L’albero della Cuccagna
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchiise
02 ottobre 2018
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Durante la festa del santo patrono, nel primo pomeriggio, prima che scendesse la banda pugliese a rallegrare il paese con le marce musicali, al centro della piazza veniva issato l’enorme palo della cuccagna, alla cui sommità veniva posto il cerchio con i doni prelibati.
Su quell’ambito trofeo veniva appeso un prosciutto, dei salami, formaggi, biscotti, ecc. ; tutte queste leccornie venivano prelevate dagli altarini votivi in onore del santo. Gli altri doni: pasta, uova, vino e olio venivano poi venduti all’ asta sulla cassa armonica per contribuire alle spese dei festeggiamenti.
Uno stuolo di baldi giovani, mossi tanto nell’ esibire la loro forza muscolare quanto a mirare alla conquista delle leccornie poste in alto sul cerchio, avanzavano a turno tentando di salire sull’albero della cuccagna, ma il grasso copioso con cui veniva cosparso il palo li faceva scivolare e precipitare a terra dopo la faticosa arrampicata. Altri, prima di arrivare in cima, esaurite le forze erano costretti a lasciarsi scivolare giù nella lordura totale.
Il pubblico presente si divertiva molto ad osservare quei giovani sporchi e unti che cadevano miseramente a terra, dopo alcuni ardui e vani tentativi. Qualcuno più furbo si cospargeva tutto il corpo di cenere per non scivolare, salendo con bracciate possenti e con le gambe strette a tenaglia intorno al palo e a forza di braccia e di gambe riusciva finalmente nell’impresa.
Il vincitore veniva osannato dalla folla e quando si impossessava di tutto quel “tesoro” la fame era scongiurata per diversi mesi.
di Vincenzo Colledanchiise