Elezioni regionali 2023
Nebbia fitta sulla politica molisana
di Umberto Berardo
9 Maggio 2023
Per quasi due anni ho cercato di contribuire a delineare gli obiettivi, le finalità, le tecniche operative e le modalità per costruire un sistema di gestione dei problemi della collettività che fosse alternativo a quello disastroso posto in essere davvero senza distinzioni dalle formazioni politiche di destra, di centro e di sinistra che dir si voglia.
Mettere insieme persone oneste, disinteressate, competenti e capaci soprattutto di stare tra i cittadini confrontandosi con loro nelle scelte da fare pensavo dovesse essere il presupposto fondamentale per operare in maniera decisa tornando a considerare l’impegno politico un servizio piuttosto che un mestiere lautamente retribuito e a individuare i meccanismi capaci di superare il verticismo decisionale che è diventato la negazione della democrazia partecipata.
Individuare allora in assemblee pubbliche diffuse su tutto il territorio le necessità della collettività, predisporre un programma condiviso con gli abitanti e scegliere in forma democratica i rappresentanti da eleggere in Consiglio Regionale a partire dal presidente della giunta dovevano essere i primi passi da compiere.
Sembrava farsi strada in tale direzione un movimento civico che purtroppo si è costituito in maniera approssimata senza allargarsi adeguatamente sul territorio; si è perciò frammentato indebolendosi già in partenza e non ha seguito se non in parte il percorso che lo avrebbe potuto rafforzare.
Ancora una volta si è scelta la vittoria elettorale andando, come abbiamo già più volte scritto, a confrontarsi con le forze politiche costituite in una posizione alquanto subalterna.
Era evidente da tempo che il PD e il M5S continuassero a gestire la politica per fini di potere rinunciando candidamente perfino nella scelta dei candidati ad alcuni strumenti di democrazia partecipata che evidentemente avevano posto davanti agli elettori solo come specchietti per le allodole.
Le stesse posizioni in difesa di taluni ideali appaiono totalmente di facciata se consideriamo che non si è tentato neppure di rivedere lo Statuto Regionale, di modificare la legge elettorale regionale davvero lontana da ogni principio di democrazia e di risolvere quantomeno i problemi più gravi della sanità in regione.
È francamente difficile capire, dopo mesi di trattative e incontri ristretti e riservati senza alcun confronto con gli elettori, come si possa arrivare solo a poco più di un mese dalle elezioni regionali in Molise ai distinguo così tardivi di Costruire Democrazia o al dissenso di qualche movimento civico in cui s’impegnano alcune persone sicuramente degne di stima.
Credo sia giunto il momento della chiarezza nella proposta del programma, nell’indicazione della linea politica e nella scelta di candidati credibili.
Tutta la politica molisana nei primi giorni di maggio sembrava avvolta nella stessa nebbia e nel freddo che copriva gran parte del territorio regionale, impantanata com’era nella palude di un indecisionismo davvero incomprensibile.
Parafrasando il titolo di un’opera teatrale di Luigi Pirandello si potrebbe dire: “così è se vi pare”.
Il pantano in cui sono finiti personaggi che non hanno più idealità vere ma solo fittizie e s’ispirano unicamente agli ideologismi capaci di farli sedere sulle poltrone del potere difficilmente può consentire il dialogo e tantomeno il cammino comune soprattutto quando il compromesso diventa impossibile perché arrivi alle scelte da posizioni deboli che non ti consentono in maniera comprensibile di portare avanti la difesa dei diritti collettivi e in particolare dei più deboli.
È davvero arduo dialogare con chi non solo in campagna elettorale vende frammenti residui di un ideologismo astratto avendo perso il contatto con la realtà e con le esigenze della popolazione.
Non mi piace fare la Cassandra, ma sono certo che i personaggi che hanno determinato i disastri del Molise saranno tutti candidati alle prossime elezioni regionali fino a quando non sapremo eliminare il conflitto d’interesse e impedire che i gestori del potere economico e della distribuzione dei favori di ogni tipo alla clientela allarghino il voto di scambio impedendo che possa prevalere quello di opinione alimentato unicamente dalla libertà di pensiero.
Se nulla sta cambiando, la principale responsabilità è naturalmente di un elettorato che merita la classe dirigente che elegge.
