• 04/13/2023

I Trulli

Architettura rurale in Molise

di Sabino Lo Buono (da Letteratura Capracottese)

13 Aprile 2023

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I trulli molisani sono costruzioni in pietra per il riparo occasionale di pastori e contadini. Sono caratterizzati da una architettura semplice e spontanea e l’impiego di materiale lapideo reperito in loco pone queste strutture in perfetta simbiosi con l’ambiente naturale di altura.

I caratteri costruttivi ed architettonici di queste opere derivano da quelli pugliesi in ragione degli spostamenti delle greggi connessi alla transumanza, ma, a differenza di questi ultimi, il trullo molisano è essenziale nella forma e nella funzione; infatti è privo di elementi decorativi sulle facciate ed è costituito prevalentemente da un unico ambiente a pianta circolare variabile tra i 3 e i 4 metri di diametro. Questi manufatti venivano realizzati in pietra posata a secco: spianata la terra, con pietre appena sbozzate, si costruivano i paramenti perimetrali, uno interno e l’altro esterno, per un’altezza di un metro un metro e mezzo. L’intercapedine che si formava tra i due muri veniva riempita con pietrame irregolare a pezzatura ridotta, che rendeva queste strutture calde d’inverno e fresche d’estate.

All’interno ci si accedeva tramite un varco di piccole dimensioni sorretto da un architrave monolitico. Le porte d’ingresso venivano costruite basse per offrire una migliore difesa dalle condizioni climatiche più avverse. Sono presenti, nella maggior parte dei trulli rilevati, alcune nicchie che venivano utilizzate dai pastori come piani di appoggio per masserizie e piccoli oggetti di uso quotidiano.

Particolare valenza architettonica assume la copertura conica, realizzata disponendo lastre di pietra in aggetto a formare cerchi concentrici che diminuiscono gradualmente verso il culmine della copertura. Questa tecnica costruttiva non deriva né dal sistema a volta né dal concetto di catenaria dell’arco, in cui i vari conci di pietra venivano fatti lavorare a semplice compressione. Viceversa, nei trulli molisani, per ottenere la caratteristica copertura conica, ogni filare di pietra veniva spostato leggermente di qualche centimetro verso l’interno fino alla posa dell’ultimo concio.

In questo modo le singole lastre venivano fatte lavorare a presso flessione, tecnica millenaria i cui principi sono stati utilizzati anche dal Brunelleschi per la realizzazione della cupola del duomo di Firenze. 

(Fonte: S. Lo Buono (a cura di), “I tratti della ruralità. Recupero conservativo dei manufatti rurali”, Fotoceramica Molise 2000, Campobasso 2009).

di Sabino Lo Buono (da Letteratura Capracottese)

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