• 10/24/2016

Disegno di una società accettabile

La voce di papa Francesco si leva con insistenza e continuità in difesa dei diritti di tutti gli esseri umani e di un Pianeta devastato per interessi

di Umberto Berardo

20 dicembre 2016

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Nella storia i sistemi di potere nascono da strutture economiche, ma anche da concezioni ideologiche e da apparati politici che fondamentalmente mirano a creare la soggezione e lo sfruttamento dei più a vantaggio di quei pochi che gestiscono i mezzi di organizzazione della società.

I tentativi di creare collettività egalitarie, libere e democratiche ci sono stati, ma non hanno avuto vita facile, stroncati come sono stati dalla violenza militare o dal boicottaggio economico dei poteri forti.

Le lotte di liberazione dalla soggezione culturale, economica, militare e politica non sono mancate nel corso dei secoli, ma, nonostante la fine di tante forme d’imperialismo o di dittatura, il mondo sembra ancora dominato da forze palesi o subdole che senza scrupoli mirano al profitto ed all’arricchimento sfruttando in modo spropositato a vantaggio di pochi i beni naturali e le risorse umane e mantenendo per questo i più in povertà e soggezione. 

Due autori ci hanno colpito in particolare nell’analisi del modo irrazionale ed errato con cui oggi l’umanità vive, produce e gestisce l’attività economica ed i sistemi di relazione umana.

Naomi Klein, soprattutto in “Shock economy” e “Una rivoluzione ci salverà”, sostiene con forza come occorra uscire da un capitalismo deregolamentato e selvaggio, eliminare la crescita del PIL come una priorità assoluta e trasformare completamente gli stili di vita dell’umanità per renderli sostenibili con le risorse del pianeta e compatibili con le necessità di tutti.

Byung-Chul Han in “Psychopolitik” cerca di esaminare con estrema chiarezza le relazioni tra neoliberismo e forme di soggezione strutturale e psicologica cui sono sottoposti i soggetti sfruttati da potenti estranei e condotti dalle nuove tecnologie addirittura a nuove forme di dipendenza definite dal filosofo coreano “autosfruttamento”. 

Nel digitale, soprattutto con i Social Network, la Psicopolitica costruisce, secondo Han, nuove forme di sfruttamento e di soggezione attraverso trappole psicologiche e sistemi di comunicazione che sembrano accogliere idee di libertà, mentre in realtà utilizzano gratuitamente i nostri dati e ciò che noi produciamo intellettualmente manovrando i desideri con la pubblicità fino a farci apparire importante ed essenziale ciò che in realtà è solo una proprietà altrui dotata di valore di scambio per fare profitti.

Ora è da poco uscito per i tipi di “Ponte alle Grazie” l’ultimo saggio di Noam Chomsky dal titolo “Chi sono i padroni del mondo” in cui l’autore affronta con una lucidità intellettuale profonda tutte le questioni di politica internazionale del recente passato, ma anche i problemi che si affacciano all’orizzonte dell’umanità.

L’esigenza dello studioso, come scrive testualmente a pag. 57, è quella di aiutare a comprendere i sistemi di dominio ed oppressione in quanto ” l’amnesia storica è un fenomeno pericoloso non solo perché svigorisce l’integrità morale e intellettuale, ma anche perché diventa terreno fertile per nuovi crimini ancora di là da venire “.

Di qui parte una ricostruzione storica del ruolo degli Stati Uniti, ma anche degli altri Stati coloniali ed imperialisti nei diversi scenari territoriali, per conservare, secondo la teoria di George Kennan, le “posizioni di squilibrio” capaci di separare le enormi ricchezze di pochi dalla povertà di tutti gli altri.

Le élite ed i grandi gruppi economici e finanziari esercitano ormai poteri decisionali nelle politiche dei governi, mentre la democrazia si sfilaccia ed il popolo non ha più alcuna influenza; così spesso l’apatia prende il sopravvento portando gli elettori alla rinuncia all’esercizio del diritto di voto.

Avviene allora che la democrazia stessa possa diventare solo fittizia e funzionale ad obiettivi di carattere economico e finanziario.

Rispetto agli scenari che disegnano ancora devastazioni ambientali, catastrofi climatiche, lotte armate, terrorismo, sopraffazione e perfino una guerra nucleare, Chomsky delinea nelle dense pagine del volume le possibili soluzioni ai più pressanti problemi che vive l’umanità.

Così scorrono le sue proposte sulle forme energetiche alternative, sull’ ” unica democrazia laica a doppia nazionalità nell’antica Palestina dal mare al fiume “, sulla creazione di zone denuclearizzate negli scenari di conflitto fino alla denuclearizzazione completa nel mondo, sul superamento della diseguaglianza che vede polarizzarsi il 95% della ricchezza nelle mani dell’1% della popolazione mondiale, sugli impegni negoziali e diplomatici capaci di disinnescare un terrorismo che sconvolge il mondo intero e sull’attivazione di politiche razionali di accoglienza ed integrazione dei rifugiati e degli immigrati alternative ai tentativi di corruzione oggi della Turchia come ieri della Libia.

Tutto il volume è pervaso dalla necessità di liberazione degli esseri umani dalle gabbie che impediscono la libera espressione della persona compressa dalla soggezione psicologica, culturale, economica e politica; tale affrancamento, tuttavia, come la realizzazione della giustizia sociale non possono essere elementi esterni o estranei ad una modifica profonda dello stile di vita di ognuno di noi. 

È proprio per questo, crediamo, che il saggio di Chomsky si conclude con un interrogativo che interpella profondamente il lettore ”  Chi governa il mondo? Forse dovremmo porcene un’altra: Quali  principi e valori governano il mondo?” .

Nel leggere tale domanda finale abbiamo pensato alla possente voce di papa Francesco che si leva con insistenza e continuità in difesa dei diritti di tutti gli esseri umani e di un Pianeta devastato per interessi.

Siamo tornati così alle proposte contenute nel Messaggio Evangelico ed abbiamo ripetuto a noi stessi che abbiamo forte la necessità di superare l’egoismo da cui siamo pervasi per rimettere al centro della nostra vita quelle “Beatitudini” che riteniamo l’essenza del Cristianesimo, ma anche il possibile fondamento di una società giusta ed egalitaria.

Fra alcuni giorni ricorderemo la nascita di Gesù Cristo che noi cristiani riconosciamo come Figlio di Dio.

Sarebbe bello e, crediamo, anche molto utile se pure chi non crede provasse a far entrare finalmente nella storia come elementi fondanti i valori dell’amore e della condivisione che purtroppo fanno fatica ad incarnarsi nello stile di vita degli esseri umani a partire ovviamente da noi che scriviamo.

di Umberto Berardo