• 01/24/2025

L’Occidente verso una destra radicale

Le idee populiste, xenofobe, nazionaliste, illiberali, autoritarie e talora apertamente fasciste e naziste penetrano tra gli elettori di Stati dove la democrazia è sempre più in crisi

di Umberto Berardo

24 Gennaio 2025

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Nelle elezioni europee del giugno 2024 si è registrata fondamentalmente una tenuta della coalizione tra conservatori e socialdemocratici nel Parlamento Europeo, ma l’avanzata della destra è stata innegabile e potrebbe insieme all’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America rappresentare per diversi aspetti un indebolimento dell’Unione Europea.

In realtà il vento di destra soffia sul vecchio continente da diversi anni.

Partiti sovranisti, nazionalisti, ultraconservatori, neonazisti o parafascisti, complice un astensionismo sempre più elevato, sono stati premiati dagli elettori in molti Paesi europei.

Se l’epicentro del fenomeno si è avuto in Francia dove Macron è stato costretto a sciogliere l’Assemblea Nazionale, in Germania con la crisi del governo di Olaf Scholz e in Austria, è pur vero che la destra radicale sta ottenendo sempre più consensi in molti Stati in alcuni dei quali è al governo ormai da qualche anno come in Italia, Gran Bretagna, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Croazia, Lituania e Slovacchia.

Non possiamo dimenticare che in Svezia un esecutivo è possibile grazie all’appoggio di un partito ultraconservatore, nazionalista e xenofobo, che in Spagna, Francia e Germania le forze conservatrici sono in forte crescita e che la Brexit si è avuta su iniziativa dell’Ukip, il movimento reazionario di Farage.

Questa neo destra, piuttosto variegata nelle idee e nelle posizioni politiche, potrebbe essere divisa in due schieramenti che vedono da una parte i filoatlantici vicini al conservatorismo trumpiano e dall’altra i filoputiniani legati alle forme di autoritarismo russo.

Nel Parlamento Europeo sono presenti due gruppi ovvero i Conservatori e i Riformisti Europei.

Anche se spaccati nelle loro concezioni politiche, tuttavia questi movimenti hanno in comune il rifiuto dell’atlantismo e soprattutto del sistema democratico.

Come alternativa di organizzazione dello Stato non disdegnano di guardare al sistema politico illiberale di Victor Orban, al crescente autoritarismo plutocratico della Russia o al turbocapitalismo statunitense con i quali non mancano legami economici di finanziamento; alcuni poi fanno chiaro riferimento alla follia di esperienze fasciste e naziste.

Sono divisi sulla guerra in Ucraina, ma sostengono posizioni imperialiste e guerrafondaie diventando sempre più complici dei conflitti in corso, hanno un’avversione totale per l’immigrazione e le politiche ambientaliste, sono euroscettici e sono convinti di essere gli unici a rappresentare le istanze della popolazione contro il fallimento del sistema liberale e dei partiti tradizionali moderati e progressisti.

L’affermarsi di Donald Trump negli USA completa il quadro di un vento di autoritarismo di destra già stabilmente affermato in Russia, in Cina e in molti Paesi arabi, ma anche in Venezuela, Argentina e in tante altre realtà.

Le idee populiste, xenofobe, nazionaliste, illiberali, autoritarie e talora apertamente fasciste e naziste penetrano tra gli elettori di Stati dove la democrazia è sempre più in crisi e cresce purtroppo il fenomeno dell’astensionismo dovuto a leggi elettorali che non permettono più agli elettori una scelta piena né garantiscono un sistema di rappresentanza decente.

Per ora il Parlamento Europeo non è stato messo in crisi da tale affermazione politica della destra, ma, ove questa crescesse ancora con il sostegno del nuovo potere finanziario del capitalismo digitale, sicuramente sarebbe un pericolo per l’Unione Europea che vive già difficoltà di carattere economico e finanziario.

