La Tresca e la Trebbiatura
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
6 luglio 2020
LA TRESCA DEL GRANO SULL’ AIA
Lavoro disumano dei nostri avi svolto al caldo di luglio.
Prima dell’avvento delle mietitrebbie si effettuava la “tresca” del grano, che si svolgeva sull’aia, ampio spazio di terra battuta sul quale si accumulavano i covoni di grano.
Si scioglievano i covoni e si spargevano sull’aia ben pulita, dapprima si faceva girare l’asino sui covoni per calpestare le spighe, al fine di separare la paglia dal grano, quindi si faceva trainare a circolo dall’animale una pesante pietra zigrinata, onde frantumare ulteriormente e meglio le spighe.
Poi, pazientemente, bisognava che si sollevasse il vento per “ventilare” il tutto con le forche e permettere che il vento portasse lontano la paglia residua e liberare a terra solo i chicchi di grano. Infine, muniti di crivelli si liberava la poltiglia residua del grano dalla pula per ottenere il prodotto finito ben pulito.
Non c’è da meravigliarsi se dopo tanto duro e paziente lavoro i nostri avi, prima di mangiare una fetta di pane la baciassero, attenti a non far cadere mollica alcuna.
(Foto: Tresca di grano sull’aia di Peppe Evangelista “Maccarnare” alla Taverna di Toro.)
LA TREBBIATURA
Anticamente si utilizzavano le aie per battere e ventilare il grano della raccolta. Con la comparsa delle trebbie si pose fine a quel lavoro infernale che richiedeva sudore e tempo infinito.
Con le macchine trebbiatrici, azionate tramite lunga cinghia di cuoio da un trattore, si otteneva senza molta fatica sia il grano sia il prezioso scarto, la paglia.
La paglia era necessaria a tutti i contadini per le “lettiere” degli animali ricoverati nelle stalle. Di paglia si rifornivano anche fornai per alimentare il fuoco dei forni.
(Foto :Trebbiatura a Larino – Archivio fotografico Pilone- Larino)
di Vincenzo Colledanchise