• 01/29/2025

Dall’impianto fotovoltaico al minieolico

Come produrre energia elettrica per la propria abitazione in modo sostenibile?

di Benedetta Torsello (da italiachecambia.org)

29 Gennaio 2025

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Quando si vuole rendere efficiente e autonoma da un punto di vista energetico la propria abitazione, si pensa immediatamente a come autoprodursi l’energia elettrica e a come riscaldarsi. E invece, ancora prima, si dovrebbe pensare a come limitare l’uso di energia all’interno della propria abitazione, che sia autoprodotta o provenga dalla rete pubblica. Rendere più efficienti le proprie abitazioni migliorandone l’isolamento termico e scegliendo materiali naturali in grado di conservare più efficacemente il calore dovrebbe essere la premessa di qualsiasi ulteriore valutazione sull’approvvigionamento energetico di casa propria.

Certo, c’è modo e modo di produrre energia, e al definitivo tramonto dell’era del fossile i “nuovi” modi per farlo non dovrebbero più essere un’eccezione. Senza trascurare quanto il risparmio energetico sia imprescindibile in qualsiasi considerazione sull’efficienza delle proprie abitazioni perché, come vedremo più avanti, anche la produzione di energia rinnovabile segue delle curve a volte incompatibili con le esigenze della propria quotidianità, quindi prevedere – e arginare, per quanto possibile – i picchi di consumo può fare la differenza.

 I VANTAGGI DEL FOTOVOLTAICO
Una delle scelte più diffuse per chi decide di autoprodursi l’energia elettrica, è senza dubbio quella di istallare dei pannelli fotovoltaici sul tetto di casa propria e collegarli ai propri impianti domestici. I moduli fotovoltaici – più comunemente noti come pannelli – sono facilmente istallabili su qualsiasi superficie: su tetti, terrazzi, persino in verticale sui parapetti. Funzionano grazie alla presenza di un inverter che trasforma la corrente continua in corrente alternata pronta all’uso.

La produzione giornaliera e stagionale di energia da fotovoltaico disegna una curva che raggiunge il suo apice rispettivamente nelle ore più assolate del giorno e nel periodo stagionale che va dalla primavera inoltrata all’autunno. «Una volta prodotta l’energia – commenta Tommaso Gamaleri, ingegnere responsabile dei servizi energetici di ènostra – ci si dovrebbe porre il problema di come usarla al meglio, attraverso una pianificazione giornaliera e stagionale dei consumi».

Ad esempio è consigliabile utilizzare gli elettrodomestici in concomitanza dell’apice della produzione di energia tramite fotovoltaico, durante il giorno e nelle ore di massima esposizione dei pannelli alla luce solare. Se non siamo in casa, un’idea potrebbe essere di programmarne la partenza, come nel caso della lavatrice. «In questo modo siamo certi di consumare l’energia autoprodotta [in tal caso si parla di autoconsumo fisico, ndr.] Altrimenti – prosegue Gamaleri – nelle restanti ore del giorno o la notte impieghiamo quella della rete».

Ma cosa accade a quell’energia che abbiamo prodotto e non abbiamo consumato perché magari non eravamo in casa? Viene immessa immediatamente nella rete e utilizzata da qualcun altro. «Il punto è che l’energia non viene mai sprecata e che ancora l’offerta di energia rinnovabile è di gran lunga inferiore alla domanda. Il fatto che l’energia prodotta da noi non venga auto consumata ma utilizzata magari nel raggio di pochi chilometri contribuisce a uno scopo fondamentale: ridurre in quell’esatto momento la domanda di energia da fonte fossile».

Come si accennava prima, esiste uno sfasamento giornaliero e stagionale tra la produzione di energia da fotovoltaico e i consumi. Pensiamo anche soltanto alle pompe di calore, al momento la soluzione più ecologica ed efficiente presente sul mercato: vengono utilizzate per riscaldarsi l’inverno, quando la curva della produzione di energia da fotovoltaico si appiattisce notevolmente, e ad oggi non c’è modo di conservare quell’energia accumulata nei mesi estivi per i mesi invernali.

«Neanche le batterie di accumulo sono in grado di aiutarci in questo caso – spiega Gamaleri – perché hanno una capacità limitata di conservare l’energia». Si tratta di dispositivi realizzati con ioni di litio: una tecnologia altamente costosa, la cui filiera di approvvigionamento è complessa, perché non sono facilmente estraibili e hanno un elevato impatto ambientale.

