• 04/23/2025

Grazie, papa Francesco

“Apprendere la morte del papa Francesco ha provocato in me una tristezza infinita. Non nascondo di aver pianto”

di Umberto Berardo

23 Aprile 2025


Back


Apprendere la morte di papa Francesco avvenuta lunedì di pasquetta alle ore 7,35 ha provocato in me una tristezza infinita.

Non nascondo di aver pianto.

Ho molto amato questo Papa e chi segue le riflessioni che ogni tanto rendo pubbliche sa tutta la stima che ho manifestato sempre per lui.

Credo che la figura di Francesco non sia appartenuta solo ai cristiani, ma abbia entusiasmato tutti quelli che sono impegnati nella difesa dei diritti umani nel mondo.

Nella Chiesa ha rappresentato un soffio di freschezza e di grande umanità.

Ci ha riportato ai fondamenti del Kerigma maturando la nostra fede tante volte incerta o evanescente, ma è stato anche una voce cristallina che si è sempre levata con forza in questa nostra società che purtroppo sempre più spesso è crollata nelle certezze e nei valori sotto il peso dell’egocentrismo o peggio ancora della barbarie.

Di fronte alla volontà di potenza, di sopraffazione, di umiliazione e addirittura perfino di annientamento dell’altro abbiamo trovato in lui chi era capace di affermare con la parola e con l’esempio di vita senza infingimenti i valori da porre a fondamento dell’esistenza perché i caposaldi della società non cadessero in frantumi.

Allora ecco i suoi appelli all’onestà, alla non violenza, all’accoglienza, alla condivisione, alla pace, alla giustizia sociale.

Durante la pandemia mi alzavo tutti i giorni molto presto per seguire in televisione le sue celebrazioni eucaristiche da Santa Marta ascoltando incantato le sue omelie nelle quali il messaggio evangelico era sempre collegato all’invito ad operare perché la Parola di Dio diventasse seme di amore per tutti, ma in particolare per quanti vivono situazioni di emarginazione o peggio ancora di esclusione dai diritti umani.

La chiarezza delle sue posizioni sugli eventi di attualità non ha avuto eguali anche a costo di urtare la suscettibilità di tanti esponenti di una politica incapace sempre più spesso di rappresentare e risolvere i gravi problemi esistenti. 

Leggendo i suoi documenti, ma soprattutto ascoltando la sua voce dolcissima, suadente, delicata, ho sempre pensato che quest’uomo straordinario è stato davvero l’unico capace fino in fondo di rompere gli schemi e i paradigmi neoliberisti della competizione per guidare la storia verso le dimensioni della condivisione e della gratuità così presenti nelle pagine del Vangelo.

La sacralità della vita umana e della fraternità sono i concetti che ricorrono in tutte le sue quattro encicliche e nelle sette esortazioni apostoliche.

Il suo pontificato, durato dodici anni, si può definire davvero un grande regalo del Signore alla Chiesa, ma direi al mondo.

È stato un Papa attivo, innovatore e per tanti aspetti rivoluzionario nel tentativo di rendere la Chiesa sempre più fedele alla Parola di Dio e testimone della verità.

Il suo impegno a debellare il fenomeno della pedofilia, a condurre il popolo di Dio verso un cammino sinodale, a cercare le vie di nuovi ruoli di responsabilità dei laici all’interno della struttura e dei ministeri della Chiesa e a disegnare l’immagine di un Dio misericordioso e amorevole con l’organizzazione del Giubileo rimarrà un dono prezioso per il futuro dei cristiani nel mondo.

Si era voluto chiamare Francesco non solo per indicare la via di una scelta di povertà come capacità di accontentarsi dell’essenziale, ma anche come esigenza di liberarsi da ogni forma di potere ridando forza all’invito di Gesù di essere piuttosto al servizio degli altri.

La sua più grande speranza è stata quella che nel mondo si potesse realizzare una grande fratellanza capace di eliminare ogni discriminazione e ingiustizia.

Dalla parte conservatrice, ma anche da tanti sedicenti progressisti, non sono mancate le contestazioni al suo pontificato, ma Francesco è rimasto sempre fedele alla sua missione di annuncio della Parola e di testimonianza della verità.

Nel suo ultimo messaggio al mondo nella domenica di Pasqua, davanti a una piazza gremita di fedeli, il Papa è tornato a condannare la disumanità delle guerre, ma soprattutto a invocare il cessate il fuoco e il disarmo come unico inizio per l’avvio di un percorso di pace.

La folla accorsa a piazza San Pietro dopo la notizia della sua morte è ancora una volta la testimonianza della stima e dell’amore di un popolo per un Papa che non ha mai smesso di sognare la possibilità che gli esseri umani possano redimersi dal male che ci circonda per incamminarsi sulle vie del bene.

Ora dopo questa morte sicuramente i popoli afflitti dalle guerre, i poveri, gli emarginati, gli esclusi, quelli che lui chiamava “gli scartati”, saranno sicuramente tutti un po’ più soli! 

di Umberto Berardo

23 Aprile 2025

Back