• 06/11/2018

L’adultera

I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

11 giugno 2018

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Seppur già sposata Filomena non disdegnava portarsi con l’amica a passeggio lungo le vie principali del paese, sempre ben vestita con abiti attillati, che evidenziavano le sue forme di donna ben fatta.

Quando attraversava la piazza con quel suo portamento fiero e sensuale, attirava gli sguardi avidi degli uomini che spiavano compiaciuti tutte le sue movenze. 

Don Mercurio l’aveva ammirata fin da quando il suo corpo, ancora acerbo, prometteva tutto quello che poi puntualmente avrebbe meritoriamente ottenuto. 

Gli sguardi intensi dell’uomo su quella facile preda erano come nubi nere all’orizzonte, che prima o poi avrebbero portato copiosa pioggia per lenire l’aridità sentimentale della donna e mitigare la sua sete sensuale, inappagata, col marito. 

Ormai attendevano solo l’occasione propizia per manifestare ciò che segretamente avevano intuito entrambi attraverso quegli sguardi sempre più audaci, nel reciproco desiderio di incontrasi e dar sfogo al più presto alla loro attrazione fisica. 

La donna era rimasta fin da subito amareggiata dalla sua recente unione coniugale, con quello che i suoi genitori definivano “un buon partito”, che per lei rappresentava solo amara delusione.

Il primo incontro avvenne di sera e di nascosto con Don Mercurio, in casa della donna, approfittando dell’assenza del marito, sempre impegnato nel suo lavoro. I successivi incontri, sempre con maggiore sfrontatezza avvenivano anche alla luce del giorno. 

Le permanenze dell’uomo in casa di Filomena erano sempre più prolungate, senza ritegno alcuno, ormai pago del desiderio di fondersi nella reciproca voluttà e nella foga di una attrazione fisica smisurata, che stava divenendo anche per lui passione amorosa irrefrenabile e incontrollabile.

Quando al marito fu palesata la tresca, costui cercò con le brutte di ammansire la fedifraga, ma ottenne il risultato opposto. Pur spiata e controllata dal consorte, ella continuò a far pervenire all’amante scottanti biglietti con infuocate richieste. 

I due amanti ormai vivevano la loro passione amorosa senza controllo alcuno, ma sotto l’implacabile controllo della gente del paese che sbeffeggiava la loro tresca negli stornelli cantati a squarciagola da un campo all’altro.

di Vincenzo Colledanchise

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