• 03/01/2021

Emergenza Covid in Molise e welfare

L’associazione Giuseppe Tedeschi ed altre associazioni scrivono al Governo Draghi

di Associazione Giuseppe Tedeschi

1 marzo 2021

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“Emergenza sanitaria Covid in Molise. Richiesta di estensione del Decreto Legge n. 150 del 4 novembre 2020 adottato per la Regione Calabria alla Regione Molise”. 

È il titolo della lettera che l’associazione Giuseppe Tedeschi ha inviato al Presidente del Consiglio Mario Draghi affinché risolva il nodo sanitario della regione. 

Questo il testo della nota:

“Egr. Presidente,
siamo tra le n.100 Associazioni Nazionali e Locali che hanno sottoscritto l’allegato Appello “Per un nuovo Welfare “ che nei giorni scorsi Le è stato inviato dai nostri coordinatori, e in questa circostanza ci limitiamo a segnalare alla Sua attenzione che in Molise il sistema sanitario non è in grado di reggere l’urto della pandemia e non garantisce i livelli essenziali di assistenza. La sanità regionale è gestita direttamente dallo STATO dal 29 luglio 2009 ai sensi e per gli effetti delle leggi n.159/2007, n.133/2008, n.191/2009, n.190/2014, n.232/2016 e n.136/2018. 

Il Programma operativo Sanitario 2015-2018 ancora in vigore è stato approvato in Parlamento con la legge n. 96 del 21 giugno 2017 con voto di fiducia posto dal Governo Gentiloni sull’art.34/bis del DL 24.04.2017 che si era limitato a recepire il Decreto del Commissario ad Acta n.52/2016. Dal 7 dicembre 2018 il Generale della Finanza Angelo Giustini nominato dall’allora Capo del Governo è il Commissario ad Acta per il Molise ma a decorrere dal 31 gennaio 2020, a seguito della Delibera del Consiglio dei Ministri sulla dichiarazione dello stato d’emergenza nazionale, ha operato in sede di Unità di Crisi insieme al Presidente della Regione Molise che agisce ai sensi del Decreto Legislativo n.1/2018 e della legge 225/1992 quale Autorità di Protezione Civile. La confusione normativa su ruoli e responsabilità non ha agevolato l’attività dell’Unità di Crisi ma come emerge dai verbali ispettivi del Ministero della Salute sono molteplici gli errori, i ritardi e le scelte sbagliate che hanno accentuato la crisi di un sistema sanitario già allo stremo per chiusura di ospedali, blocco di assunzioni, tagli di posti letto, attuazione del Decreto Balduzzi, passaggio di prestazioni tempo-dipendenti e posti letto a strutture private convenzionate prive di Pronto Soccorso, mancati adeguamenti di macchinari diagnostici e assenza di investimenti sul 118, Medici di Famiglia e Medicina Territoriale. Questa Associazione già dal 6 marzo 2020 a seguito della prima chiusura per COVID dell’ospedale di TERMOLI inviò un’istanza alle Istituzioni Nazionali e Regionali per far riaprire la modernissima struttura ospedaliera del VIETRI di LARINO (CB), ma nonostante due delibere del Consiglio Regionale e una petizione sottoscritta da 118 Sindaci su 136, e diverse organizzazioni e forze politiche si è preferito adottare altre scelte. Sta di fatto che al 1 ottobre 2020 al termine della prima ondata la pandemia aveva causato n.24 vittime. 

Negli ultimi mesi purtroppo il numero dei decessi è salito a n.350, gli ospedali non hanno più posti letto, le USCA non reggono, le terapie intensive sono sature, negli ultimi giorni già 11 pazienti gravi sono stati trasferiti in varie città italiane tramite la piattaforma Cross, e non si ha alcuna certezza su ciò che può accadere a ciascun cittadino che ha la sventura di contrarre il COVID o di aver bisogno urgente di un intervento per altre patolologie o a causa di un incidente stradale grave. Nelle ultime ore sono state affacciate più ipotesi di lavoro tra coinvolgimento di strutture private convenzionate, utilizzo del Vietri di Larino, tende della Croce Rossa a Termoli, arrivo dell’Esercito inviato dal Ministro Guerini, container provvisori montati davanti gli ospedali di Campobasso e Isernia. Nulla è chiaro, e non esistono certezze se non il propagarsi del contagio con l’impossibilità di sequenziare le varianti perchè non si ha a disposizione l’apparecchio diagnostico adeguato. Alcune soluzioni adottate come l’assunzione di parte di operatori sanitari con partita IVA inviati nei Pronto Soccorso o nei reparti COVID lasciano perplessi. Per queste ragioni, al fine di evitare ulteriori criticità, chiediamo l’estensione al Molise del Decreto Legge n.150/2020 adottato dal Governo per la Regione Calabria, al fine di superare le nefaste contrapposizioni tra Commissario ad Acta e Istituzioni Regionali, procedendo alla stregua di quanto fatto in Calabria alla nomina ad horas di una figura a cui demandare la gestione dell’emergenza agendo di concerto col Dipartimento Nazionale della Protezione Civile che potrebbe coinvolgere in specifiche intese anche associazioni nazionali o internazionali umanitarie con disponibilità immediata di personale sanitario specializzato e di macchinari adeguati”. 

