• 03/31/2021

Così nacque il Molise. A Boiano

Ma i suoi fondatori venivano da lontano

di Franco Valente – fb

31 marzo 2021

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Pandolfo IV di Capua ebbe i Normanni al proprio servizio nel 1026, ma tre anni dopo, nel 1029, se li trovò contro perché militavano per Sergio IV, duca di Napoli.
Già alcuni avvenimenti verificatisi verso la metà dell’XI secolo ai limiti delle terre di S. Vincenzo avevano fatto intuire ai monaci volturnensi che qualcosa stava per modificare il corso di una consolidata tradizione amministrativa anche se attraversata da burrascose lotte interne.
Il primo normanno che appare nel territorio che corrisponde all’attuale Molise è Rainulfo Drengot che, inviato nel 1042 da Guaimario principe di Salerno su richiesta dell’abate Ilario che lo aveva chiamato per contrastare Pandolfo di Capua che, alleatosi con i Borrello, aveva usurpato le terre di S. Vincenzo che vanno da Alfedena fino a Colli a Volturno:
“Iam filii Borrelli super filios Anserii surrexerant, et uno occiso per fraudem, aliis fide captis, Alfedenam, Montem Nigrum, et alias terras huius monasterii abstulerunt…” (Chronicon Vulturnense).

Nel 1050 Roberto d’Altavilla, proveniente da Auteville la Guichard nell’attuale Normandia, conquistava la contea di Larino.
L’anno seguente una delegazione, preoccupata delle azioni particolarmente oppressive dei normanni, si recò da papa Leone IX per chiedere un suo diretto intervento.

Leone IX capì immediatamente che il nuovo dominatore dell’Italia meridionale rappresentava un pericolo per la Chiesa e organizzò una spedizione militare ponendosi personalmente a capo dell’esercito.
Il 10 giugno del 1053 il papa da Sale inviava una lettera all’abate Liutfredo di S. Vincenzo al Volturno con la quale interveniva per concludere la causa vertente tra lo stesso abate Liutfredo e Alberto monaco, il quale, illegalmente, aveva assunto il titolo di abate di S. Maria in Castagneto, che era cella di S. Vincenzo.
Otto giorni dopo l’impresa, però, si concluse male per le forze papali che furono sconfitte definitivamente il 18 giugno 1053 a Civitate quando il papa fu fatto prigioniero.

La complessa storia dei Borrello, che nell’XI secolo condizionarono la vita politica dell’Alto Molise e di parte dell’Abruzzo, è ancora avvolta nella nebbia del passato.
Poco si sa di quello che avvenne nelle immediate vicinanze del monastero di S. Vincenzo al Volturno nei primi decenni del nuovo millennio, ma certamente la loro presenza dovette diventare piuttosto invadente stando a quanto il Chronicon riporta per il periodo immediatamente successivo alla morte di Liutfredo, quando, su sollecitazione degli stessi Borrello, fu eletto abate Giovanni V (1053-1076), della famiglia dei conti dei Marsi, dai quali discendevano.

Tra i personaggi che sono a fianco di Roberto d’Altavilla nella storica battaglia di Civitate, dove il 18 giugno 1053 Leone IX veniva battuto e preso prigioniero, vi era anche Rodolfo che diventerà il titolare della contea cha avrà Boiano come capitale.

La successiva contea di Molise territorialmente è cosa del tutto diversa, anche se tenuta ancora dai conti di Moulins, ormai italianizzati in conti di Molise.
La presenza normanna, al di là delle invenzioni letterarie, nei primi anni fu devastante per le popolazioni locali che si videro private di quei pochi diritti che faticosamente si erano conquistati durante la dominazione longobarda. Specialmente con la cancellazione dell’allodio, che definiva i beni immobili di una particolare famiglia e che erano ereditabili, e la definitiva formazione del feudo che in realtà era una forma di concessione in qualche modo mediata.
Nel Meridione italiano sul piano pratico il passaggio, sia pur doloroso, fu facilitato dall’estrema polverizzazione dell’organizzazione del potere reale che già aveva dato luogo a forme di sottomissione volontaria da parte di gruppi di contadini che non erano in grado di assicurarsi una difesa minima dei loro beni e che si affidavano a un signore o un abate con un atto che giuridicamente fu definito come commendatio e che consisteva nel cedere al signore le proprie terre che venivano riassegnate per un uso che poteva essere anche ereditato.

In questo quadro particolare rilievo assunse la famiglia dei Borrello che, pur essendosi mostrati come i principali avversari dell’espansione normanna nelle valli del Sangro e del Trigno, poi non esitarono a schierarsi con i conquistatori quando il loro potere si andava consolidando su tutta l’Italia meridionale.
Una serie di documenti controversi non ci consentono di chiudere definitivamente la questione della unicità del conte Rodolfo.
Ricca di insospettati sviluppi era, a metà del secolo XI, la presenza a Boiano del conte Rodolfo che vi costituiva il primo nucleo di quello che sarà il futuro “Comitatus Molisii”, nel quale verranno poi assorbite tutte le terre delle avventurose e precarie conquiste.

Rodolfo “forte di braccio e valente di saggezza” come lo presenta Guglielmo di Puglia, diede inizio ad una dinastia i cui componenti furono particolarmente attivi nell’ampliare il proprio potere territoriale. (Gennaro Morra)
Gli succedettero Guemondo, suo probabile figlio, e quindi Rodolfo II, nato dalle nozze con Emma d’Eboli.
Rodolfo II, al volgere del secolo doveva avere esteso la sua supremazia sul territorio di Isernia se nel 1092 assistito dai viceconti di Carpinone e d’Isernia donava a Montecassino il castello di Valneo che la “carta offertionis” localizza in quella contea.
Risultando già morto nel 1095, possiamo dire che egli concluse la serie dei dinasti de Molisio dell’XI secolo, lasciando al figlio Ugone I il compito di allargare la signoria feudale del casato anche nell’antica contea longobarda di Venafro, asservendo con la forza, nel 1098, il conte Pandolfo che il ricordato conte Ugo Morino aveva già esautorato come dominus loci 

In questo periodo la contea di Boiano si accresce fino al punto da inglobare interamente le sei diocesi di Boiano, Isernia, Venafro, Trivento, Guardialfiera e Limosano e parte delle diocesi di Larino e Termoli.
Ancora non si è in grado di ricostruire in maniera precisa il sistema delle difese, che sicuramente non erano più di carattere sostanzialmente passivo come quelle longobarde, di questa parte del territorio sul quale in ogni modo si estendevano gli interessi di Montecassino con il diretto controllo delle chiese e dei monasteri che da esso dipendevano e delle pertinenze che a tali complessi facevano capo.
Le scheletriche elencazioni dei privilegi riconosciuti all’abbazia di Montecassino, per quello che a noi interessa, contengono elementi che, sia pur minimi, sono però sufficienti a farci capire qualcosa.

Dunque, se quasi nulla siamo in grado di capire della struttura fisica di gran parte dei centri abitati del Molise normanno, al contrario abbiamo un’idea abbastanza precisa della dislocazione, della distribuzione e del valore economico dei feudi che esistevano nel periodo che va tra la fine del regno di Ruggero II d’Altavilla e l’inizio del dominio di Guglielmo II.
Ciò è possibile dall’analisi del “Catalogus Baronum” che, alla metà del secolo XII, riportava l’elenco dei feudi in qualunque modo assegnati ai vari feudatari normanni, aggiornato fino al secolo successivo.

di Franco Valente – fb

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