Festa delle piante
La denuncia è dell’associazione “Borghi d’eccellenza”
di Angelo Sanzò (da lafonte.tv)
10 giugno 2020
Le relazioni intercorrenti, all’interno del ciclo idrologico, tra la vegetazione, la difesa del suolo e le pratiche agricole, sono alla base della stabilità fisica del territorio, per conseguire il sufficiente equilibrio eco-sistemico tra le sue varie componenti, in grado di permettere la giusta convivenza con la sempre più rilevante presenza antropica. A tale riguardo le Aree Protette ed in particolare i bacini montani, meno soggetti all’incontro con le attività umane, possono ancor meglio evidenziare l’insostituibile ruolo che il patrimonio botanico, nella sua interezza, può esercitare in favore di detta stabilità.
I quantitativi idrici, che nel tempo si riversano su una certa area e gli itinerari seguiti dalle diverse frazioni in campo, quali lo scorrimento superficiale, l’infiltrazione e l’ evapotraspirazione da parte delle piante, dipendono sia dalle condizioni meteo-climatiche e dalle sue variazioni nel tempo, sia dalle caratteristiche geologiche e morfologiche dei luoghi. In altre parole, al fine di una corretta interpretazione di come si possa realizzare l’affermarsi di un efficace equilibrio fisico di un’area sufficientemente ampia, acquistano particolare importanza fattori quali la pendenza dei versanti, la maggiore o minore permeabilità dei terreni presenti e dunque la vegetazione, considerata nell’insieme delle varie forme delle specie locali presenti.
Per la sua efficienza-efficacia, relativa al controllo antierosivo e di regimazione delle acque di scorrimento superficiale, la copertura vegetale assume, specialmente in determinati contesti, peculiare evidenza. Diventa, perciò, ancor più rilevante il saper individuare le specie e/o le popolazioni di appartenenza, che più di altre possono svolgere il ruolo di protezione e controllo. È chiaro che la scelta delle tipologie delle specie più adatte allo scopo, tenuto conto dei requisiti fisici dei territori, non può che essere funzionale alle loro intrinseche caratteristiche morfologiche. Nel senso che a seconda del mosaico vegetativo che s’intende realizzare per gli scopi previsti, diventa di particolare importanza l’individuazione tipologico-strutturale (erbaceo, arbustivo, arboreo) di quanto utilmente impiegato.
Un ulteriore ruolo di peculiare importanza è assunto dalla copertura vegetale nei confronti della salvaguardia delle riserve idriche contenute nei bacini e massicci montuosi montani: la crescente richiesta di acqua, in quantità e qualità, per gli usi civili, industriali e agricoli, è funzionale ad una sempre maggiore attenzione verso la tutela delle scorte idriche in essi conservate.
La copertura vegetale assume, in tali contesti, un ruolo preminente, anche quale barriera filtrante rispetto ai potenziali o reali inquinanti sia naturali che prodotti dall’uomo. Allo stesso tempo, la presenza di arbusti, alberi e/o inerbimenti, adeguatamente progettata, collocata e soprattutto manutenuta, può costituire il giusto ostacolo, sia per difendere i territori più fragili da possibili dissesti e dislocazioni, sia per il contenimento del decorso delle acque di ruscellamento superficiale e favorire, altresì, l’infiltrazione per la necessaria ricarica degli acquiferi sotterranei.
La presenza della vegetazione, per gli eventi di piena, se non risolutiva, è da considerare, dunque, quantomeno importante. Trattandosi di fenomeni che si esplicano in tempi brevi, la presenza di piante può risultare oltremodo positiva nell’esercitare la duplice, potenziale azione, di rallentamento e contenimento della velocità e dei volumi del deflusso idrico. Senza dimenticare di accompagnare il tutto con un’adeguata, opportuna e costante manutenzione delle varie componenti del bacino idrografico, se non altro per impedire l’eventuale ristagno in alveo di materiali divelti e trasportati caoticamente a valle. Relitti che, ostacolando il regolare deflusso idrico, possono favorire i ben noti, malaugurati, disastrosi fenomeni di esondazione, conseguenti alle intense piovosità, che i cambiamenti climatici in atto ci permettono sempre più spesso di osservare
di Angelo Sanzò (da lafonte.tv)