La consegna della caldaia di rame
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
3 dicembre 2020
Nel Luglio del 1942 in tutte le piazze d’Italia, e quindi anche nelle piazze molisane, si ebbe a leggere uno strano manifesto che riportava quanto segue:
“ Per l’adempimento della legge, nell’interesse della Patria in armi, vostro e dei vostri familiari, si riporta il testo del decreto 27/2/42 del Sottosegretario di Stato per le Fabbricazioni di Guerra relativo alla requisizione dei manufatti in rame “
La requisizione riguardava tutti i tipici oggetti per uso familiare: tine, conche, mestoli, caldaie da bucato e da mosto, bracieri, brocche, scaldini, che erano indispensabili in ogni casa, per cui vi furono delle vibranti proteste in tutto il Molise.
A Pietracatella ci fu una vera e propria sommossa popolare atta ad impedire la consegna della tina e del paiolo e solo l’intervento del Commissario Prefettizio scongiurò il peggio.
Da Montagano si domandava al Prefetto di specificare se la tina per attingere l’acqua dovesse effettivamente essere consegnata, considerando che i pozzi sono tutti a grande distanza dal paese.
Da Casacalenda il Podestà manda al Prefetto l’istanza della Signora Marietta Sensibile per “esonero consegna caldaia di rame” in quanto la donna svolge la professione di lavandaia e che quell’oggetto è indispensabile al mestiere che esercita, che rappresenta la sua unica fonte di sostentamento per la sua famiglia numerosa.
di Vincenzo Colledanchise