Il Cammino dei 3 Abbeveratoi
A Monteroduni: camminare per riscoprire e conservare i luoghi e le storie
di GEA Monteroduni
19 febbraio 2020
Il Cammino dei 3 Abbeveratoi
Lunghezza 4 km – Dislivello circa 550 m – Tempo di salita 2 ore e mezza.
Il Cammino parte dalla Forcella, sale il Calvario fino alla 2^ rampa della Strada della Ruspa e prosegue fino al terzo tornante. Poco più a monte del 3° tornante imbocca l’antico tratturo che risale la montagna e subito raggiunge il terrazzo dell’Aria Vecchia, dove è stata da noi recentemente rimessa a dimora la storica “Noce”.
L’Aria Vecchia è un’aia pavimentata con lastre di pietra (“lisciottere”), nel passato adibita alla trebbiatura del grano. Da qui si gode una prima bella vista su Monteroduni e sulla piana.
Subito dopo il Cammino raggiunge il 1° dei tre abbeveratoi, quello cosiddetto dell’Aria vecchia, posto nel vallone del Moricone. Questo abbeveratoio è alimentato da una sorgente stagionale che sgorga poco più a monte nello stesso Vallone.
Il Cammino inizia quindi la risalita vera e propria a Colle Mannone. Rimonta il crinale della Montagna della Terra che affaccia sul Vallone del Vaglio fino all’antica mulattiera che, quindi, percorre attraversando il bosco di carpini e lecci delle Merze Mureteche, fino a raggiunge il 2° dei tre abbeveratoi, quello detto delle Merze Mureteche.
Questo abbeveratoio è posto in corrispondenza dell’intersezione della mulattiera con la parte sommitale del Vallone del Vaglio. L’acqua che sgorga dalla viva roccia è, a detta di molti, l’acqua più buona di Monteroduni. Qui è consigliabile fare una prima sosta per una rigenerante bevuta/degustazione e per godere della vista del possente Vallone del Vaglio che scende fino alle Camporella e più giù fino al Castelluccio e alle Grotte.
Dal Vallone, il Cammino riprende la salita, sempre seguendo la mulattiera, e arriva prima alla Casella re Minniglie e poi all’Aria di Titta Riane. Da questo secondo terrazzo, che pure era un’aia per la trebbiatura del grano anch’essa pavimentata con lastre di pietra, si gode il più bel panorama su Monteroduni. Raggiungere solo questo stupendo terrazzo già ripaga dello sforzo fin qui fatto.
Il Cammino però continua la risalita per Valle Rotella e finalmente arriva al pianoro delle Chianelle posto tra Colle Mannone (m 1086) e Colle Manniglio (1082).
Chi vuole, potrà fare una puntata alla vicina Nevera, un antico manufatto interrato in muratura circolare adibito alla conservazione, fino ai mesi estivi, della neve, o raggiungere il vicino cocuzzolo di Monte Altone (m 1100) che offre una spettacolare vista su Isernia e sull’alto Molise, o ammirare il possente muro in pietre a secco che segnava, e segna, il confine tra Monteroduni e S. Agapito.
Dopo la sosta, il Cammino inizia la discesa, ripercorrendo prima la parte alta di Valle Rotella e deviando poi per la mulattiera che porta alla Piana del Pozzo. Qui, all’improvviso, incontra il 3° abbeveratoio, quello appunto di Piana del Pozzo.
L’abbeveratoio è alimentato proprio dal un pozzo che dà il nome alla piana, pozzo posto a circa 20 metri più a monte ed al quale l’abbeveratoio è collegato con una condotta interrata in laterizio.
Dopo l’Abbeveratoio di Piana del Pozzo, il Cammino segue la ripida Strada dei Peschi, che si sviluppa lungo il versante della Montagna della Terra che dà su Monteroduni, per arrivare all’Aria Vecchia. Passa appunto attraverso “i Peschi”, cioè attraverso la parete rocciosa visibile da Monteroduni in corrispondenza della sommità della stessa Montagna della Terra (si badi, oggi non è facile trovare l’esatto punto di passaggio), dove incontra subito la Pietra Spaccata, un enorme masso con una netta singolare fenditura. Più giù, arrivato all’Aria Vecchia, il Cammino passa davanti al Muro Ammuccato, un’altrettanta singolare formazione calcarea che riproduce, con perfetti angoli retti, le forme di una precisa muratura in pietra squadrata.
Poco prima della ridiscesa alla Noce, il Cammino passa davanti a un altro antico manufatto, il Pozzo dell’Aria Vecchia. Una piccola costruzione in pietra fatta per raccogliere e conservare le acque di stillicidio.
Il Cammino, infine, dalla Noce, fa ritorno alla Forcella.
di GEA Monteroduni