• 06/13/2022

L’erba di San Giovanni

Quella pianta che cresce con tale densità di fioritura in grandi macchie di colore giallo è l’ipèrico (Hypericum perforatum L.), appartenente alla famiglia delle Hypericaceae

di Gildo Giannotti (da lafonte.tv)

13 giugno 2022

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Quella pianta che cresce con tale densità di fioritura da risaltare sulle distese in grandi macchie di colore giallo è l’ipèrico (Hypericum perforatum L.), appartenente alla famiglia delle Hypericaceae.
Ampiamente diffusa in tutta Europa, si trova in particolare lungo le strade, nei luoghi incolti, nei prati e nelle radure luminose dei boschi, comunque all’aperto poiché non teme il freddo. Le gemme poste al livello del terreno la rendono inoltre una pianta perennante, in grado cioè di prolungare il suo ciclo vegetativo per più anni.

Il fusto, ramificato nella parte superiore, può raggiungere anche il metro di altezza.

Le foglie, non molto grandi, sono senza picciolo e ricche di essenza balsamica. Il nome della specie, perforatum – dal latino perfŏro, “perforare” -, deriva dal fatto che, se guardate in controluce, le foglie appaiono bucherellate.
I fiori, che ravvivano il fusto eretto della pianta, sono di colore giallo oro, tendente al rossiccio. Riuniti in infiorescenza a corimbo, compaiono fra giugno e luglio, e sono caratterizzati dalla presenza di numerosi puntini neri, strutture ghiandolari contenenti ipericina (un olio rubino). A questa caratteristica sembra rimandare il nome del genere, Hypericum – che viene dal greco hupér, “sopra”, ed eikṓn, “immagine, icona”, con probabile riferimento a quelle ghiandole nere simili a un ricamo sui fiori. La fioritura è molto breve: dopo un giorno i fiori sono già appassiti, si infeltriscono e assumono un colore rosso ruggine.
Diverse sono le leggende che vedono protagonista l’iperico, come quella che lo lega alla figura di san Giovanni Battista, decapitato per volere di Salomè, e nella quale si narra che la pianta sarebbe germogliata dalle gocce del sangue del santo. Per questo viene ricordata, non a caso, anche come erba di san Giovanni. A chiamarla così sono stati probabilmente i primi cristiani, perché è proprio in corrispondenza dell’anniversario del suo martirio (29 agosto) che i petali dei fiori, strofinati, liberano quell’olio rubino. Ma l’iperico è conosciuto come erba di san Giovanni anche in virtù del fatto che la sua fioritura avviene nella seconda metà di giugno, intorno al 24, che, com’è noto, è il giorno in cui nacque il Battista.

Altro suo nome è “cacciadiavoli”, perché si riteneva che avesse il potere di allontanare gli spiriti maligni. Mazzi della pianta venivano infatti appesi alle porte oppure sistemati sotto ai guanciali per garantire una buona notte (mentre posizionati sotto il cuscino di una donna nubile, farebbero sognare il futuro marito). Si narra anche che il diavolo avrebbe cercato di bucare le foglie di iperico per permettere ai suoi seguaci di infiltrarsi nelle abitazioni, ma la pianta, più forte di lui, non gli avrebbe comunque permesso il passaggio: i piccoli puntini che si vedono in controluce ricorderebbero questa antica battaglia. In realtà la convinzione che l’iperico cacciasse i diavoli nasce probabilmente dall’essenza balsamica delle foglie, che emanano un odore viroso piuttosto forte e simile per certi aspetti a quello dell’incenso. Oltre che dagli spiriti maligni, si ritiene che l’iperico protegga anche dal fuoco. E secondo un’altra tradizione, coloro che nell’antichità danzavano intorno al fuoco di san Giovanni con il capo cinto di corone della pianta, dopo i festeggiamenti le lanciavano sui tetti delle loro case per proteggerle dai fulmini.

Dell’iperico si utilizzano soprattutto le sommità fiorite perché ricche di flavonoidi, ipericina e quercitina. Dall’estratto e dalla tintura madre si ottiene una sostanza dalle spiccate proprietà antidepressive e sedative. L’olio essenziale di iperico contenuto nei fiori ha proprietà cicatrizzanti ed emollienti, e stimola la rigenerazione cellulare. Vero e proprio toccasana in casi di eritemi, smagliature e cicatrici, è largamente usato in erboristeria e cosmesi, come prezioso alleato per distendere le rughe del viso e attenuare i segni dell’età.

L’assunzione di iperico è tuttavia controindicata in caso di terapie concomitanti con numerosi farmaci, in quanto può inibirne o addirittura annullarne gli effetti terapeutici. Pertanto, tutti coloro che assumono terapie croniche (per esempio antivirali, antidepressivi, anticoagulanti, ansiolitici, immunosoppressori, contraccettivi, alcuni tipi di antibiotici) dovrebbero verificare nelle schede tecniche dei farmaci assunti se sono presenti interazioni con l’iperico.

Oltre che per preparare infusi medicamentosi da bere al momento del bisogno, in caso di tosse e raffreddore, i fiori e le foglie tenere di questa pianta si possono usare in cucina per rendere più colorate le insalate e per dar loro un sapore particolare. Sono infine ideali per ottenere sorprendenti liquori aromatici e digestivi, come quello che segue.

Liquore digestivo all’iperico
Ingredienti: 1 litro di grappa, 15 grammi di fiori di iperico, un limone tagliato a fette, 200 grammi di zucchero.
Procedimento: mettere in infusione i fiori di iperico in un litro di grappa con un limone non trattato e tagliato a fette. Lasciar macerare per almeno 15 giorni in un luogo fresco e buio. Filtrare e aggiungere uno sciroppo preparato con lo zucchero e 500 ml di acqua, quindi procedere all’imbottigliamento. La stagionatura (6 mesi) renderà la grappa un gradevolissimo digestivo da prendere dopo i pasti

di Gildo Giannotti (da lafonte.tv)

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