Michele
La libreria di via Veneto a Campobasso
di Giuseppe Pittà
27 Novembre 2024
Michele. Ogni mattina, puntuale e ben sveglio, apriva la sua “Libreria” in via Veneto a Campobasso. Una istituzione, il tocco culturale in una strada di passaggio delle automobili, percorribile per lo più dagli studenti e dalle Persone che avevano a che fare con la Stazione Ferroviaria. Michele era un mio carissimo amico, anzi uno dei miei pochi fratelli.
Lo avevo conosciuto, in una serata assai ventosa, nello stabile dell’ex Organi di Guerra, il luogo che sarà sede, pochi anni dopo, del Liceo Scientifico “Romita” e poi del Conservatorio di Musica “Perosi”, che oggi è ancora ubicato lì. Era la prima volta che ci si incontrava. Io ero andato per partecipare ad una riunione. Eravamo giovanissimi, ma già impegnati in alcuni progetti e programmi di natura solidale. Era stata indetta da loro, che erano i ragazzi di “Nuova Frontiera”, l’Associazione messa su da Leo, il mitico professore Leone, che aveva dato vita, una decina di anni prima al Gruppo Sportivo “Virtus”, che tanti successi e riconoscimenti avrebbe riportato nel nostro povero Molise. Michele e gli altri si stavano occupando allora della raccolta della carta., che poi rivendevano un tanto al chilo e con il ricavato finanziavano, si fa per dire, alcune delle attività di Vicinanza ai bisognosi. Era il 2969, i primissimi anni ’70 e per me il periodo di spola tra Roma ed Oratino, tra la Rivolta Studentesca e l’impegno politico e culturale nel mio paese, quando si pensava di sottrarre la guida amministrativa al controllo degli uomini della grande Balena Bianca, la Democrazia Cristiana. Intanto quella sera, in quella riunione, nacque una bellissima amicizia, che è durata davvero una vita intera, senza un solo screzio, senza conflitti e distanze, una Vicinanza stupenda e straordinaria, come solo certe amicizie sanno essere.
Michele lavorava già. Era un ottimo contabile. Lui stesso si occupava dei numeri dell’Associazione, ma aveva un ruolo in un’altra libreria di Campobasso. La vita aveva scelto per lui questo posto, che sarebbe stato il suo destino, fino al giorno triste dell’abbandono, avvenuto decenni dopo in seguito ad una grande crisi del libro e ad alcuni problemi di natura personale. Intanto ci si frequentava. Tra una riunione ed un’altra, ci si trovava in libreria per qualche acquisto e ogni tanto la prenotazione di un particolare volume. Avevamo un sogno, un luogo di incontro, una libreria che fosse un luogo di aggregazione, dove parlare di libri, ma anche progettare strategie culturali , tutte direzioni per aiutare noi e gli altri a crescere e realizzare il famoso mondi migliore, quello che volevamo fosse il risultato più grande della nostra esistenza. Ma la libreria aveva un’altra proprietà, che mal ci vedeva, poco sopportava la presenza di un gruppo di giovinastri, vestiti in modo insolito, che parlavano e parlavano ed acquistavano poco o niente. La cosa era evidente e però sopportabile, perché ci piaceva molto Alimentare la rabbia di quel tipo, che probabilmente, senza volerlo, ci faceva sentire, con la sua vena negativa ed irritata magari importanti. Po arrivò un bel giorno e il tizio decise di aprire un’altra libreria e Michele fece il luogo passo, riuscendo, attraverso prestiti e molti sacrifici, a rilevare il posto e la “Libreria” divenne sua, totalmente sua, cominciando a gestirla direttamente e fu una gran bella cosa. Divenne così il luogo dei nostri incontri quotidiani.
Finalmente. Iniziammo a parlare di libri e di progetti e propositi. Ci si incontra a ogni giorno, quasi sempre di pomeriggio. Per me era un luogo magico. Ogni volta che tornavo da Roma quasi mi accasavo da Michele, dove riportavo le novità, le chicche letterarie scoperte nella Capitale ma anche le vicende poetiche apprese nelle Assemblee e nelle riunioni con i compagni. Eravamo un bel gruppo di giovani e possiamo dire tranquillamente che quel luogo, più di tanti altri, ci ha formato ed aiutato ad affrontare il mondo, proprio nel periodo del passaggio tra un gioco ancora antico e pieno di contraddizioni e quello della modernità, quando speravamo nella Bellezza e nella serenità di tutti, senza sapere che eravamo assai vicini ad affrontare certi mali che avrebbero inciso per tanti anni ancora, producendo problemi, drammi e tragedie di cui ancora oggi la Storia ci racconta.
E intanto Michele ci manca ogni giorno. Un lungo abbraccio.
di Giuseppe Pittà
27 Novembre 2024