Il municipio di Casacalenda
“Il mio paese desidera tornare ad essere polo culturale e sociale, moderno e sperimentale, laboratorio di nuove pratiche di rigenerazione urbana”
di Sabrina Lallitto – sindaca di Casacalenda (da lafonte.tv)
08 ottobre 2024
Amministro da qualche anno l’antica Kalene, paese di lunga storia, disegnato da terremoti e profondi cambiamenti; paese di ferrovie e statali, di aperture e isolamento. Una fucina culturale che ha mostrato, in momenti storici differenti, sensibilità verso i progetti del tempo, crescita culturale e sociale. Una eredità difficile da contenere e impossibile da filtrare. Tutto chiede di esserci, ancora e ancora.
L’occasione che mi offre la fonte, in questa nuova rubrica che vuole diventare archivio di buone pratiche del nostro territorio, è innanzitutto una riflessione sulla nostra storia, sugli spazi, i luoghi e sul diritto di una comunità di esistere, di esserci.
Amministrare non è una mera pratica: comprendere gli intricati meccanismi che governano l’ordine degli atti, le scadenze e le assurde richieste della macchina amministrativa è gestire; programmare, creare relazioni territoriali, lavorare per disegnare un paesaggio diverso è ciò che invece dovrebbe essere l’impegno costante di un amministratore. Ed è dunque tra un problema e una idea che, in un piccolo comune, si timona la nave verso nuove rotte.
Il tracciato della FerroviaTermoli-Benevento, voluto fortemente da Scipione Di Blasio, (entrata in esercizio nel 1883 ma votata nel 1865 e confermata nel 1870), passando per Casacalenda, ha aperto il territorio al lavoro, al movimento, alla cultura ma anche alla partenza, innescando dinamiche che, nel bene e nel male, fanno parte di ciò che siamo oggi; così come al movimento e allo sviluppo economico di piccole attività ha contribuito il traffico della SS 87, per anni arteria molisana. Ho dunque l’impegno e il privilegio di amministrare un comune che ha la saggezza e l’esperienza del tempo.
Dopo essere stati paese di ‘Campo di internamento’ durante la seconda guerra mondiale, di aver tracciato, in seguito, il solco per brillanti esperienze umane e sociali come quella della Casa famiglia (seguita alla legge Basaglia), di progetti all’avanguardia come quelli del Museo di Arte contemporanea all’aperto, della Riserva naturale – che ha fissato il desiderio di tutelare il territorio – del Festival del Cinema, cresciuto fino a diventare internazionale, sopravvivere alla contemporaneità è diventato comunque difficile.
La velocità dei processi, delle reti, dell’informazione, della fruizione, della vita sembra tenerci esclusi dai cambiamenti, ma noi abbiamo e rivendichiamo tutto il diritto di esserci e di continuare ad esistere. I progetti a cui lavoriamo si indirizzano nella restituzione alla cittadinanza, e al paesaggio, di luoghi nati per essere solo spazi: la valorizzazione delle aggregazioni umane, del desiderio di incontro, e il supporto alla progettualità culturale si realizzano anche con la progettazione dei luoghi.
Le nuove piazze, le scalinate, le strade e tutto ciò che si progetta in termini di “nuovi luoghi”, a Casacalenda, non è funzionale alla turistificazione ma alla forte e peculiare impronta culturale che, da anni, stiamo dando a questo paese con i progetti di ‘Kalenarte’, di ‘Molise Cinema Film Festival’, di ‘Costruiamo paesaggio’ – festival dell’arte contemporanea – e con i progetti di accoglienza e inclusione che caratterizzano questo tempo e che sono una risorsa. Un paesaggio che stiamo trasformando per sostenere e supportare le attività economiche, sociali e culturali: l’aggregazione è il motore della sopravvivenza.
Cercando di tenere “al passo” un piccolo paese del Molise, stiamo lavorando per creare le condizioni per l’insediamento di nuove imprese che non hanno bisogno della risorsa ambientale per il loro successo. I palazzi e gli stabili in disuso accolgono idee imprenditoriali che generano restanza: gli imprenditori e i giovani devono sapere che si può fare e lo si può fare qui!
Tra i compiti che da amministratori ci siamo assunti con grande serietà c’è quello di creare, dove possibile, o conservare, le condizioni per l’insediamento produttivo – e la sopravvivenza delle importanti imprese che da decenni danno lustro al paese – che non si esaurisce affatto nel mero restaurare, mettere a disposizione stabili o presentare nuovi progetti che probabilmente non vedremo realizzati a causa della lentezza della macchina amministrativa, ma nel lavorare, quotidianamente, per garantire il più possibile i diritti di cittadinanza: il micronido, le scuole di ogni ordine e grado, ma anche le connessioni veloci, le politiche di supporto alle famiglie, l’interesse a favorire le attività culturali e sportive, l’accesso alla medicina territoriale grazie alle reti tra Comuni, le strade e i trasporti (per quanto di competenza), la tutela del territorio in funzione delle attività produttive di tipo agricolo, l’accesso alle informazioni e ai servizi di cittadinanza. Ciascuno di questi tasselli contribuisce a preservare il nostro territorio, quanto più possibile, dal, pare, inarrestabile spopolamento.
Abbiamo il diritto di esserci, di trasformare questi luoghi che abitiamo in funzione di un presente che cambia e di un futuro che vuole vederci davvero protagonisti: ricchezze paesaggistiche da tutelare ma anche idee che da realizzare in grado di lasciare impronte importanti; preserviamo i servizi e lavoriamo in rete con i Comuni vicini perché la forza dei singoli non basta più a garantirli ai singoli cittadini. Proteggiamo la nostra identità storica coscienti che il futuro sarà frutto di mescolanze e collaborazioni, di idee condivise, di un territorio che se vuole garantirsi autonomia deve aprirsi alla collaborazione.
Il turismo? Ci interessa moltissimo accogliere ma nella misura delle possibilità e necessità di questi luoghi: non vendiamo ciò che siamo ma rendiamo partecipi gli ospiti della nostra storia, della nostra identità; condividiamo il nostro tempo sociale e ne rendiamo partecipi i visitatori ma non desideriamo cambiare in funzione della spettacolarizzazione di ciò che piacerebbe loro vedere. Il paesaggio contemporaneo di Casacalenda, pur conservando la sua specificità rurale, si realizza nella partecipazione sempre più attiva della cittadinanza rispetto alle scelte per il futuro – economia locale, necessità energetiche, protezione dell’ambiente -, ma anche nell’urgenza di lasciare segno del nostro passaggio.
Dove stiamo andando? Casacalenda desidera tornare ad essere polo culturale e sociale, moderno e sperimentale, laboratorio di nuove pratiche di rigenerazione urbana, in un disegno condiviso con le vicine comunità, di accoglienza e partecipazione; vuole uscire dal “cratere” dei terremotati e riprendersi lo spazio, anche politico, per poter parlare di futuro, di questi luoghi, di questa terra.
Ci stiamo riuscendo? Consapevoli di non poterlo fare da soli e desiderosi di programmare il futuro attraverso una visione condivisa, ci stiamo lavorando con serietà e determinazione, tra le innumerevoli, quotidiane, difficoltà di un’amministrazione e di una comunità.
di Sabrina Lallitto – sindaca di Casacalenda (da lafonte.tv)
lì 08 ottobre 2024