L’inquinamento atmosferico è causa di 1 morte su 4 nel mondo
Uno studio dell’associazione dei Medici per l’Ambiente spiega e quantifica le conseguenze sulla salute e i costi dell’inquinamento atmosferico, suggerendo anche azioni per ridurne l’impatto
di Francesco Bevilacqua (da italiachecambia.org)
14 Febbraio 2025
“L’ inquinamento atmosferico rappresenta il maggiore rischio per la salute per i cittadini europei“. Comincia così il position paper pubblicato recentemente da ISDE, l’associazione Medici per l’Ambiente, che si occupa in particolare dell’impatto che la crisi ambientale ha sulla salute umana e del pianeta. Il documento riassume tutte le posizioni emerse in occasione di un webinar di aggiornamento sui principali problemi connessi all’inquinamento dell’aria per una strategia comune.
L’inquinamento atmosferico è un killer silenzioso ma implacabile. Come fa notare ISDE nel position paper, secondo un’analisi condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 23% delle morti nel mondo — e ben il 26% tra i bambini sotto i cinque anni — può essere ricondotto a fattori ambientali modificabili. Già, perché l’obiettivo del documento non è solo quello di suonare un campanello d’allarme e presentare dati e numeri del problema, ma anche quello di indicare possibili soluzioni, “affinché i medici possano approfondirne i vari aspetti da utilizzare sia per informare correttamente i cittadini che per avere un ruolo efficace di advocacy“.
L’IMPATTO DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO SULLA SALUTE
Come sottolinea Giovanni Viegi – ricercatore dell’Istituto di Fisiologia Clinica CNR di Pisa e membro dell’ISDE – “l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio evitabile che causa un onere elevato per la società con un elevato numero di decessi, disturbi sanitari, disabilità ed enormi costi socioeconomici, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito”. Gli effetti clinici associati all’inquinamento atmosferico sono decine, raggruppabili in tre macrocategorie: respiratori, cardiovascolari e condizioni neurologiche e psichiatriche come Alzheimer, Parkinson o ritardo nello sviluppo neurologico dei bambini.
L’epidemiologo Paolo Crosignani fa notare che l’inquinamento atmosferico non solo provoca l’aggravarsi delle condizioni di salute delle persone fragili, incrementandone la mortalità, ma induce anche un peggioramento dello stato delle persone sane, “rifornendo il pool delle persone suscettibili che si ammaleranno o moriranno nei giorni successivi se il livello di inquinamento rimane elevato”. Va comunque sottolineato che l’aumento di ricoveri e mortalità nel breve termine di persone fragili non rappresenta una semplice anticipazione di eventi che sarebbero comunque accaduti in breve tempo, ma è un danno netto per la salute della popolazione esposta.
Ciononostante la preoccupazione maggiore è sempre destata dagli effetti a lungo termine, che rimangono nettamente superiori agli effetti a breve termine. Esiste infatti una relazione di proporzionalità diretta tra livelli di inquinamento ed effetti sulla salute certificata da numerosi studi. L’azione a lungo termine dell’inquinamento comporta una diminuzione della speranza di vita per tutta la popolazione esposta: dall’analisi dei dati, ISDE desume che ogni dieci microgrammi di inquinante gassoso per metro cubo di aria ambiente in più di esposizione a lungo termine a PM2.5 l’aspettativa di vita si accorcia di almeno 8 mesi.
Per questo è importante agire subito e con decisione. Sempre parlando di polveri ultrasottili, uno studio ha evidenziato che la diminuzione delle concentrazioni di PM2.5 comporta una diminuzione del rischio di mortalità per neoplasia polmonare già tre anni dopo il momento in cui l’inquinamento è calato. “Questo – sottolinea ISDE – significa infatti che provvedimenti per la riduzione dei livelli di inquinamento possono riflettersi in benefici quasi immediati sulla salute della popolazione, anche sugli effetti a lungo termine che sono i più importanti”.
I COSTI ECONOMICI
Il position paper non si dimentica di quantificare anche i costi economici legati all’inquinamento atmosferico, identificando diverse voci: costi sanitari, mortalità prematura, danni ambientali, perdita di produttività al lavoro, costi di pulizia, impatto su turismo e attività ricreative, costi di conformità normativa e costi di mitigazione del cambiamento climatico. Naturalmente è molto difficile quantificare con precisione questi costi, ma sono diversi gli studi che ci hanno provato. Uno è stato realizzato nel 2016 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e ha stimato che i costi totali dell’inquinamento atmosferico per la regione di competenza – 38 paesi disseminati in 4 continenti – ammontavano a circa 1.100 euro annui pro capite.
Il documento offre anche una lettura positiva dell’aspetto economico, provando a quantificare i benefici per la società derivanti da una riduzione costante e migliore dell’inquinamento atmosferico, i quali – come emerge dagli studi – superano di gran lunga i relativi costi. Secondo le stime della Commissione Europea infatti, i costi diretti annuali per conformarsi ai vari scenari strategici analizzati nell’ambito della valutazione d’impatto che accompagna la direttiva europea sul miglioramento della qualità dell’aria si collocano tra 3,3 e 7 miliardi di euro.
Una cifra considerevole, che però è notevolmente inferiore rispetto al valore monetario dei benefici per la salute e l’ambiente che si potrebbe generare, che si attesta tra i 36 e i 130 miliardi di euro nel 2030. Questo dimostra che i benefici della politica in materia di qualità dell’aria superano di gran lunga i costi della sua attuazione. La proposta odierna contribuirà a ottenere un notevole miglioramento della qualità dell’aria in tutta Europa entro il 2030, portando a benefici annuali lordi stimati tra 42 miliardi di euro e fino a 121 miliardi di euro nel 2030, per meno di 6 miliardi di euro di costi all’anno. Questi studi dimostrano il sostanziale onere economico che l’inquina
COSA FARE?
Il position paper di ISDE avanza in conclusione una decisa richiesta alle istituzioni italiane ed europee di adottare misure urgenti, tra cui:
- Recepire immediatamente i limiti di qualità dell’aria OMS, senza aspettare il 2030
- Ridurre drasticamente l’uso di combustibili fossili, incentivando le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile
- Potenziare il monitoraggio della qualità dell’aria, con sistemi di allerta efficaci per la popolazione
- Promuovere campagne di sensibilizzazione per ridurre l’uso di biomasse e migliorare l’efficienza energetica degli edifici
- Aumentare il ruolo della sanità pubblica nella prevenzione e nel monitoraggio delle patologie legate all’inquinamento
L’inquinamento atmosferico è il principale rischio ambientale per la salute pubblica in Europa e in Italia. Secondo l’OMS, ogni anno nel mondo circa 8,1 milioni di persone muoiono prematuramente a causa dell’aria inquinata, mentre l’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che solo nel nostro Paese l’esposizione agli inquinanti atmosferici provochi decine di migliaia di decessi prematuri all’anno. “Proteggere la salute pubblica significa ridurre subito le emissioni e adottare politiche più ambiziose”, conclude Roberto Romizi, Presidente ISDE Italia. “Chiediamo alle istituzioni di agire con urgenza per garantire un’aria più pulita e una migliore qualità della vita per tutti i cittadini”.
Clicca qui per consultare il position paper di ISDE sull’inquinamento atmosferico.
di Francesco Bevilacqua (da italiachecambia.org)
14 Febbraio 2025