Milano, inquinamento e coronavirus
Allora il problema è l’uso delle auto
di bikeitalia.it
26 febbraio 2020
Uno degli effetti collaterali dell’ordinanza del Coronavirus è che Milano si è desertificata: e fa una certa impressione vedere deserti quegli incroci dove fino a settimana scorsa a qualunque ora del giorno si assisteva a un assedio di mezzi motorizzati in lotta tra loro per la conquista dello spazio.
Le scuole sono chiuse e moltissime persone ripiegano sul telelavoro: se ne stanno a casa invece di andare in ufficio, le metropolitane e i treni del capoluogo milanese sono pressoché deserti e addirittura ci sono dei parcheggi a bordo strada liberi nelle vie del centro.
Al surreale effetto desertificazione di una città che non dorme mai si accompagna una sensazione inusuale e tutto sommato piacevole: l’aria è tornata respirabile e non c’è più quella puzza chimica costante che avvolge ogni angolo della città.
Ma al di là delle percezioni individuali, contano soprattutto i dati oggettivi e su questo ci viene in aiuto l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente che quotidianamente registra le concentrazioni di inquinanti nel territorio e, sorpresa, i dati confermano le sensazioni: da quando noi Lombardi siamo stati messi in quarantena la qualità dell’aria è notevolmente migliorata, come dimostrano le due mappe sottostanti.
Il messaggio delle istituzioni in questo periodo è stato chiaro: “state a casa”.
Uno degli effetti più ovvi di milioni di persone che se ne stanno a casa in inverno è sicuramente un aumento dell’uso dei riscaldamenti domestici (che generalmente restano spenti quando la casa è disabitata) e una riduzione dell’uso delle automobili.
Ma incredibilmente, all’aumentare dell’uso dei riscaldamenti domestici si sono notevolmente ridotte le concentrazioni di PM10 nell’aria in una città che proprio al 18 febbraio aveva sforato per ben 35 volte dall’inizio dell’anno i limiti consentiti di PM10.
Alla luce di questi dati credo che sia ormai assolutamente inconfutabile la malafede di chiunque si ostini a puntare il dito contro le caldaie quando si parla di inquinanti atmosferici.
Il Coronavirus ci sta offrendo un’occasione irripetibile per valutare i rapporti di causa ed effetto tra fenomeni che, altrimenti, sarebbero difficilmente isolabili in un altro modo e il referto è quanto mai chiaro: le automobili sono il nemico della salute pubblica all’interno delle città e quanto prima i nostri amministratori se ne renderanno conto, tanto meglio sarà per tutti.
(Foto: A sinistra vediamo i rilevamenti dei PM10 di ARPA Lombardia per il 18 febbraio-prima dell’ordinanza Coronavirus-, a destra gli stessi rilevamenti per il 25 febbraio-durante l’ordinanza).
di bikeitalia.it