• 01/03/2018

Il 2018 è l’anno del Cibo italiano

Un’intelligente e interessante iniziativa che, però, troverà ostacoli per colpa di scelte proprio di chi ha governato fino a qualche giorno fa il Paese

di Pasquale Di Lena – fb

03 gennaio 2018

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Dario Franceschini Ministro dei Beni culturali e Maurizio Martina Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno proclamato il 2018 Anno nazionale del cibo italiano. Da gennaio prenderanno il via manifestazioni, iniziative, eventi legati alla cultura e alla tradizione enogastronomica dell’Italia. Tutte le iniziative dell’Anno del cibo italiano saranno connotate da un logo ufficiale che viene presentato oggi per la prima volta alla stampa. Si punterà sulla valorizzazione dei riconoscimenti Unesco legati al cibo come la Dieta Mediterranea, la vite ad alberello di Pantelleria, i paesaggi della Langhe Roero e Monferrato, Parma città creativa della gastronomia e all’Arte del pizzaiuolo napoletano iscritta di recente. Sarà l’occasione per il sostegno alla candidatura già avviata per il Prosecco e la nuova legata all’Amatriciana. Allo stesso tempo saranno attivate iniziative per far conoscere e promuovere, anche in termini turistici, i paesaggi rurali storici, per il coinvolgimento e la promozione delle filiere e ci sarà un focus specifico per la lotta agli sprechi alimentari.

Lo stretto legame tra cibo, arte e paesaggio sarà inoltre il cuore della strategia di promozione turistica che verrà portata avanti durante tutto il 2018 attraverso l’Enit e la rete delle ambasciate italiane nel mondo e permetterà di evidenziare come il patrimonio enogastronomico faccia parte del patrimonio culturale e dell’identità italiana.

“Abbiamo un patrimonio unico al mondo – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – che grazie all’anno del cibo potremo valorizzare ancora di più. Dopo la grande esperienza di Expo Milano, l’esperienza agroalimentare nazionale torna ad essere protagonista in maniera diffusa in tutti i territori. Non si tratta di sottolineare solo i successi economici di questo settore che nel 2017 tocca il record di export a 40 miliardi di euro, ma di ribadire il legame profondo tra cibo, paesaggio, identità, cultura.  Lo faremo dando avvio al nuovo progetto dei distretti del cibo. Lo faremo coinvolgendo i protagonisti a partire da agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi. E credo che in quest’ottica sia giusto dedicare l’anno del cibo ad una figura come Gualtiero Marchesi, che ha incarnato davvero questi valori facendoli conoscere a livello internazionale”.

“Dopo il successo del 2016 Anno nazionale dei cammini e del 2017 Anno nazionale dei borghi, il 2018 sarà l’Anno del cibo italiano. Un’occasione importante per valorizzare e mettere a sistema le tante e straordinarie eccellenze  e fare un grande investimento per l’immagine del nostro Paese nel mondo. Grazie alla collaborazione dei Ministeri della Cultura e dell’Agricoltura, l’Italia potrà promuoversi anche all’estero in maniera integrata e intelligente valorizzando l’intreccio tra cibo, arte e paesaggio che è sicuramente uno degli elementi distintivi dell’identità italiana”. Così il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini annunciando l’avvio dal primo gennaio 2018 di una campagna di comunicazione social dei musei statali che pone l’attenzione sul rapporto, nei secoli, tra arti e enogastronomia,  sottolineandone il ruolo fondamentale nella costruzione del patrimonio culturale italiano. (da cittadellolio.it)

Un’intelligente e interessante iniziativa che, però, troverà ostacoli per colpa di scelte proprio di chi ha governato fino a qualche giorno fa il Paese. Penso ai limiti di una programmazione dell’agricoltura e dei suoi comparti produttivi; alla mancanza di strutture e strumenti essenziali per mettere in atto una strategia di marketing proiettata nel tempo, in modo da evitare le improvvisazioni, lo spreco di denaro e di tempo e, così, delle tante opportunità offerte dal mercato; la perdita costante di terreno fertile con metri quadrati al secondo regalati alla speculazione per la mancanza o scarsa considerazione del significato e valore del territorio, un bene comune riconosciuto dalla nostra costituzione; l’aumento di superficie dei terreni abbandonati o marginali; la perdita costante della nostra agricoltura contadina e della sua sostenibilità. Il rischio è quello di arrivare a promuovere ciò che non abbiamo o abbiamo in quantità sempre più limitata, soprattutto i prodotti Dop e Igp, le nostre deliziose eccellenze, ultimamente prese di mira, con la complicità di chi le dovrebbe difendere e valorizzare, dalla più grande multinazionale nel campo della distribuzione del cibo.

di Pasquale Di Lena – fb

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