• 11/25/2024

Il valore del suolo agricolo, il valore del territorio

Il 5 dicembre ricorre la giornata mondiale del suolo, il terreno che ci nutre, sempre più minacciato dalle azioni dell’uomo schiavo del consumismo

di Pasquale Di Lena

25 Novembre 2024

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È fondamentale sapere, conoscere, avere contezza del valore e del significato del territorio e del terreno.
Dare valore non significa necessariamente dare un prezzo. Il 5 dicembre ricorre la giornata mondiale del suolo, il terreno che ci nutre, sempre più minacciato dalle azioni dell’uomo schiavo del consumismo imposto dal neoliberismo, il sistema predatorio e distruttivo. Un’occasione per far capire a chi, ai vari livelli, governa il territorio il significato e il ruolo di questo bene, che – parlando solo dell’Italia – ogni secondo che passa diminuisce di 2,5 metri²/secondo e sparisce, per sempre, sotto il cemento e l’asfalto, e, negli ultimi decenni, sotto pali eolici e pannelli solari a terra.
Per dare forza al mio ragionamento ricorrerò alla saggezza espressa da Capriolo Zoppo, capo dei pellirossa di Seattle, nel suo “Manifesto dei diritti della Terra” Centosettantotto anni fa (1854) raccontava al suo popolo che “Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra…. noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra”. Riflette un attimo sulle parole appena pronunciate per poi riprendere e continuare “Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria e dello scintillio dell’acqua, come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo…Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi”. Con queste ed altre belle parole spiega il significato di territorio che qui, nel nostro Paese aveva significato e rispetto, prima dell’arrivo del neoliberismo, di bene comune Il grande tesoro, contenitore di risorse e di valori che appartengono alla persona in quanto membro di una comunità, e. proprio perché tale, bene comune per eccellenza.
Il modo per crescere e godere con tutti gli altri i frutti della Terra, al pari dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo. Beni preziosi perché vitali, che – è bene ripeterlo – sono tali solo se comuni, cioè di tutti e non di uno o alcuni. La privatizzazione, sempre più spinta una mia impressione – sta togliendo il piacere di vivere la vita anche a quelli che con essa accumulano denaro. Il Capo di Washington – come lo chiama nel 1854 Capriolo Zoppo – quello che ha rubato, uccidendo i fratelli indiani e, quelli lasciati vivere, chiusi in riserve, dopo aver conquistato il mondo, ha iniziato a depredare e distruggere, e, con la globalizzazione, a diffondere l’esempio ovunque riducendo, così, con le estrazioni, le cave. Il cemento, l’asfalto e altre risorse preziose – molte vitali come l’aria, l’acqua, il cibo – la natura con la sua biodiversità, e, insieme, i valori che il territorio esprime, come la storia, la cultura, le tradizioni. Uno spreco, tutto e solo per ricavare denaro, che, così, da mezzo diventa fine di ogni azione dell’uomo. Torno a Capriolo Zoppo e al suo “Manifesto dei diritti della Terra” e, continuando, leggo “Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. …I fiori profumati…le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti – afferma Capriolo Zoppo – appartengono alla stessa famiglia”. Sto pensando – nel momento in cui leggo queste sagge parole – all’assalto continuo, in ogni parte del mondo, del territorio e con ogni mezzo, a partire dalle guerre, con i i suoi protagonisti occulti (produttori e venditori di armi) che prima distruggono e, poi, approfittano dell’affare derivante dalla ricostruzione. E cosi mentre i popoli contano la morte e le ferite dei loro cari e la distruzione dei loro territori o, anche, camminano per trovare un luogo in cui rifugiarsi, questi autori di crimini contano il denaro per renderlo ancor più dio onnipotente e opprimente.

Sto pensando anche – dopo aver letto la nota di Aiab e Slow food, due associazioni attive nel Molise – a questa mia piccola dolce terra (4.400 Km² con una densità poco più di 70 abitanti per chilometro quadrato), al suo primato di ruralità e biodiversità, che rischia di perdere, in un sol colpo, se non viene respinto l’assalto di quanti vogliono accaparrarsi il suo territorio, soprattutto quello più vocato a un’agricoltura in grado di produrre cibo di qualità. Terreni fertili essenziali, al pari della cultura e della politica, per bloccare il furto di territorio, ridare al suolo, con la diffusione dell’agricoltura biologica la sua piena fertilità e alla farfalla Molise la possibilità di volare. Le poche parole, sopra riportate, di Capriolo Zoppo, confermano che è fondamentale sapere, conoscere, avere contezza del valore e del significato del territorio, il grande e solo tesoro che abbiamo, se si vuole che torni ad essere quello che è sempre stato, bene comune e, come tale, non distrutto, ma utilizzato per dare luce al domani con le speranze e i sogni più belli.

di Pasquale Di Lena

25 Novembre 2024

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