• 12/18/2024

La ragazza del treno

Attenzione alle piccole e grandi ingiustizie, che non vediamo

di Domenico Iannacone – fb

18 Dicembre 2024

 

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Ieri, sul treno che mi riportava a Roma, è accaduto qualcosa che mi ha lasciato l’amaro in bocca.

A Orte è salita una ragazza giovane, dai capelli neri e luminosi.

Si è seduta sul posto di fronte a me, dall’altra parte del corridoio.

Dopo poco, è arrivato il controllore, chiedendo i biglietti a tutti. La ragazza ha mostrato la sua tessera e lo scontrino dell’abbonamento annuale. Il controllore, con tono freddo e meccanico, le ha obiettato che la tessera risultava non valida e che lo scontrino, che lei aveva conservato in una custodia trasparente, era una fotocopia e non l’originale. La ragazza ha spiegato con grazia che porta la fotocopia solo perché la carta dell’abbonamento scolorisce col tempo, e che da dieci anni viaggia ogni giorno per venire a Roma a studiare, senza che nessuno le abbia mai detto nulla.

C’è un’agitazione nelle sue parole, la stessa agitazione di chi sa di non aver fatto nulla di male eppure deve difendersi, suo malgrado, da qualcosa. Cerca di incrociare il suo sguardo, ma l’uomo non la fissa mai. Continua a ripetere, senza mai voltare la testa, che l’abbonamento non è valido e che dovrà farle la multa. Mentre gli porge il documento, vorrebbe piangere, ma resiste e non si lascia andare.

Spero, in quel momento, che l’uomo capisca, che le dica qualcosa sul regolamento assurdo, ma che non la punisca per qualcosa che non ha fatto. Invece no, il controllore non cambia atteggiamento, continua il suo rituale con una freddezza che toglie ogni speranza. La ragazza riceve la multa: 105 euro da pagare, con una sensazione di vuoto che non riesce a nascondere, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Non piange, ma è come se l’avesse fatto. Resta lì, persa nei suoi pensieri, guardando fuori dal finestrino.

Arriviamo in stazione. Mentre stiamo per scendere, non riesco a trattenere il bisogno di dirle qualcosa. Mi avvicino e le parlo, dicendole che ho visto la scena e che voglio esprimerle la mia solidarietà. Si sorprende, ma mi dice con fermezza che l’abbonamento è regolare e che non merita quella multa. Mi offro di accompagnarla e aiutarla a far valere le sue ragioni.

Mi dice di chiamarsi M., che la sua famiglia è di origini peruviane e che frequenta il primo anno di Accademia della Moda. Ogni giorno prende quel treno per andare a lezione. Mentre parla, la vedo rilassarsi e la sua frustrazione si scioglie lentamente.

Ho fretta, mi aspetta una riunione, ma non posso andare via senza fare qualcosa. Raggiungiamo la biglietteria e facciamo la fila. Una ragazza gentile ci dice che bisogna per forza pagare la multa, e poi fare reclamo. C’è anche da verificare l’abbonamento allo sportello della metro. Compiliamo il modulo di reclamo, poi corriamo giù nel sottopassaggio della metropolitana. Altra lunga fila. Arriviamo alla cassa, raccontiamo la storia. La verifica è positiva: l’abbonamento è valido, leggibile. Chiediamo un duplicato del pagamento e ce lo danno.

Torniamo allo sportello di Trenitalia. Mi faccio largo, cerco un responsabile, che finalmente ci ascolta. La storia gli sembra assurda: ci dice che il controllore avrebbe potuto fare una multa ridotta, come se avesse dimenticato l’abbonamento, invece l’ha trattata come se non avesse biglietto. Forse riusciremo ad annullarla, ma dobbiamo spostarci in un altro ufficio.

Intanto sono già passate due ore e io non posso restare ancora. Chiedo al responsabile di assisterla, di non lasciarla sola. A M. do il mio numero per avere poi notizie. Me ne vado, arrabbiato, deluso per quello che è accaduto.

A sera ricevo un messaggio: “Sono M., voglio ringraziarla per quello che ha fatto per me oggi. Mi sono sentita meno sola. Pagherò la multa di 5 euro e presenterò il reclamo. Grazie di cuore.”

Quelle parole mi hanno rincuorato, ma un velo di amarezza mi è rimasto addosso.

Quella ragazza poteva essere mia figlia, e forse proprio per questo mi ha colpito tanto. Ho pensato alle piccole e grandi ingiustizie, che non vediamo e che ogni giorno si consumano nel grande mare della vita.

di Domenico Iannacone – fb

18 Dicembre 2024

 

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