Il problema demografico
La soglia dei 60 milioni l’abbiamo abbandonata da diversi anni
di Domenico Mamone (da forchecaudine.com)
31 Marzo 2025
Si continua a dire che noi italiani residenti in patria siamo 60 milioni. In realtà quella soglia l’abbiamo abbandonata da diversi anni ed oggi siamo sotto i 59 milioni, seppur di poco. Se non assistiamo ad un vero e proprio crollo demografico è perché in quel numero ci sono oltre cinque milioni di cittadini stranieri regolari (circa 600mila sono gli irregolari). Quelli a cui abbiamo dato la cittadinanza italiano sono circa 1,3 milioni, un’esiguità sul totale.
Il cosiddetto “inverno demografico” è un fenomeno che ormai investe, complessivamente, tutto l’occidente, ma nel nostro Paese presenta risvolti drammatici di cui, purtroppo, si parla poco.
Il primo è che il calo della popolazione investe maggiormente le aree interne, principalmente quelle montane, e ciò sta determinando una serie di fattori preoccupanti, ad iniziare dalla sempre minore manutenzione dei terreni e delle realtà abitative. La scomparsa dei servizi è il classico cane che si morde la coda, per cui sempre più persone vanno via: con meno abitanti, ovviamente, chiudono i negozi, ma anche le scuole, gli sportelli postali, le edicole. E dal momento che il grosso dell’emigrazione è avvenuto nel dopoguerra, le nuove generazioni si vogliono liberare (a fatica) delle case di proprietà in quanto comportano unicamente costi a fronte, ormai, del mancato godimento.
Una seconda conseguenza riguarda l’invecchiamento della popolazione, che equivale all’aumento di peso dei sistemi pensionistico e sanitario. In particolare la situazione previdenziale vedrà assottigliarsi sempre più “la torta” per le nuove generazioni, che sono quelle protagoniste del terzo problema: la “fuga dei cervelli”.
Circa 100mila laureati italiani ogni anno abbandonano il nostro Paese in cerca prevalentemente di un salario migliore all’estero. Nella stragrande maggioranza dei casi, gli italiani che vanno all’estero non tornano in patria.
La riduzione del numero dei giovani genera problemi anche sui fronti economico e lavorativo: decrescono le persone realmente attive, intraprendenti, creative, disposte a mettersi in gioco e a rischiare. La produttività cala. Occorre, allora, provare ad invertire il trend investendo maggiormente sui giovani, l’unica speranza per il futuro.
“Se non facciamo qualcosa per invertire la rotta, rimanendo sotto quota 1,2 figli per donna, l’impatto sul welfare e le imprese potrebbe essere irreversibile: rischiamo di entrare in un circolo vizioso tra spesa alta per gli anziani e sempre meno opportunità per i giovani – è quanto ha detto Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e consigliere del Cnel, tra i massimi esperti in Italia del tema natalità.
di Domenico Mamone (da forchecaudine.com9
31 Marzo 2025