In tale situazione il cambiamento può avvenire solo grazie all’impegno culturale per l’educazione allo spirito critico, all’eliminazione della corruzione, del malaffare come della soggezione della popolazione alle logiche della raccomandazione.
Tutto questo si ottiene abituandosi a vivere nella libertà e creando intorno a noi giustizia sociale.
In questa direzione manca purtroppo il ruolo fondamentale di tanta parte degli intellettuali e del mondo dell’informazione dove il pluralismo delle opinioni trova spazio con sempre più difficoltà.
Soprattutto le emittenti televisive sono davvero lontane da ogni forma di coinvolgimento dei cittadini nell’analisi dei problemi collettivi affidati unicamente a esponenti politici o ai cosiddetti opinionisti.
È chiaro che per creare un’alternativa decente alla situazione culturale, economica e politica esistente abbiamo la necessità di un lavoro immane che non può dare certo alcun risultato nelle poche settimane che ci separano dalle elezioni del 25 e 26 giugno.
Non possiamo in ogni caso rimanere inerti.
Ho letto nei giorni scorsi le amare riflessioni di una persona come Antonio Di Lalla che da anni continua a denunciare le storture della politica in Molise e cerca con passione e responsabilità di far prevalere il bene comune sugli interessi privati.
Ho notato tanta delusione, ma anche tenace voglia di continuare a lottare per i diritti della collettività nella conclusione del suo editoriale che apre il numero di maggio del periodico “la fonte”.
Il direttore del mensile, dopo un’analisi puntuale delle difficoltà e dei contrasti registrati nella scelta del candidato alla presidenza della giunta regionale e nelle modalità per la composizione delle liste, così chiude quella che ha titolato “i moli-sani hanno già perso. Lettera aperta a quanti vogliono conoscere come sono andati i fatti”
“Siamo stati sconfitti su tutti i fronti, ne abbiamo preso atto e ci siamo ritirati in buon ordine. Certo non smetteremo di denunciare le malefatte, come abbiamo fatto in questi venti anni, e pungoleremo chiunque i molisani sceglieranno a governare perché ciò che ci sta unicamente a cuore è il bene comune. La sconfitta non ferma la nostra lotta per costruire un Molise migliore”.
Dunque è chiaro che La fonte come associazione si dissocia dalle modalità con cui stava andando avanti il lavoro di confronto all’interno dell’area in cui operava Molise Domani, di cui si è ora in attesa di conoscere le decisioni al riguardo.
Credo ci sia un unico modo per bypassare quella che Antonio Di Lalla definisce “la sconfitta su tutti i fronti” e non sta certo nella prosecuzione del tentativo di trovare un percorso di strada in comune con alcune forze politiche definite da taluni “progressiste”, ma rispetto alle quali quell’aggettivo diventa un ossimoro pensando alle decisioni che per anni hanno assunto nella massima istituzione regionale.
Se i movimenti civici hanno a cuore il bene di questa regione, penso debbano rinunciare a una vittoria di coalizione e alla possibilità di continuare un dialogo con chi immagina una funzione diversa della politica e probabilmente ha altre attese.
Rimane dunque un percorso in autonomia cercando magari convergenze limitate ma possibili con associazioni e movimenti autenticamente democratici della sinistra; in tal modo c’è almeno la speranza che, con scelte oculate e condivise nella composizione delle liste e attraverso ciò che rimane del voto di opinione, si possa provare a sfondare il quorum di questa assurda legge elettorale e portare qualche rappresentante in Consiglio Regionale che, con l’aiuto di quanti avranno voglia di collaborare, possa far arrivare in quell’assise le istanze e i diritti della popolazione evitando che il Molise finisca nella voragine in cui sta precipitando e si riesca a far vedere un orizzonte anche a quanti non hanno più speranza.
Se non si raggiungerà nemmeno tale obiettivo, quantomeno ci si potrà contare per sondare le forze disponibili a lottare perché nel Molise tutti possano vivere finalmente con dignità.
Non sto disegnando utopie, consapevole come sono che la politica si può fare dentro e fuori dalle istituzioni.
L’altro obiettivo dev’essere quello di guidare gli aventi diritto ad evitare l’astensionismo e a recarsi alle urne per un voto il più possibile consapevole che eviti di fare il gioco dei padroni del vapore e permetta di dare responsabilità amministrative quantomeno alle persone più libere e non compromesse con il potere.
di Umberto Berardo