente è quello che ha riguardato l’impianto di risalita denominato anfiteatro che si è trasformato da biposto a quadriposto. All’orizzonte, tramontata, verbo che usiamo visto che si è nominato l’orizzonte, la pretesa, esorbitante, di estensione del bacino sciistico al comune di Roccamandolfi contenuta nel progetto Campitello 2000, vi è l’ipotesi di allungamento della funivia fino alla cima di m. Miletto alterandone il profilo. Le ragioni sottese a questa idea sono due: l’una è quella del prolungamento della stagione sciistica perché la neve rimane più a lungo in alta quota, ma allora la partenza della sciovia dovrebbe essere traslata verso monte, l’altra che così si otterrebbe una lunghezza superiore della pista e, dunque, una maggiore soddisfazione per gli sciatori.

Non si tiene conto, però, che aumentare la superficie sciabile significa un aumento del consumo di acqua e di energia per garantire l’innevamento artificiale, ma soprattutto non si tiene conto che i cambiamenti climatici in corso porteranno ad una minore nevosità vanificando gli investimenti, che sono ingenti, per la pratica dello sci. Per la neve, ad ogni modo, nei tempi odierni si registra una grande simpatia e con essa verso l’esercizio sportivo in ambiente innevato, vedi il successo che sta avendo l’impiego delle racchette ovvero ciaspole.

Perché allora non incentivare lo sci di fondo per il quale si presta benissimo il pianoro di Campitello che però è di proprietà privata con la quale stipulare un qualche accordo per consentirne la frequentazione agli amanti di tale sport che è alla portata di tutti anche economicamente. È un’esperienza unica muoversi con gli sci ai piedi in questo altopiano che è l’elemento dominante del paesaggio matesino, una pianura inattesa perché ad altitudine elevata il quale nella bella stagione rivela la sua essenza di prateria “secondaria”, quindi influenzata dall’uso antropico che è il pascolo, ben dotata di biodiversità.

(Foto: F. Morgillo-La stazione sciistica di Campitello) 

di Francesco Manfredi-Selvaggi

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