Le ‘Ndocce di Agnone
Il rito del fuoco più grande d’Italia e del mondo
di Paola Giaccio – fb
10 Dicembre 2024
È il rito del fuoco più grande d’Italia e del mondo, la ‘Ndocciata, Patrimonio d’Italia per la Tradizione.
Da documenti scritti (per lo più giornali locali) si hanno testimonianze di questa tradizione magico- rituale, quale è giunta fino a noi, fin dai primi anni dell’800.
Come leggiamo dal libro di Domenico Meo:
“Le ‘Ndocce di Agnone: i fuochi della Vigilia di Natale” (ma da tanti anni, si svolge anche nella prima decade di dicembre), i padri-protagonisti di questa tradizione sono i contadini.
Un rito agreste dunque colmo di significati simbolici, parte del linguaggio della semplicità contadina.
“Mentre la ‘Ndoccia ardeva – scrive lo studioso –si traevano auspici: se soffiava la borea si prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il vento. Se schioppettava andava bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la storia delle tradizioni popolare, sono contro le streghe, considerate un vero e proprio male della società rurale”.
Cinque sono i gruppi che animano la sfilata:
- la contrada di “SANT’ONOFRIO”, il gruppo più antico;
- “CAPAMMONDE E CAPABALLE”, il gruppo che rappresenta Agnone centro;
- la contrada “COLLE SENTE” può definirsi il gruppo di “alta quota”. Proviene infatti da un nucleo abitato situato a ovest di Agnone oltre i 1000 metri di altitudine;
- la contrada “GUASTRA” anche se appartiene amministrativamente al comune di Capracotta è legata da sempre a questa tradizione agnonese;
- “SAN QUIRICO” rappresenta il territorio rurale di Agnone più a valle.
I portatori camminano sicuri, nascondendo lo sforzo,
anche quando non ce la fanno più.
E danzano lungo il percorso, roteando su se stessi simili a pavoni dalla gigantesca coda di fuoco.
Mostrano a tutti la loro forza, il coraggio e la maestosità delle fiamme che li circondano.
È il rito antico che si ripete.
Si ripete creando emozioni intense, coinvolgenti e commoventi,
Un’emozione che anche Giovanni Paolo II volle far vivere ai romani ed ai pellegrini di tutto il mondo accogliendola in piazza San Pietro nel 1996.
“Grazie di questo spettacolo, grazie per il falò della fratellanza – disse il Pontefice –
Grazie alla diletta città di Agnone…il fuoco purificatore che i vostri padri accendevano in occasione del solstizio è divenuto segno di Cristo, di Gesù luce del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano che Cristo è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in portatori di gioie per il Natale, ad Agnone ed al Molise tutto”.
L’immagine ancestrale che richiama significati che sembrano persi ma che in realtà sono sempre presenti: fertilità, forza creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le grandi fiamme delle ‘Ndocce.
(Foto: di Tommaso Labella dicembre 2017- Questa NDOCCIA pesa circa 150 kg!)
di Paola Giaccio – fb
10 Dicembre 2024