Incontro alla Casa del Popolo a CB
Arrivi di migranti via mare e centri di rimpatrio, la ‘contro narrazione’ a Campobasso
di Casa del Popolo CB
5 Marzo 2025
Molto partecipata l’iniziativa di ieri, lunedì 3 marzo, organizzata dalla Casa del Popolo di Campobasso che ha visto il coinvolgimento del regista Marcò Daffra con la proiezione del suo docufilm ‘Un mare di porti lontani’ attraverso il quale ha raccontato l’azione umanitaria delle navi e degli aerei per salvare vite in mare e il racconto della CGIL Molise con Sabrina Del Pozzo coinvolta nel lavoro di monitoraggio dei centri di detenzione amministrativa in Italia presentando il lavoro del Tavolo Asilo e Immigrazione ‘Cpr d’Italia: porre fine all’aberrazione’.
Circa due ore di un confronto necessario con l’obiettivo di fare chiarezza e di portare una contro narrazione dei fatti e della realtà più lucida ed obiettiva possibile.
“Un mare di porti lontani” sfata alcuni miti. Più del 90 per cento delle persone che sbarcano sulle coste italiane vi sono condotte dai meritevoli equipaggi della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, oppure vi giungono con proprie imbarcazioni, spesso precarie. Meno del 10 per cento di costoro è soccorso e sbarcato dalle navi umanitarie. Non hanno quindi fondamento espressioni che designano queste ultime come “taxi del mare” che alimenterebbero “una invasione” in presunta combutta con “mercanti di carne umana”. Né ha fondamento la “teoria del risucchio”, secondo la quale sarebbero i soccorsi delle navi umanitarie ad invogliare più migranti e profughi ad avventurarsi in mare. La reputazione della civiltà marinara e umanitaria italiana è ben confermata dalle incessanti attività di soccorso in mare sia dei nostri militari sia dei civili e volontari italiani, affiancati dai volontari di altri Paesi.
Purtroppo però la reputazione delle “genti di mare” italiane è incrinata dalle leggi e dalla condotta delle “genti di terra” dell’attuale governo che impongono alle navi umanitarie di trasportare le persone soccorse non sempre “al porto sicuro più vicino”, come prescrivono le norme internazionali, la pratica marinara e l’umanità, bensì spesso in porti lontanissimi dal luogo del soccorso e raggiungibili solo in molti giorni di navigazione, a volte in condizioni umanitarie precarie e in condizioni di mare avverse. Multe, blocchi, sequestri e processi sono di sovente inflitti alle navi umanitarie giudicate fallaci, spesso infondatamente, come nel caso clamoroso della nave Iuventa.
“Ho vissuto una delle esperienze più forti della mia vita. Entrare in un Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) è uno schiaffo in faccia e un pugno allo stomaco indescrivibile”. Sabrina Del Pozzo, segretaria confederale della Cgil Molise, in un appassionato e toccante racconto ha evidenziato come i Cpr sono dei veri e propri lager legalizzati. “Se questi sono i modelli da sbandierare, allora permettiamo a tutti e tutte di entrare e di far vedere con i propri occhi. Credetemi, vi tremeranno le gambe e vi verrà da vomitare. Grazie alla mia organizzazione sindacale, la CGIL, che mi permette di non restare a guardare ma di raccontare ciò che è un dovere fare. Cerchiamo tutti e tutte di contribuire e di approfondire per non essere complici di simili barbarie. Non è semplice ma non abbiamo altra scelta”. Del Pozzo ha poi aggiunto: “Il Cpr di Palazzo San Gervasio ospita al momento 86 persone costrette a vivere in gabbie, proprio come in una prigione. Sono divisi in celle da 4 persone, dove trascorrono sostanzialmente l’intera giornata e consumano i pasti e hanno, sempre lì dentro, i servizi igienici. Vivono da prigionieri senza essere stati condannati, molti non sanno neanche perché si trovano lì, sono disorientati, sofferenti. E’ una condizione inaccettabile, considerando che si tratta di centri di detenzione amministrativa, dove sono rinchiuse persone che non hanno commesso crimini”.
Riteniamo che queste tematiche meritano la massima attenzione perché si tratta di una questione importante. Sui Cpr non bisogna assolutamente abbassare la guardia, perché i diritti umani sono di tutti e devono, pertanto, essere sempre tutelati, senza nessuna eccezione.
Abbiamo il dovere di creare e alimentare dibattito e mobilitazione al fine di contribuire ad una presa di coscienza perché il silenzio e il racconto del migrante come insicurezza e criminalità è funzionale soltanto ad una politica sicuritaria e repressiva.
di Casa del Popolo CB
5 Marzo 2025