• 09/09/2020

Istantanee di fine estate

È la normalità dei controlli che non esistono, perché non bisogna disturbare la ripresa economica

di Marcella Stumpo (da lafonte.tv)

9 settembre 2020

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Inseguire il sogno e poi ancora il sogno, e così per sempre. Usque ad finem. (Joseph Conrad)

Riprendiamo il nostro cammino comune sulle pagine de la fonte in questa atmosfera sospesa, nella quale si sono persi certezze, sicurezza, progetti: il Covid ci ha costretti a cambiare vita in tutti i sensi, e nessuno di noi è più uguale a prima. O no?

Avremmo tutti voglia di normalità, ma quale? Quella che ci siamo visti intorno, e continuiamo a vedere in questi afosi giorni di agosto, è una normalità sguaiata ed egoista, fissata nelle immagini assurde che cellulari e televisioni ci rimandano di continuo. È la normalità dei traghetti per le Tremiti affollati all’inverosimile, del corso di Termoli brulicante di gente senza mascherina, della movida rumorosa e accalcata nei lidi e nei ristoranti, dove la parola distanziamento suscita risate di scherno.

È la normalità dei controlli che non esistono, perché non bisogna disturbare la ripresa economica, e chi se ne frega se il virus non se ne è mai andato; delle aziende che hanno ottenuto la cassa integrazione per poi far lavorare i dipendenti e pagarli (poco) con i soldi pubblici; degli onorevoli, dei professionisti e degli amministratori che non si sono vergognati di chiedere i sussidi pubblici; dei ristoranti e alberghi che riprendono ad offrire lavoro sì, ma solo in nero.

È la normalità di una sanità pubblica dissanguata da quella privata; della incapacità e della mancanza di volontà di programmare interventi che impediscano una nuova serrata degli ospedali nel caso, sempre più probabile, di un ritorno del virus; della disorganizzazione e del diritto alle cure negato, delle scelte incomprensibili e pericolose che contro la volontà dei cittadini hanno portato a prevedere reparti Covid in ogni ospedale molisano, preparandoci così un futuro nerissimo.

A giudicare da quello che ci circonda, era pura illusione credere che saremmo cambiati in meglio: non basta una pandemia, evidentemente, per mettere in crisi un sistema così intrinsecamente fondato sulla sopraffazione e sull’egoismo, sul clientelismo politico e sulla voglia di potere. Per chi ci amministra questi mesi sono stati solo una piccola crisi, un intoppo sulla strada scorrevole della gestione incontrastata di risorse e progetti proficui.

E a livello nazionale il panorama non è meno desolante, con le aberranti discussioni sul ponte sullo stretto, magari da finanziare con il recovery Fund che doveva servire per garantire la ricostruzione del nostro sgangherato sistema sanitario; con il caos totale per la riapertura della scuola, per il potere fastidiosa necessità e non fondamento di ogni durevole crescita culturale e sociale; per non parlare dello sciagurato referendum di cui con la connivenza di tutte le emittenti televisive non si sente dire nulla, che priverà il Molise di un parlamentare e la democrazia della rappresentanza necessaria. Il tutto per assecondare i furori populisti e ignoranti di chi senza merito e cultura politica siede immeritatamente in Parlamento.

Non credo che possiamo permetterci questa normalità; sono convinta anzi che sia preciso dovere di chi in queste istantanee di fine estate non si riconosce riorganizzare forme di contrasto costruttivo, proporre modi diversi di amministrare, progettare, stare insieme; è d’obbligo riprendersi strade, piazze, città e continuare quello che anche durante il lockdown non abbiamo mai smesso di fare: sognare da svegli e spargere pietre d’inciampo sul terreno dove camminano ancora incontrastati disuguaglianza, profitto ingiusto e sfruttamento.

Come farlo? Anche se non è facile dobbiamo incontrarci, trovare forme di collegamento e condivisione, mettere insieme proposte e presenze; superare individualismi e protagonismi, quelli che hanno per esempio indebolito le lotte per la sanità, riportare al centro ciò che unisce e non ciò che divide, certamente non rinnegando noi stessi e la nostra storia, anzi rivendicandola. Ma cercando di parlare a più persone possibile, in modo che divenga normale ciò che ora in Molise è utopia: buon governo della cosa pubblica, tutela dei beni comuni, accoglienza e difesa degli ultimi, cultura e turismo consapevole, consapevolezza ambientale, consumo di suolo zero, diritto ad un lavoro dignitoso, fine del clientelismo. Perché non ci sommerga la normalità malata nella quale abbiamo vissuto finora.

Con ostinazione, con tenacia, con speranza: nonostante tutto e tutti.

di Marcella Stumpo (da lafonte.tv)

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