I fuochi di primavera accendono Civitacampomarano
Il 18 e 19 marzo si ripropone a Civitacampomarano la tradizionale festa di San Giuseppe
di Nicoletta Di Placido (da quotidianomolise.com)
18 Marzo 2025
Come ogni anno, il 19 marzo (giorno di San Giuseppe e Festa del Papà) viene riproposta la festa di primavera che saluta l’avvento della nuova stagione. Questa viene celebrata tramite l’accensione di una serie di fuochi presso i vari quartieri del borgo e le sue contrade.
È quanto avviene a Civitacampomarano, provincia di Campobasso, dove i cittadini usano salutare il freddo e disagevole inverno per dare il benvenuto al bel tempo mediante riti – una volta considerati purificatori – dal significato beneaugurante.
La ricorrenza di San Giuseppe, che precede l’equinozio, dà luogo ad un’usanza dalle origini antichissime. Infatti, le antiche tradizioni ci offrono una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una rinascita e ci mostrano l’unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo) e un simbolismo terrestre (il risveglio della Natura).
Nei tempi antichi venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione, che peraltro è rimasta ancora oggi nel folklore europeo, più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra. Con la diffusione ed il radicamento della cristianità, le feste pagane vennero via via sostituite da giornate di festa dedicate ai santi patroni locali o alle figure religiose che più raccoglievano la devozione dei fedeli.
Secondo le tradizioni, per gran parte riferite all’Europa Settentrionale, secoli fa questo rito aveva origini pagane ed era generalmente celebrato durante i giorni che precedevano l’arrivo della bella stagione. Lo stesso, adottato evidentemente anche in Italia, in alcuni casi prevedeva la bruciatura di un fantoccio di paglia raffigurante una vecchia – o di materiali vari – che nella simbologia antica significava voler dare alle fiamme il “vecchio” per dare il benvenuto al “nuovo.” Nel tempo, ogni comunità delle varie zone e località d’Italia (così come dell’Europa), decise di assolvere queste pratiche in occasione di giorni o periodi diversi dell’anno, ma generalmente in quelle date nelle quali ricorre un solstizio o un equinozio.
La festa, che è da alcuni anni patrocinata ufficialmente dal comune di Civitacampomarano, si svolge in 2 giorni: la sera del 18 marzo vengono accesi i fuochi, mentre il giorno seguente vengono organizzati i banchetti – denominati “Tavole di San Giuseppe” – con la consumazione di 13 pietanze tipiche in onore del Santo: paste, legumi, verdure, pesce, baccalà, dolci, frutta, vino. L’assenza della carne nelle tavole di San Giuseppe si spiega con la sua collocazione all’interno del periodo quaresimale dove i protagonisti della festa sono S. Giuseppe, la Madonna ed il Bambino: la Sacra Famiglia. Anni fa, le famiglie di Civitacampomarano usavano bandire le tavole in segno di devozione nell’attesa che qualcuno bussasse alla loro porta ed andasse a chiedere un piatto da donare ai poveri. Contestualmente – ma non è più uso – in prossimità dell’evento i giovani del paese si recavano presso i boschi a tagliare quante piante gli era possibile per accendere il fuoco più grande del borgo, come fosse una sorta di competizione.
di Nicoletta Di Placido (da quotidianomolise.com)
18 Marzo 2025