• 02/28/2025

Finanziamento della biodiversità

Un passo avanti l’accordo alla COP16 bis di Roma

di APS La Terra (fonte: italiachecambia.org)

28 Febbraio 2025

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Dopo giorni di trattative serrate e momenti di stallo, i delegati della COP16 hanno raggiunto un accordo molto importante per il finanziamento della conservazione della biodiversità, segnando un punto di svolta nei negoziati internazionali in un contesto geopolitico tutt’altro che semplice. 

Quando ieri sera la nostra redazione ha contattato un funzionario della FAO per aggiornamenti, la sensazione era che un accordo sui finanziamenti alla COP16 bis di Roma fosse ancora molto lontano, forse irraggiungibile. E invece nel cuore della notte è arrivato.

L’intesa, accolta con un lungo applauso nella sede della FAO a Roma, arriva dopo il fallimento dello scorso anno a Cali, in Colombia, e pone le basi per sbloccare i miliardi di dollari necessari per proteggere le specie a rischio e gli ecosistemi da cui dipendiamo.

I nodi principali del dibattito ruotavano attorno a chi dovesse sborsare il denaro e come distribuirlo. I paesi più ricchi si sono impegnati a mobilitare almeno 30 miliardi di dollari all’anno per i paesi più poveri, nell’ambito di un piano più ampio che mira a raccogliere 200 miliardi di dollari annualmente entro il 2030. Cifre ambiziose, se si considera che nel 2022 i fondi effettivamente stanziati ammontavano a circa 15 miliardi di dollari.

Il compromesso, proposto dal blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), è stato determinante per sbloccare la situazione, dimostrando che, nonostante le tensioni internazionali, il multilateralismo può ancora funzionare. Steven Guilbeault, ministro canadese dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico presente a COP16, ha commentato al Guardian: «I nostri sforzi dimostrano che la cooperazione internazionale può ancora portare speranza in un momento di grande incertezza geopolitica».

«I negoziati di ieri sono stati un grande successo, perché le decisioni che sono state prese questa notte sono decisive», ha spiegato Ward Anseeuw, funzionario responsabile della tutela del suolo FAO (senior land tenure officer and lead of land tenure team). Anseeuw ci ha spiegato che la riluttanza dell’Argentina, probabilmente per la sua attuale situazione politica, è stata la principale difficoltà per raggiungere un accordo. Ciononostante, il quadro di monitoraggio è stato complessivamente accettato, il che consentirà di controllare i progressi compiuti nel tempo in materia di biodiversità.

«Questo è molto importante, in quanto integra gli indicatori del territorio per i diritti sulle terre, consentendoci di considerare non solo la biodiversità, ma anche chi ha i effettivamente i diritti sull’uso del suolo. Questo tiene conto, quindi, anche delle popolazioni indigene, i piccoli agricoltori e le donne, che sono spesso i custodi di sistemi agricoli ricchissimi di biodiversità».

Un altro risultato positivo è stata l’accettazione del reindirizzamento delle risorse economiche: si parla di 200 miliardi di euro all’anno, di cui almeno 30 miliardi provenienti dai Paesi del Nord ai Paesi vulnerabili, che saranno dedicati proprio alla biodiversità. «Sebbene l’istituzione di un fondo per la biodiversità non sia stata accettata, il risultato complessivo è comunque molto positivo, con l’obiettivo di proteggere e ripristinare il 30% delle aree degradate entro il 2030».

Secondo il WWF, l’accordo è fondamentale, ma le risorse restano insufficienti. Efraim Gomez, Global Policy Director del WWF Internazionale, ha dichiarato: «Le Parti hanno fatto un passo nella giusta direzione. Ci congratuliamo per aver raggiunto questi risultati in un contesto politico globale difficile. C’è consenso su come procedere per mettere in atto gli accordi finanziari necessari per fermare la perdita di biodiversità e ripristinare la natura. Tuttavia, questo accordo non è sufficiente. Ora inizia il vero lavoro.

È preoccupante che i Paesi sviluppati non siano ancora sulla buona strada per onorare il loro impegno di mobilitare 20 miliardi di dollari entro il 2025 a favore dei Paesi in via di sviluppo. Investire nella Natura è essenziale per il futuro dell’umanità. Grazie alla Natura, possiamo mitigare la crisi climatica, rendere gli ecosistemi e le comunità più resilienti, stabilizzare i prezzi del cibo, assorbire il carbonio che alimenta condizioni meteorologiche estreme e costringe le persone ad abbandonare il proprio territorio».

L’accordo arriva più di due anni dopo il “Global Biodiversity Framework”, l’accordo che punta a proteggere almeno il 30% delle terre e dei mari del pianeta entro il 2030. Un obiettivo che suona sempre più come una corsa contro il tempo: oggi, un milione di specie sono minacciate di estinzione, mentre agricoltura intensiva, consumo insostenibile e inquinamento plastico continuano a devastare gli ecosistemi.

Oltre alla questione finanziaria, un altro punto chiave dell’accordo riguarda il rafforzamento dei meccanismi di monitoraggio, per assicurarsi che i Paesi rispettino i loro impegni. Non basta firmare accordi ambiziosi: senza strumenti di verifica, il rischio è che rimangano lettera morta.

L’assenza degli Stati Uniti al tavolo dei negoziati, dovuta al loro mancato ingresso nella Convenzione ONU sulla Biodiversità, evidenzia tuttavia le fragilità della governance globale su questi temi. Susana Muhamad, presidente della COP16, ha definito l’accordo un risultato “storico” e ha raccontato come il suo team sia stato sopraffatto dall’emozione alla chiusura delle trattative.

di APS La Terra (fonte: italiachecambia.org)

 

28 Febbraio 2025

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