Il paradigma di questa crescente destra radicale si fonda su diversi principi di riferimento: la concentrazione del potere, l’ostentazione della ricchezza e del successo, rappresentate da un precursore come Berlusconi, un egoismo senza precedenti, sbandierato continuamente dallo slogan “prima gli italiani” della Lega o dall’altro “America First” relativo all’isolazionismo americano, il consumo e un divertimento posti al di sopra di qualsiasi altro diritto, la competizione come simbolo ed emblema di un egoismo alla base di provvedimenti come quello del Governo italiano sull’Autonomia Differenziata, un nazionalismo che esclude qualsiasi forma di apertura a un internazionalismo solidale e un concetto di sicurezza che rifiuta e cerca di bloccare ogni forma di dissenso.

L’esclusione degli immigrati e il conseguente rimpatrio ha portato Trump a parlare di una loro “deportazione” mentre in Europa si è coniato il neologismo “remigrazione”.

Non siamo evidentemente davanti a un modello di collettività con fondamenti istituzionali e sociali derivanti da un confronto democratico e da una ricerca culturale ed etica allargata e condivisa, ma a scelte che rappresentano il frutto di una demagogia accattivante e subdola, fondata oltretutto sul concetto di una dittatura della maggioranza che, emarginando il parlamento come massima istituzione per la rappresentanza delle istanze dei cittadini e ridimensionando la divisione dei poteri nello Stato, pretende d’imporre addirittura riforme dei principi e delle regole fondamentali dei singoli Stati e della stessa Unione Europea.

È accaduto così che in Italia poco più di un quarto di aventi diritto al voto ha portato al potere una classe dirigente di destra dimenticando la sua corresponsabilità pregressa in scelte davvero assai discutibili fatte con i governi berlusconiani. 

La percezione della verità, della libertà, della giustizia sociale ma soprattutto del concetto di democrazia non si è solo indebolita, ma sta svanendo.

Se in questi anni stiamo avendo in tutto il mondo tanti elettori transfughi verso la destra radicale, dobbiamo sforzarci tuttavia di cercarne le ragioni di tipo economico, politico e sociale.

La protezione fiscale da parte dei partiti conservatori degli interessi personali e di quelli dei gruppi sociali che contano per l’acquisizione del consenso credo sia la prima ragione di un tale cambiamento nelle scelte dei votanti.

La difesa del proprio benessere personale nel breve periodo prevale nettamente sulle necessità collettive e sul futuro della società come del creato.

La rinuncia a eliminare il lavoro nero o quello precario e sottopagato come la predisposizione di concordati e di condoni che ovviamente escludono una riforma progressiva dell’imposizione fiscale con il conseguente aumento crescente del debito pubblico in tanti Paesi fra i quali l’Italia hanno proprio lo scopo di andare incontro a fasce larghe di elettorato che mettono in primo piano la difesa della propria ricchezza.

Il ceto medio, i pensionati e gran parte dei lavoratori poi sentono le forze politiche moderate e progressiste, ma anche ciò che rimane della cosiddetta sinistra, lontane dalle lotte portate avanti dal sindacato e dal movimento studentesco a fine anni sessanta del secolo scorso per tutelare i diritti sociali; per questo giudicano le loro posizioni politiche deboli e talora non dissimili da quelle della destra.

 Gli ultimi governi nei cosiddetti Paesi democratici dell’Occidente hanno manifestato davvero grande confusione nelle decisioni relative alla promozione di tre valori fondamentali quali quelli della libertà, della pace e della giustizia sociale.

La stagflazione e il fermo della produzione industriale in Europa come il tentativo del Partito Democratico statunitense di tassare con Biden le plusvalenze, ma soprattutto l’incapacità di una programmazione razionale con idee all’altezza dei tempi da parte delle forze politiche democratiche, ripiegate ormai solo nel sostegno di taluni diritti civili tra l’altro a volte anche discutibili, sono state altre ragioni che hanno continuato a spingere l’Occidente verso governi reazionari.

I tentativi di normalizzazione della destra nel mondo con un Donald Trump che viene rieletto, nonostante i suoi gravi problemi con la giustizia per l’episodio di Capitol Hill e per le sue vicende personali, e con Viktor Orban al potere da ormai quasi vent’anni in Ungheria, malgrado le tante negazioni di diritti umani, credo debbano seriamente preoccupare quanti rifiutano esperienze di potere autoritario e comunque illiberali.