Oltre al tema sanitario è stata inviata un’altra lettera dal titolo “Rilanciare e ripensare il Welfare di prossimità, le politiche giovanili ed i diritti di cittadinanza dentro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nella transizione ecologica” 

Questo il testo: 

Illustrissimo Presidente, siamo un gruppo di oltre cento Associazioni ed Enti che hanno sottoscritto il 17 aprile 2020 l’Appello della Società Civile per la Ricostruzione di un Welfare a misura di tutte le persone e dei territori. Ci occupiamo di giovani, di economia civile, di welfare, di disabilità, di agricoltura, di ambiente, della pace ed abbiamo sottoscritto l’Appello per manifestare la nostra determinata intenzione di essere chiamati a svolgere la nostra parte nella delicata fase della ricostruzione post-covid della coesione sociale e dell’economia, proprio per quel concetto di Ricostruzione sociale che ha costituito larga parte del Suo primo discorso al Senato in occasione della fiducia al Suo governo. Abbiamo, infatti, chiesto all’allora Presidente Giuseppe Conte di “riconoscere un ruolo ai presìdi locali del nostro Capitale Sociale attivando in tutti i Comuni percorsi personalizzati, familiari e territoriali, percorsi in cui il Terzo Settore venga coinvolto nella progettazione sociale territoriale attraverso piani strategici territoriali e misure personalizzate”. E nel nostro appello avevamo altresì ribadito che “la crisi si annuncia tale che non basterà la semplice distribuzione di beni materiali affidata al Terzo Settore, occorrerà parlare di riconversione e ricostruzione delle nostre economie globali e locali”1. In questi dieci mesi di lavoro abbiamo avuto diverse interlocuzioni importanti, tutte finalizzate a poter incidere con le nostre esperienze e i nostri saperi sui provvedimenti che man mano venivano varati da Governo e Parlamento per far fronte all’emergenza sociale e sanitaria del Covid. I nostri sette position paper, racchiusi nell’Istant book Per un Nuovo Welfare. Le proposte della Società civile, edito dalla rivista Vita Non Profit2, hanno fatto tanta strada nei tavoli nazionali e regionali: 

  • – abbiamo ottenuto che il Decreto Rilancio varasse per la prima volta una normativa nazionale sui Budget di salute e siamo stati auditi nella commissione competente della Camera dei Deputati. Conseguentemente sono stati attivati diversi tavoli regionali sulla stessa materia; 
  • – abbiamo potuto presentare al Governo la strategia dei Patti educativi territoriali e dei Budget Educativi, che oggi sono attivi in diverse realtà italiane, come metodo innovativo per contrastare la povertà educativa in forma comunitaria e personalizzata; 
  • – abbiamo presentato in diverse occasioni i Patti per l’Imprenditoria civile, che completano i percorsi previsti nella misura del Reddito di Cittadinanza; 
  • – abbiamo ottenuto che i richiedenti asilo rientrassero nei sistemi pubblici di accoglienza ed integrazione da cui erano usciti a seguito dei “Decreti Sicurezza” del 2018 e 2019; 
  • – abbiamo ottenuto il potenziamento del Servizio Civile Universale, che era stato ridotto ai minimi termini; 
  • – abbiamo riscontrato con successo che l’accoglienza diffusa e l’incremento residenziale nei comuni a rischio spopolamento fossero inseriti nelle leve del rilancio del paese; 
  • – abbiamo plaudito al rifinanziamento e potenziamento della misura “Resto al Sud”. 

