• 06/22/2022

“Nelle Ossa”

“Quello che abbiamo trovato cercando a Sud delle aree interne, nel nostro documentario”

di Ortica (da orticalab.it di 5 mesi fa)

22 giugno 2022

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Il primo teaser di un viaggio lungo un anno che vi racconteremo un pezzo alla volta, cominciando nel giorno del nostro decennale: come se fosse un percorso nel palmo di una mano, col suo centro, le sue linee e le sue dita. Tutto parte e ritorna in quella parte interna/interiore che è l’Irpinia, attraversando gli Abruzzi fino alla Sila e alla Daunia, passando per la Basilicata e il Molise. Vi portiamo con noi.

C’è stato un momento in cui sei giornalisti hanno pensato di dover uscire dalla loro redazione per fare un viaggio: scavallare le montagne, percorrere strade provinciali con un mini van nero, attraversare sentieri a piedi, incrociare con lo sguardo pale eoliche come croci e pannelli fotovoltaici come margherite, solo per provare a raccontare quello spazio che sta a Sud dell’Appennino.

Questa storia è cominciata esattamente un anno fa, calati dentro una zona rossa che rendeva Avellino più sospesa di quanto normalmente sia. In una giornata di silenzio e notizie, ticchettando come al solito sulle tastiere, ci interrogavamo sulle celebrazioni per questo giornale di provincia – ma non provinciale – che oggi compie dieci incredibili anni. E così tra la voglia di fare una festa e il timore di quello che sarebbe potuto essere trecentosessantacinque giorni dopo, abbiamo deciso di fare un documentario.

Lo abbiamo chiamato Nelle Ossa ed è il nostro percorso nel palmo di una mano, col suo centro, le sue linee e le sue dita. Tutto parte e ritorna nel mezzo, in quella parte interna/interiore che è l’Irpinia: il luogo in cui il progetto è nato, snodandosi lungo l’Appennino meridionale.

Come sono le aree interne delle contemporaneità? Attraversandole abbiamo capito che sono fatte di persone, che non significano più soltanto resistenza – o peggio, resilienza – ma rinascita, sperimentazione, nuove soluzioni economiche e sociali, modelli da ripensare. Siamo entrati nelle geografie dell’abbandono, abbiamo dato un volto alle comunità che provano a difendere diritti e servizi faticosamente conquistati nel tempo, lontani dalla retorica dei borghi, tanto quanto da quella della desolazione.

Perciò l’Irpinia è il centro del documentario: l’osso che abitiamo, ogni volta punto di inizio e di fine di un percorso che attraversa gli Abruzzi fino alla Sila e alla Daunia, passando per la Basilicata e il Molise, con lo scopo di riappropriarsi di uno sguardo alla giusta distanza sul nostro territorio, sul suo valore e le sue mancanze. Una tappa al mese per conoscere le persone con cui ci siamo sempre confrontati al telefono, in videochiamata, di cui abbiamo sempre scritto per mezzo di internet, senza riuscire a toccare una realtà simile ma non uguale alla nostra. Questa volta invece abbiamo preparato lo zaino e siamo partiti, il Mezzogiorno che abbiamo visto ci ha lasciati senza parole ed è per questo che a raccontare saranno le immagini, più di tutto.

Ma non le vedrete nell’immediato, il documentario ve lo proporremo qui – dove leggete sempre le voci delle aree interne – un pezzo alla volta, con interviste e fotografie, racconti e appunti di viaggio, vi faremo conoscere i protagonisti della nostra narrazione e i posti in cui abbiamo posato i piedi chiedendoci sempre: come sarà l’Irpinia vista da L’Aquila? E come appare Biccari se la guardiamo da Caposele? La Piana del Dragone e la Valle del Sagittario, il Lago Laceno e il Lago di Scanno, Montefusco e Vaccarizzo, Matera e Calitri, l’Alta Capacità con la stazione Hirpinia e il centro olii di Viggiano, le sorgenti del Sele e il tavoliere delle Puglie, il Cerasuolo naturale bevuto a Vittorito, insieme al Fiano di Contrada Vadiaperti. 

Quando abbiamo percorso l’anello delle Sette Fontane siamo partiti dai piedi del monte Paflagone e dopo diciotto chilometri eravamo in cima: davanti a noi il Cervialto, con i suoi 1809 metri di altitudine, bello e grandioso. A sud, la vista sulla Valle del Sele, fino agli Alburni e al Cilento, con il Cervati ed il Pollino in evidenza: il senso del documentario lo abbiamo trovato nella nostra prima tappa, sulle montagne dell’Irpinia. Spoiler: abbiamo anche bucato una ruota.

E siamo andati avanti, cercando – senza smettere – le ragioni di una vita in una frazione di ventidue abitanti o l’odore del grano in un panificio agricolo della Calabria, quella casa – la prima – riportata alla luce a Grottole, la neve di maggio sul Terminillo in protesta, la bolla nel bosco di Biccari. Fin Nelle Ossa, appunto. Insieme a noi il regista Luigi Cuomo con la sua attrezzatura che ha retto al vento e ai climi sbagliati del meridione interno, a fare da tappeto ad una regia straordinaria ci sono le musiche inedite di Alessandro Francese. E poi noi, che siamo entrati in campo, portandoci addosso quella provincia cronica in cui siamo cresciuti, le nostre riflessioni, quello che sapevamo prima di iniziare, smontandolo e ricostruendolo ad ogni orizzonte che ci siamo trovati davanti.

Se è lo scheletro a tenerci eretti come esseri umani, allora è vero che sono i paesi a fare il Paese. Banalmente perché sono le persone a fare i luoghi e noi lo abbiamo visto. Presto lo vedrete anche voi.

Abbiamo tanti grazie da dire.

VIDEO del doc “Nelle Ossa”

di Ortica (da orticalab.it di 5 mesi fa)

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