Qual è il vantaggio di una batteria d’accumulo? «Ci permette di autoprodurre e soprattutto autoconsumare l’energia prodotta dal nostro impianto fotovoltaico – prosegue Gamaleri –, che in ogni caso non andrebbe persa, ma utilizzata da qualcun altro. A quel punto varrebbe forse la pena chiedersi quanto serva davvero impiegare per questo scopo una tecnologia altamente impattante». Con il rischio di contribuire all’impiego di fonti rinnovabili generando però altre forme di inquinamento.

«Si dice che il fotovoltaico sia piccolo, replicabile e capillare: immaginiamo che questa forma di autoproduzione si diffonda sempre di più e che quindi se non utilizzassimo l’energia prodotta da noi usassimo quella prodotta dai nostri vicini e così via. Insieme, immettendo nella rete energia da rinnovabile, avremmo ridotto contestualmente la domanda di energia da fonte fossile».

IL MINIECOLICO È UNA SOLUZIONE EFFICACE?
Finora si è parlato unicamente di energia prodotta da fotovoltaico. Ma tra le opzioni a disposizione di chi vuole realizzare un impianto di autoproduzione c’è senza dubbio il minieolico. Si tratta di una riproduzione in scala ridotta delle turbine eoliche, che sfruttano il vento per la produzione di energia. Possono essere ad asse orizzontale, come nelle classiche turbine o verticale, con una maggiore capacità di sfruttare meglio i venti di minore intensità.

Il minieolico può essere istallato sul tetto dell’abitazione, ma anche in giardino, con il solo vincolo che l’altezza del supporto non sia superiore ai dieci metri. Producendo energia elettrica grazie all’energia eolica, è indispensabile istallare questi impianti laddove sia garantita una buona velocità del vento. Questo richiede sopralluoghi e valutazioni approfondite, che possono richiedere molto tempo.

«È una tecnologia molto più complicata del fotovoltaico – chiarisce Gamaleri – e mentre per istallare i moduli fotovoltaici bastano alcuni semplici sopralluoghi, per istallare un minieolico occorre un monitoraggio anemometrico che può richiedere anche un anno di tempo». Anche perché in Italia, fatta eccezione per alcune zone costiere o montane e per le isole, la maggior parte della penisola e i grandi centri urbani hanno una ventosità insufficiente, con velocità media dei venti inferiore a 5 metri al secondo, convenzionalmente il limite minimo.

«Il rischio – avverte Gamaleri – è quello di istallare un impianto che non produce quanto sperato e particolarmente oneroso. Ma soprattutto non potrebbe fare altro che accrescere una sfiducia generale nelle fonti rinnovabili, quando invece altre soluzioni possono rivelarsi molto più efficaci». Naturalmente rivolgersi a dei consulenti esperti e fare tutte le valutazioni necessarie è indispensabile per fare le scelte più adatte per la propria abitazione.

COSA FARE QUANDO SI È IN AFFITTO?
È indubbio che tutte le alternative proposte finora sono pensate per chi ha un’abitazione su cui poter investire, magari una casa di proprietà, che ad oggi non è esattamente alla portata di tutti. Se invece siamo in affitto possiamo fare degli investimenti più limitati, ma che allo stesso tempo rappresentano un primo passo per il cambiamento.

Ad esempio, chi non è proprietario della casa in cui vive potrebbe pensare a un impianto fotovoltaico da balcone, che addirittura si può istallare in completa autonomia, facendo attenzione naturalmente al montaggio. «Non può garantirci l’autosufficienza energetica, ma riuscirebbe tagliare senza dubbio i cosiddetti costi di fondo, come gli standby. Rappresenta però un primo passo. Ha quasi più un valore culturale che altro: la certezza che ognuno possa fare sempre il massimo delle proprie possibilità».

Oltre all’autoproduzione, si può scegliere consapevolmente l’energia elettrica che vogliamo utilizzare nelle nostre abitazioni, rivolgendosi a dei fornitori di energia da fonti rinnovabili, mantenendo alta l’attenzione e cercando di non incappare in banali campagne di greenwashing a firma delle grandi compagnie multinazionali.

«Queste solitamente hanno i propri impianti di produzione di energia da rinnovabili, ma realizzati secondo leggi di mercato, deturpando intere aree convertite a parchi eolici o campi di fotovoltaico», conclude Gamaleri. «Se invece è la comunità a scegliere come produrre la propria energia, magari si giunge a conclusioni analoghe, ma sentite e soprattutto vicine ai propri reali bisogni».

di Benedetta Torsello (da italiachecambia.org)

29 Gennaio 2025

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