• 03/17/2025

La pietra di Renato

Quel pasticciaccio della Via Crucis ad Oratino

di Redazione forchecaudine.com

17 Marzo 2025

 

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Veniamo a noi. Oratino è il mio paese di origine. Lì sono nato in una notte di un lontano Natale, lì i miei genitori, li, nel cimitero, sono loro sepolti con tutti i miei avi. Li sono cresciuto ed ho conosciuto la vita. Il legame è fortissimo. Con tutti, persone e luoghi, che ogni piccola pietra rappresenta parte importante della mia esistenza. Di Oratino sono i miei amici più cari, quelli ancora in vita e tutti coloro che mi hanno addolorato nel tempo con la loro dipartita. Tutti restano fermi nel gioco della memoria, tutti nutrono il ricordo. Tutti, tra i quali Renato, l’uomo della Pietra, lo splendido erede di una famiglia, i Chiocchio, che hanno rappresentato, con il loro lavoro, la vera ed autentica eccellenza del Molise, basta osservare la Basilica di Castelpetroso, che è stata scolpita, pietra su pietra, quasi tutta dai tre magnifici fratelli.

La premessa era d’obbligo per gli amici che non sono si Oratino e non conoscono la vicenda, una vicenda che sembrerebbe complessa, ma è di una estrema semplicità. Dunque anni fa alcune persone di Oratino decisero, per devozione, di commissionare a Renato tutte le rappresentazioni della Via Crucis. L’intento età di donare qualcosa di prezioso alla chiesa, perché sia a disposizione dei fedeli una opera complessiva che davvero fosse considerata l’opera d’arte di chiara ispirazione oratinese, un paese dove la Pietra ha da sempre avuto una importanza fondamentale, visto la valenza dei suoi scalpellini. Renato lavorò alacremente (posso testimoniare di persona, visto la presenza in molte delle sue sedute laboratoriali) e dopo il tempo necessario mise a disposizione dei committenti le opere d’arte. Esse furono così donate alla comunità dei fedeli, accettate pienamente dalle dirigenze clericali e posizionate nella chiesa madre del paese.
Dopo tanto tempo, però, fu deciso di rimuoverle, per sostituirle con degli stampi in gesso, di fattura non certo pregiata, ma di quelle similindustriali che sono presenti in tante chiese del mondo. Una rimozione senza ragione e davvero molto, ma molto criticabile.
Da allora sono “sparite”.
Qualcuno afferma, come in una indagine alla Chi lo ha visto?, di averle percepite come nascoste in un qualche magazzino, sottratte totalmente alla devozione dei fedeli. Nel tempo sono state prodotte molte critiche sul gesto di sottrazione ed avanzate numerose proposte per rimettere le opere al loro posto, che è quello naturale in chiesa e non certo in un museo, che tra l’altro non esiste nel paese. Ma niente da fare, il diniego è sempre stato ribadito dal parroco, che a suo tempo era subentrato al vecchio parroco ed aveva lui stesso provveduto alla rimozione delle opere.
Niente da fare.
Nessuno, neanche il vescovo uscente era sembrato sensibile alla richiesta. Neanche il vescovo attuale, che ha, insieme ai suoi collaboratori, avanzano l’unica proposta di collocare le opere nella cripta della chiesa, un luogo non certo adeguato alla disponibilità dei fedeli. Si fatto a me sempre una ulteriore sottrazione, togli le opere da un magazzino o e comunque le nascondi in un luogo veramente non giusto. Soprattutto non le restituisce alla concreta sacralità del luogo, mortificandole di nuovo e sottraendole alla devozione dei fedeli, contraddicendo le antiche scelte e desideri dei committenti ed anche degli uomini di chiesa che le avevano accettate.
Ora io penso che è evidente la volontà a non ricollocare le opere d’arte. Penso che ogni cosa i cittadini, che hanno avanzato da anni la proposta, faranno o decideranno di fare non cambierà assolutamente niente. Ci sarà sempre un impedimento, un distinguo, un’altra nuova mortificazione. Nessuno sembra avere un pensiero positivo. A chiacchiere ognuno vuole contribuire ad una pacificazione, ma la realtà è che il paese sembra sempre più diviso. È evidente che Oratino ha perduto da tanto tempo quel primato culturale che lo contraddistingueva dagli altri paesi molisani. Ormai siamo davvero messi male e credo che il corpo complessivo della chiesa locale, con l’approvazione della diocesi, si sia ormai schierato e, senza considerare alcun margine di manovra, abbia deciso di annullare ogni proposta. L’idea che mi sono fatto è che hanno messo sul tavolo soltanto la loro decisione e che o si sceglie questa o niente da fare.
La pietra di Renato in questo caso è pesante e serve per chiudere ogni possibile passaggio verso una giusta soluzione. Nessuno spiraglio di luce, solo un gravoso diniego. Io penso sia arrivato il momento di negare, per molti cittadini, il senso di appartenenza. La comunità è, a mio parere, molta e defunta e niente sarà utile a riportare quella serenità collettiva che era invidiata da più parti. Credo sia anche arrivato il momento della disobbedienza e considerare altre comunità di fedeli, magari sacrificando il proprio tempo e ripara di a solo qualche chilometro di distanza, dove magari le cose non sono sempre magnifica, ma almeno non così insultanti. Un’ultima distanza dall’inquilino di via Mazzini a Campobasso, che ha dimostrato, con una proposta assai mortificante, di aver poco rispetto per dei cittadini di un paese, che da anni chiedono una ricollocazione preziosa, che probabilmente sarebbe utile a pacificare molti animi e favorire la ricostruzione del percorso di una comunità oggi assai degradata e quasi allo sbando.

 

di Giuseppe Pittà

 

17 Marzo 2025

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