Ora chiediamo di fare la nostra parte nella progettazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nell’avvio di una nuova straordinaria esperienza istituzionale, il Ministero della Transizione Ecologica. Ci rivolgiamo a Lei perché ancora una volta la società civile sia ascoltata e non relegata alla semplice funzione di manodopera delle istanze sociali del Paese. Abbiamo tante cose da dire e da proporre sul Sud, sulla rieducazione penale, sulla medicina territoriale, sullo Ius Soli e i diritti di Cittadinanza in genere, sullo sviluppo sostenibile dei Piccoli Comuni e delle Aree interne, sul welfare di prossimità per gli anziani e le persone vulnerabili, sull’agricoltura, le fonti energetiche, la difesa nonviolenta della Patria, la riforma del Reddito di Cittadinanza, la povertà educativa e i Neet. Anche questa volta siamo pronti a fare la nostra parte e ci rimettiamo a Lei perché questo capitale sociale possa essere parte sostanziale della strategia di Ripresa e di Resilienza del Paese, a partire dalla principale attenzione alla costruzione e promozione di una Next Generation in una nazione abitata da più cittadini di età over sessantacinque che da giovani under quindici e dove ancora pervicacemente si nega il diritto di cittadinanza a chi è nato e vive in Italia. Il nostro Manifesto per la Ricostruzione chiede che il PNRR e la programmazione della Transizione Ecologica tengano conto di questi strumenti ed azioni per noi assolutamente prioritarie: 