Un’apprensione aggiuntiva è dovuta a questo montante potere dei giganti della tecnologia digitale che stanno sempre più sostenendo Trump su questa linea autoritaria indirizzata a contrastare le battaglie europee per tassare le piattaforme informatiche e normare il loro funzionamento con regole a tutela della veridicità delle informazioni.

Tali provvedimenti di regolamentazione dovrebbero essere un modello capace di creare un argine al liberismo sfrenato di Trump e al monopolismo oggi portato avanti da Elon Musk con un appoggio scandaloso alle forze di estrema destra in Europa tutte invitate alla cerimonia d’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America in un contesto costituito da una platealità vicina a un esibizionismo francamente ridicolo.

Il discorso di Donald Trump lunedì alla Casa Bianca davanti alla plutocrazia americana costituita dai tecno-oligarchi è stato semplicemente agghiacciante, oscurantista e sconvolgente!

I provvedimenti da lui annunciati sono semplicemente sconcertanti e rischiano di minare alla base qualsiasi dialogo di convivenza con gli altri popoli. 

Affidare allora oggi ai satelliti di Musk i sistemi di comunicazione da parte degli Stati europei sarebbe davvero assai rischioso.

Dunque, invece che normalizzare soggetti come Trump, Le Pen, Orbán, Wilders o da noi Meloni e Salvini, abbiamo la necessità di opporci alla deriva dei sistemi democratici rifondandoli nella partecipazione, nella libertà e nel rispetto dei diritti.

Più che continuare soltanto a collegare criticamente le neo destre ai loro riferimenti nazi-fascisti, dei quali si deve impedire ogni tentativo di esaltazione e ricostituzione, occorre combatterne le idee errate e pericolose con la forza di visioni della società credibili ed efficaci nella soluzione dei problemi.

L’estrema destra, male oscuro dell’Europa, non è incurabile e la sua attuale onda lunga va assolutamente scardinata dai nostri sistemi politici.

Il primo obiettivo è quello di dotarsi di leggi elettorali capaci di garantire ai votanti una libera scelta dei propri rappresentanti nelle istituzioni eliminando qualsiasi potere dei partiti nel procrastinare la classe dirigente al potere senza possibilità di alternanza.

Dobbiamo poi intensificare in Europa gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione tecnologica per impedire di dover dipendere da infrastrutture esterne nel sistema di comunicazione e nel e-commerce, ma anche per respingere i condizionamenti possibili sull’elettorato da parte di hacker o delle stesse piattaforme informatiche.

L’Unione Europea conta attualmente 449,2 milioni di abitanti.

Evitando egoismi dettati dal populismo sovranista di ogni genere, essa deve far valere con una chiara unità d’intenti di tutti i suoi ventisette Stati la sua forza commerciale per bloccare la persistente volontà monopolistica e imperialista degli Stati Uniti, della Russia e della Cina.

Rendersi indipendenti significa per noi europei trovare il modo per liberarsi dai condizionamenti nelle scelte che ci derivano dall’appartenenza alla NATO e trovare le modalità per rendersi il più possibile autonomi soprattutto sul piano energetico con una fonte alternativa a quella dei combustibili fossili.

Opporsi a chiunque cerca di demolire il progetto europeo, purtroppo oggi solo limitatamente realizzato, significa andare avanti con l’attuazione degli Stati Uniti d’Europa.

Contro ogni forma d’individualismo e di nazionalismo, la ricostruzione di formazioni politiche realmente democratiche in Occidente richiede la capacità di disegnare e fondare una società solidale che ritorni a un welfare in grado di dare a tutta la popolazione servizi adeguati e funzionali a una elevata qualità dell’esistenza.

Per questo occorre tutelare la comunicazione liberandola dalla propaganda e dalla superficialità attraverso la ristrutturazione dei sistemi educativi per preparare cittadini liberi, responsabili e democratici.

Tale lavoro è complesso e difficile, ma va iniziato immediatamente perché non possiamo consentire a nessuno di decostruire una democrazia diffusa con un lungo lavoro filosofico, giuridico e politico, fortemente voluta in Occidente e della quale abbiamo un assoluto bisogno.

di Umberto Berardo

lì 24 Gennaio 2025

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