• 05/16/2022

CAMPOBASSO: non pervenuto 

L’importanza dell’insegnamento democratico. Ho avuto un professore antifascista e me ne sono accorto  60 anni dopo

di Domenico Antenucci – fb

16 maggio 2022

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Chi negli anni 80 aveva i dentini che gli cadevano, non può non ricordare il caro buon Bernacca.
Altro che Giuliacci. Quello delle previsioni Rai era un SIGNOR COLONELLO, anzi GENERALE (perché negli anni 80 era stato promosso). Uno che il suo lavoro lo prendeva sul serio, che non si sarebbe mai sognato di scimmiottare come una velina. Elegante nel vestire e nel fare, Bernacca era una vera istituzione, addirittura uno di famiglia. Grazie a lui le previsioni metereologiche erano diventate un apputamento atteso e la sua presenza immancabile, al punto che se per caso una sera al suo posto appariva un altro, l’Italia intera si preoccupava per la salute del Bernacca.
Il Colonelleo e il suo “Che tempo farà” erano annunciati da una musichetta psichedelica dai toni quasi allarmanti. E venivano prima dell’Almanacco (che veniva prima del Tg), subito dopo l’Intervallo con le pecorelle e alla stessissima ora in cui Finivest trasmetteva “I Puffi”.
A casa della sottoscritta ogni sera si consumava un piccolo psicodramma: il mio. Ora di cena. Famiglia riunita a tavola in attesa che mamma scolasse la pasta. La televisione una e trina. Io scalpito sperando di vedere i piccoli omini blu alle prese con il cattivo Gargamella, sembrano tutti disenteressati al video, ma non appena ha inizio la canzoncina “Noi puffi siam così…” mia nonna si risveglia dalla pennichella e dice allarmata: “Vdet i tiemp k fa addmàn!”. In un secondo i miei amichetti puffosi spariscono e al loro posto ecco il “Buona sera” del Colonello.
Abbondanti piogge al nord, rovesci al centrosud, correnti ascensionali, bassa o alta pressione, banchi di nebbia, nuova perturbazione in arrivo, forti schiarite, etcc. Bernacca parlava serio serio usando un linguaggio che nessuno capiva, così cercavamo di intuire dal suo tono di voce e dalle espressioni del viso. La sua bacchettina scivolava su e giù per lo stivale disegnando cerchietti per descrivere l’Anticiclone delle Azzorre e i mari mossi. Poi, nuova schermata, tutte quelle belle parole si traducevano in informazioni comprensibili: la nuvola, il sole, la pioggia, la neve. Ecco cosa voleva dire! Subito dopo il Colonello diceva Passiamo ora alle temperature massime e minime… E sempre, dico sempre CAMPOBASSO risultava NON PERVENUTO.
Ora, non è che voglia metter su una polemica, ma da molisana mi domando se questo NON PERVENUTO continuo non sia stato il motivo scatenante del fenomeno di criptomnesia collettiva riguardo all’esistenza della mia regione. Paranoia? No. Non mi sono mai posta il problema di sapere se gli altri conoscessero o meno il Molise, fino a quando ho scoperto che non hanno la più pallida idea di dove fosse. Eppure l’Uganda sappiamo dov’è! La geografia l’abbiamo studiata, nevvero?
Poche storie. Quello che dico è la verità.
Se conosci la mia regione è solo perché:

  • 1. ci sei nato;
  • 2. ci vivi;
  • 3. ti ci sei sposato;
  • 4. sei figlio di emigrati molisani all’esteo;
  • 5. al militare il tuo commilitone era di Guglionesi o Pescolanciano;
  • 6. sei napoletano, casertano ed hai comprato/affittato per pochi euro un rudere da riammodernare sito tra i bochi delle Mainarde;
  • 7. hai intravisto il cartello “MOLISE” quel giorno che ti recavi a Roccaraso per la settimana bianca, te la stavi facendo addosso e ti sei fermato ad un bar per fare pipì;
  • 8. il tuo TomTom è impazzito mentre scendevi in Puglia per le ferie di agosto e ti sei ritrovato ad Agone a mangiare la pezzata di pecora;
  • 9. ti hanno bocciato ai quiz per la patente perché IS non sta per ISCHIA, tanto meno per SIENA al contrario;
  • 10. sotto la doccia canticchi “Una rotonda sul mare” e hai le cassette di Fred Bongusto in macchina (eheh non bleffare, tu appartieni al punto 4) ;
  • 11. il parrucchiere ti ha convinto che il rosso Biscardi è di moda;
  • 12. sei convinto che la zampogna sia un grande strumento e da grande vuoi fare lo ZAMPOGNARO;
  • 13. nel 1991 hai appeso in salotto l’avviso di garanzia con su scritto Con affetto, tuo Tonino (Ma che c’azzecca?!) 

Ah, il MOLISE, il Molise, il Molise. Domani si fa un pò di geografia e studiamo la REGIONE MAI PERVENUTA.

(dal Blog “Vite tranquille” del 5 feb 2009)

di Domenico Antenucci – fb

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