  • 1. Rafforzare e qualificare il sistema sanitario nazionale pubblico ed universale ridisegnando e potenziando la rete della medicina territoriale, i servizi socio sanitari di prossimità. Completare la riforma dei Budget di Salute e delle Case della Salute come principale forma del welfare di prossimità per tutte le prese in carico che richiedono interventi longitudinali e non occasionali del sistema sociosanitario italiano (disabilità, minori a rischio, anziani fragili, devianze penali, dipendenze patologiche, malattie cronico degenerative), riconvertendo il sistema delle rette della sanità privata in un sistema di co-progettazione personalizzata capace di incidere sulle determinanti sociali della salute ed impegnando importanti fondi della ricostruzione nell’ottica di prognosi positive di uscita dal disagio e non più nella semplice e mera erogazione di prestazioni assistenziali e specialistiche che non siano capaci di incidere sulle recidive e gli aggravamenti delle persone fragili per condizioni socioeconomiche che abitano in territori fragili. Dopo la debacle delle RSA è il momento di destrutturare i sistemi premiali delle ASL rispetto ai LEA, passando da una logica dei “posti letto” ad una cultura del caregiving, anche attraverso un vero investimento a favore dell’accoglienza diffusa delle persone anziane e la mobilitazione proattiva degli anziani a favore del welfare e dell’ecologia integrale, anche nella forma del “servizio civile degli anziani” 
  • 2. Riformare il Reddito di Cittadinanza, completando sia gli aspetti socioassistenziali dell’accompagnamento personalizzato all’uscita dal disagio determinato da condizioni di indigenza sia attraverso forme innovative di promozione dell’inclusione lavorativa, non solo nella forma individuale della ricerca attiva, ma anche nella promozione dell’autoimpresa e della cooperazione tra i beneficiari della misura, anche in considerazione del fallimento del sistema dei navigator. In particolare, proponiamo con forza e convinzione la forma dei Patti per l’Imprenditoria Civile promuovendo la sinergia tra diversi strumenti di inclusione e di sviluppo come il Microcredito, Resto al Sud, i Piani di Sviluppo Rurale e la difesa e la promozione dei Piccoli Comuni, gli incentivi alla Cooperazione di Comunità. 
  • 3. Riprendere il cammino interrotto nel 2018 di riforma dell’ordinamento penitenziario, portato avanti dall’allora Ministro della Giustizia Orlando, che prevedeva il potenziamento delle misure alternative alla detenzione in carcere. Tale provvedimento è ormai indispensabile non solo in relazione al sovraffollamento disumano delle carceri, ma anche in ordine ad una diversa concezione della pena che tenda alla rieducazione (art. 27 della Costituzione), sia più rispettosa della dignità umana e più efficace socialmente. Ricordiamo che il ricorso alle pene alternative abbassa il tasso di recidiva dal 70% al 15%. La Riforma Orlando prevedeva in sostanza un ribaltamento della pena che la società civile sostiene ampiamente e da tempo: la pena detentiva nelle case circondariali come misura “residuale”, rispetto alle misure penali alternative, che dovrebbero costituire la principale forma di esecuzione penale personalizzata. 
  • 4. Riprendere il cammino verso il riconoscimento dello Ius Soli e dello Ius Culturae. Siamo la settima potenza globale in un pianeta in cui oltre il 4% della popolazione mondiale è “in movimento” alla ricerca di una migliore condizione di vita e siamo parte di una comunità politica e geografica, l’Europa, caratterizzata da invecchiamento e spopolamento progressivo delle aree rurali e dei piccoli centri abitati. I demografi sono certi che la sola Nigeria avrà entro i prossimi trent’anni la stessa popolazione dell’Unione Europea e in un mondo esposto agli shock dei cambiamenti climatici non è più possibile immaginare che l’Italia possa perseverare in una politica restrittiva del riconoscimento dei diritti di cittadinanza e dotata di scarsi finanziamenti finalizzati all’integrazione dei migranti. Su questo tema decisivo per la coesione sociale e per lo sviluppo, la Germania investe circa 21 miliardi a fronte di meno di 5 miliardi del nostro paese, di cui gran parte spesi senza alcun valore effettivo di integrazione nelle reti dell’accoglienza emergenziale. Urge rilanciare l’accoglienza diffusa del SAI, Sistemi di Accoglienza ed Integrazione, che oggi coinvolgono solo 1100 sugli 8 mila comuni italiani. 
  • 5. Sostenere la Comunità Educante con importanti finanziamenti per i Patti Educativi territoriali, i Budget Educativi e l’integrazione scolastica degli alunni stranieri come principali strumenti di contrasto alla povertà educativa. Questa forma di povertà resta la principale emergenza del paese, con 1 milione 137 mila minori in povertà assoluta; con un tasso di dispersione scolastica sempre in ascesa (14,5% degli adolescenti), e di abbandono prematuro degli studi (il 13,5%); un numero drammatico ed allarmante di Neet (il 10,7% della popolazione tra i 15 ed i 19 anni), ed una tendenza progressiva alla “segregazione scolastica” con la costituzione di classi scolastiche di tipo A per soli italiani benestanti e classi di tipo B per stranieri e italiani poveri. Urgono strumenti di co-progettazione formativa ed educativa che diano valore al capitale sociale del paese, fatto di miriadi di associazioni sportive, culturali, educative, del volontariato, del tempo libero che possano essere chiamate in partita con la loro grande infrastrutturazione sociale fatta di educatori, istruttori e volontari. Occorre uscire quanto prima dalla logica della “formazione a progetti” che allarga lo iato tra i primi della classe e gli ultimi, investendo sulle leve comunitarie e sugli ambienti di vita. 
  • 6. Sostenere con finanziamenti e leggi mirate il connubio tra agricoltura di qualità censita dall’INPS, lontana da sistemi di sfruttamenti lavorativi e rispettosa della transizione ecologica, ed approvvigionamenti pubblici, per le mense scolastiche, le aziende ospedaliere, le case circondariali ed ogni altro ente pubblico dotato di un servizio mensa; sostenere le filiere corte, l’agricoltura biologica, sociale ed inclusiva e i sistemi agricoli che creano coesione sociale nei territori in declino demografico ed economico; finanziare il welfare rurale differenziandolo dal welfare urbano e metropolitano. 
  • 7. Riconoscere il valore economico dei servizi ecosistemici di cui alla legge Borghi per i piccoli comuni e le Aree interne.
  • 8. Investire sulle fonti rinnovabili favorendo l’abbattimento dei costi di consumo di energia, soprattutto per l’edilizia pubblica e la residenzialità popolare, andando oltre le forme di investimenti a favore delle imprese, garantendo il beneficio in bolletta direttamente al cittadino virtuoso; finanziare i piani di mobilità sostenibile urbana dei piccoli e medi comuni, anche se in dissesto, con fondi dedicati. 
  • 9. Avviare una graduale riduzione delle spese militari e la riconversione a fini civili delle industrie che producono armamenti (specialmente se a controllo statale), attraverso percorsi che vedano la partecipazione della società civile, degli enti locali, sindacati e dirigenti d’azienda. Quando è scoppiata la pandemia una sola azienda in Italia produceva ventilatori polmonari mentre erano 231 le aziende impegnate nella produzione di armi. Pensiamo, poi, che nel tempo in cui viviamo sarebbe necessaria l’istituzione del Ministero della Pace per la diffusione di una cultura di pace per prevenire la violenza e dare voce ai cittadini e ai gruppi che ogni giorno costruiscono la Pace attraverso un impegno costante per la promozione delle libertà fondamentali e dei diritti internazionalmente riconosciuti. 
  • 10. Investire nell’educazione alla pace e nella difesa nonviolenta della Patria appostando nel PNRR il doppio degli attuali fondi dedicati al Servizio Civile Universale affinché il Servizio civile sia davvero un diritto esigibile universalmente da chi ne fa richiesta: anche quest’anno sono stati circa 70 mila i giovani che avevano fatto domanda a cui è stato detto no per mancanza di budget. In 10 anni è stata respinta la voglia di impegno di almeno 600mila giovani. L’Italia non può permettersi un simile spreco in coesione sociale.

di Associazione Giuseppe Tedeschi

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