Il Biodistretto dei laghi frentani
Il Biodistretto è molto di più dell’angolo del biologico. È un percorso di cambiamento dell’intera agricoltura
di Famiano Crucianelli (da lafonte.tv)
17 Gennaio 2025
Una grande occasione mancata. Una opportunità persa in quel microcosmo di interessi particolari, quale è la politica molisana. Una politica dominata da interessi privati, di gruppo e famigliari, raramente ispirata al “bene comune” e al destino generale della nostra comunità.
Questo sentimento mi è salito dentro, quando ho letto che più di quaranta Biodistretti italiani potranno usufruire di un finanziamento importante che il Ministero dell’Agricoltura erogherà nei prossimi due anni. Lo stesso Biodistretto della via Amerina e delle Forre, che presiedo da lungo tempo, uno dei primi in Italia, potrà usufruire di 400mila euro per un progetto di formazione e sostegno alle aziende agricole e più in generale al territorio.
L’indignazione, spero non solo mia, mi viene dal fatto che nel basso Molise il 4 Ottobre del 2017, con tanto di Statuto, di organismi dirigenti, di presidenza, di comitato scientifico con la partecipazione di 14 comuni e tanti produttori, fu costituito il Biodistretto dei Laghi Frentani.
Il sindaco di Larino di allora si impegnò molto al progetto e sostenne i primi passi del Biodistretto, poi arrivarono le elezioni comunali, cambiò amministrazione e via via il progetto si dissolse nelle nebbie e nella pigrizia della politica. Il bambino fu soffocato nella culla, prima ancora che iniziasse a camminare. Fu un grave errore di insipienza e sciatteria politica.
Il Biodistretto è stato ed è una straordinaria opportunità di cambiamento del mondo agricolo e più in generale dello stesso territorio. I Biodistretti hanno indicato nella sostenibilità ambientale la chiave per un nuovo sviluppo e per affrontare i gravi problemi ambientali e sociali della nostra epoca. Un’ esperienza, quella dei Biodistretti, nata dall’ intuizione dell’Associazione Italiana Agricoltori Biologici (AIAB), cresciuta come esperienza concreta e creativa di molti, è poi stata riconosciuta nelle istituzioni europee, nazionali e locali.
Il Biodistretto è molto di più dell’angolo del biologico. È un percorso di cambiamento dell’intera agricoltura, è l’ opportunità per intervenire sull’intero ciclo dell’ alimentazione, è una delle vie fondamentali per affrontare i grandi temi della sostenibilità e per dare un nuovo senso alla partecipazione dei produttori agricoli e dei cittadini al governo della cosa pubblica.
La Commissione Europea, diversi anni dopo la formazione dei primi Biodistretti, con il documento From farm to fork, ha posto l’urgenza di una agricoltura europea con almeno il 25% di coltivazione biologica, con più biodiversità e con il 50% in meno di pesticidi. L’Europa con queste indicazioni ha voluto dare un segnale di comprensione sulla decadenza ambientale del sistema mondo e sulla necessità di cambiare modello agricolo. Che la strada tracciata dai Biodistretti fosse quella giusta è stata riconosciuta non solo dalla Commissione Europea o da leggi regionali di “promozione dei Biodistretti” come quella della regione Lazio, ma anche dalla legge nazionale che con l’articolo 13 della legge “Sulla produzione agricola con metodo Biologico” del marzo 2022 ha affermato l’utilità dei distretti biologici e degli stessi biodistretti.
Solo un cenno ai fatti di casa nostra. Noi siamo all’assurdo di una regione, la nostra, ricca da sempre di acqua e che si è trovata e si trova in emergenza idrica. Incuria, disinteresse, accordi sbagliati con regioni limitrofe, insomma un insieme di fattori rischiano di compromettere una risorsa strategica fondamentale per il futuro delle nostre comunità.
Stesso ragionamento per il suolo e la sua “materia organica”, un mondo ignorato e che rappresenta il laboratorio della vita, non solo perché da lì viene il cibo, ma perché suolo e materia organica sono regolatori fondamentali del clima. Nei primi 70 centimetri di suolo viene “stoccata” una quantità di Co2 che è il doppio di quella che abbiamo in atmosfera. Suolo e materia organica sono beni essenziali che in Molise stiamo svendendo in cambio di pannelli fotovoltaici e di pale eoliche. E gli esempi di malgoverno del territorio si potrebbero moltiplicare.
Buttare alle ortiche i Biodistretti è stato un grave errore, ha significato privarsi di una grande risorsa strategica, utile per tutelare l’ambiente, per valorizzare la bellezza e la fertilità della natura e per lavorare alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale dei territori.
È possibile riprendere il filo e l’idea del Biodistretto? La condizione prima è che si faccia tesoro degli errori fatti e si cambi radicalmente musica. Bisognerebbe ripartire dall’articolo 13 della legge sul biologico del 2022, nel quale si stabilisce che i produttori agricoli hanno la responsabilità fondamentale nella costruzione e direzione del Biodistretto. Bisognerebbe mobilitare quelle soggettività della società civile e della stessa politica che hanno mostrato una autentica vocazione per il bene comune. Infine è necessario che le istituzioni e le amministrazioni locali abbiano una relazione virtuosa, né strumentale e né opportunista con il Biodistretto.
Un progetto che chiede alla politica visione e concretezza, uno sguardo sul futuro, un tenace impegno quotidiano e soprattutto una grande cura dell’interesse generale.
di Famiano Crucianelli (da lafonte.tv)
17 Gennaio 2025