IT.A.CÀ, il festival del turismo responsabile
IT.A.CÀ Migranti e Viaggiatori, il festival del turismo responsabile, fa il punto sugli eventi organizzati in questo difficile 2020 e lancia il tema su cui sarà incentrata l’edizione 2021: il respiro, non solo come bisogno ma come diritto. L’obiettivo è ricordare a tutti che esistere non è avere o possedere, ma significa semplicemente respirare
di festivalitaca.net
22 dicembre 2020
Diritto di respirare è il tema portante della XIII edizione del festival per tutto il 2021: un pensiero che trae ispirazione da Achille Mbembe, filosofo camerunense considerato uno dei più importanti teorici del post-colonialismo.
Dobbiamo rispondere qui e ora della nostra vita su questa Terra, insieme gli altri (compresi i virus). Questo momento patogeno rivolge proprio questo tipo di ingiunzione alla specie umana. Ci troviamo in un momento patogeno, ma anche nel momento catabolico per eccellenza, quello della decomposizione dei corpi, della cernita e dello smaltimento di tutti i tipi di rifiuti umani: la “grande separazione” e il grande confinamento, in risposta alla sconcertante diffusione del virus e come conseguenza della digitalizzazione estensiva del mondo”.
Quasi in poesia, Mbembe denuncia come prima di questo virus l’umanità era già minacciata di soffocamento, a causa di un ‘capitalismo che ha già confinato dei segmenti interi di popolazioni e intere razze a una respirazione difficile, senza fiato, a una vita pesante’.
Tema attuale e trasversale perché parla di respiro come diritto, oltre che come bisogno. Quel respiro che manca al corpo quando malato di covid-19, ma anche quando attraversa la città inquinata, rincorrendo ritmi frenetici, performando in apnea. Respiro come pausa e presenza, lento fluire della vita dentro e fuori ogni essere vivente. Si pensi alla mancanza di respiro del corpo sociale troppo oppresso dall’asfissia del capitalismo che toglie ossigeno con l’avanzata della crescita e del profitto.
Un diritto di respirare che vada oltre i confini. Che l’emergenza virus ha chiuso la frontiera su di noi. I confini, e la relativa paura di chi li attraversa, sono diventati l’aria che respiriamo, la mascherina, la nostra pelle. Eppure, se il virus globale insegna qualcosa è che oggi la comunità chiusa e sovrana è ormai un miraggio, e che i muri eretti dagli Stati nazionali contro il nemico invisibile sono ridicoli e inefficaci. E dunque la pandemia ci invita a ripensarci oltre la chiusura immunitaria, come scrive Pierluigi Musarò [Direttore IT.A.CÀ, professore associato di sociologia presso la facoltà di Sociologia e Diritto dell’Economia e Scienze Politiche dell’Università di Bologna, research fellow presso la London School of Economics and Political Science e l’Institute for Public Knowledge della New York University] nel suo articolo su openmigration “Pandemia, infodemia, fobocrazia. Quel nemico invisibile che ha spento e riacceso le luci sugli invisibili”.
Il diritto di respirare come nostra risposta all’emergenza in atto. Per ricordarci che esistere non significa essere radicati nella terra, possedere, bensì respirare nell’aria.
Come scrive Donatella Di Cesare (filosofa, saggista, giornalista e docente di Filosofia Teoretica presso l’Università “La sapienza” di Roma): “esistere è respirare. È l’esistenza che viene fuori, che si decentra, migra, inspira l’alito del mondo e lo espira, lo proietta fuori di sé, s’immerge e riemerge, partecipando così alla migrazione e alla trasformazione della vita”.
Mbembe lo intende come “un diritto fondamentale all’esistenza, un diritto primordiale di abitare la Terra, un diritto specifico della comunità universale degli abitanti della Terra: umani e non”.
E nel pieno rispetto del respiro: il tema 2021 è una riflessione sul respiro non solo come bisogno, ma come diritto. Un fluire lento e fondamentale, una presenza e un ascolto di ciò che c’è intorno e dentro di noi. Il respiro che manca dal corpo malato, il respiro che non c’è nella natura quando la si inquina.
Diritto di respirare è la risposta della rete del festival all’emergenza in atto: per ricordare a tutti che esistere non è avere o possedere, ma significa semplicemente respirare. Ed è un diritto fondamentale della Terra, degli esseri che la abitano, delle nostre esistenze.
“La pandemia ci ha messo di fronte alla cruda realtà dei fatti, ovvero che l’attuale sistema economico non è più sostenibile: è giunta l’ora di fare veramente un cambiamento di paradigma per rimettere al centro delle nostre vite l’ambiente in cui viviamo e la cura delle comunità” dichiara Sonia Bregoli, co-fondatrice del festival.
L’azione della rete del festival su nuovi modelli di viaggio continua da sempre e, in un anno segnato dalla pandemia, ora più che mai l’intero settore del turismo deve fare i conti con la necessità di ridisegnare il proprio futuro verso scelte sostenibili e più attente alle comunità e ai territori.
“Puntiamo maggiormente a fare del turismo il volano di sviluppo delle aree interne, che offrono quel benessere ormai compromesso nei centri urbani, impegnandoci a realizzare un programma capace di coniugare il diritto di respirare dei visitatori con la qualità della vita degli abitanti” afferma Pierluigi Musarò, Direttore festival IT.A.CÀ.
di festivalitaca.net