• 12/07/2022

Non chiamatela più Strategia Nazionale per le Aree Interne

Nella delibera pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale non ci sono modifiche a quei passaggi che hanno sempre rallentato il percorso di sviluppo dei territori

di Maria Fioretti (da orticalab.it)

7 dicembre 2022

La delibera pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale illustra i cambiamenti nella governance, nei finanziamenti, negli indirizzi e nell’attuazione della SNAI che viene di fatto regionalizzata e anche svuotata di senso: stravolto il metodo, cancellata l’istruttoria pubblica per la selezione, nessuna co-progettazione. Ma non ci sono modifiche a quei passaggi che hanno sempre rallentato il percorso di sviluppo dei territori

È stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 278 (28/11/2022) la delibera Cipess – Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile – che ripartisce le risorse nazionali per il finanziamento della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) 2021-2027 e fornisce indicazioni per la governance dell’intero processo.

Alle 43 nuove aree individuate nella nuova stagione SNAI – in Campania abbiamo Alto Matese, Sele Tanagro e Fortore Beneventano, le altre le trovate QUI – sono destinati 172 milioni di euro, pari a 4 milioni per ciascun comprensorio. Mentre 21,6 milioni saranno suddivisi per le 72 aree della programmazione 2014-2020, per un totale di 300mila euro ciascuna ad integrazione di quanto già finanziato dai rispettivi Accordi di programma quadro.

Per l’attività di assistenza tecnica e di rafforzamento della capacità amministrativa vengono stanziati 5 milioni di euro alla Agenzia per la coesione territoriale. Il documento pubblicato dà anche indicazioni operative sulla costruzione delle strategie d’area che devono dare evidenza delle scelte strategiche e delle direttrici di intervento sia sulle risorse europee (o regionali) che sulle risorse nazionali. Regioni e Province autonome ne coordinano l’elaborazione sulla base di linee guida approntate dalle amministrazioni centrali di settore in materia di servizi essenziali. 

Le strategie di ogni area dovranno essere predisposte entro sei mesi dalla loro diffusione. La delibera appena pubblicata sottolinea la responsabilità delle amministrazioni regionali, con il coordinamento dell’Agenzia per la coesione territoriale. Presso ogni Regione e Provincia autonoma sarà nominata un’Autorità responsabile per le aree interne che sovraintende le attività a livello locale, recepisce le proposte dalle amministrazioni capofila delle varie aree e i rapporti con i diversi livelli istituzionali. Presiede sia la fase di definizione delle strategie che quella attuativa. Le amministrazioni regionali presidiano anche il monitoraggio dei progetti strategici. L’Autorità sarà affiancata da un Comitato di governance unico per le Aree interne del territorio regionale – o della provincia autonoma – sede di confronto e di comunicazione interna a livello regionale, a cui partecipano anche Il Dipartimento per le politiche di coesione, l’Agenzia per la coesione territoriale e le amministrazioni di settore.

Le 72 aree della passata programmazione confluiranno nelle nuove modalità di governance. La sede nazionale di riferimento della SNAI nel suo complesso rimane il Comitato tecnico aree interne.

Dunque è tutto stravolto. Ma bisogna provare a capire come, punto per punto: dalla parte finanziaria, agli indirizzi, passando per la governance e l’attuazione.

Dalla sperimentazione di una politica place based – partita nel 2013 su impulso dell’allora ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca – la Strategia Nazionale Aree Interne col tempo si è appesantita, subendo i colpi della burocrazia, fino allo stato attuale: quest’ultima delibera infatti non recepisce alcuna valutazione della SNAI, ma apporta soltanto delle modifiche, senza dare atto delle attività realizzate o indagare cosa ha funzionato e cosa no nelle 72 aree in cui la Strategia è stata attivata.

Della SNAI la provincia di Avellino è stata protagonista: l’Alta Irpinia – col suo Progetto Pilota – c’era quando tutto è cominciato, vale a dire otto anni fa, quando Fabrizio Barca – insieme ad un team di consulenti che si muoveva sui territori – dava il via alla sperimentazione, con venticinque comuni in forma associata che per la prima volta si sedevano intorno ad un tavolo, realizzando un preliminare che si, avrebbe potuto cambiare la vita dei territori. Scuola di comunità, filiera comunitaria della salute, trasporti e mobilità per creare connessioni, banda larga e agenda digitale. Ma il nostro non può essere definito un caso di successo, piuttosto è uno dei casi in cui la Strategia non ha retto, dove la coesione tra Comuni non è aumentata, né sono stati realizzati tutti gli interventi, tantomeno si è avviata la gestione associata.

Andiamo avanti. È sulla governance che sono state introdotte alcune novità che differiscono ampiamente dal metodo iniziale, burocratizzando sempre di più il processo. Il punto più critico è che le proposte non arrivano più dai territori, che scompaiono completamente dalla nuova governance. La parola Comuni, ad esempio, non compare mai nella delibera. Manca anche la fase dell’istruttoria pubblica – vale a dire ascolto e condivisione delle proposte, con le missioni di campo del Comitato Aree Interne che le verificava e le selezionava – che era alla base della SNAI, sostituita da un’istruttoria meramente tecnica, il che significa che le proposte per le nuove Aree vengono fatte direttamente dalle Regioni. Le Regioni avranno consultato i territori? È in dubbio. Sembra quasi che i perimetri siano calati dall’alto, quando – in realtà – è il territorio che dovrebbe auto-riconoscersi come sistema territoriale permanente.

Importanti sono anche i termini per la definizione delle Strategie d’Area che devono concludersi entro sei mesi, indicando i progetti e anche i CUP – che ora si chiamano Progetti Integrati Aree Interne – che identificano gli investimenti. Questo può significare solo una cosa: il lavoro si fa sulla carta e negli uffici, perché bisogna accelerare. Così viene meno la dimensione strategica e si percepisce un forte orientamento alla progettazione esecutiva. Immaginate tutti quei progetti mai finanziati che sono rimasti nei cassetti di qualche Comune? Belli e pronti saranno presentati, ma magari erano, sono e restano inutili per lo sviluppo del territorio.

In pratica la SNAI viene svuotata di senso, con l’attenzione tutta puntata alla produzione di progetti. La gestione di questi Progetti Integrati è affidata all’Agenzia della Coesione e in più si prevede che all’interno di ogni Regione ci sia un’Autorità Responsabile per le Aree Interne: la regionalizzazione della Strategia è servita, a questo punto potrebbe chiamarsi SRAI e non ci sarebbe da obiettare, se non altro ognuno avrà la sua. In più, accanto all’Autorità Regionale è operativo un Comitato di governance unico per le aree interne che va istituito in ogni Regione. Dunque: Comitato Nazionale, Agenzia, Autorità e Comitato di governance unico. La matassa burocratica diventa a questo punto impossibile da sbrogliare.

Quello che viene confermato è l’APQ, l’accordo di programma quadro, infatti, non è stato toccato pur essendo la parte più debole, il punto in cui molte Strategie si sono arenate. In questo caso una norma di semplificazione non c’è.

Poi ci sono i finanziamenti, che non vengono erogati direttamente ai Comuni, ma passano per le Regioni che devono fare richiesta al Ministero, che a sua volta comunica alla ragioneria, che eroga le risorse e solo a quel punto i Comuni possono riceverli. Un cane che si morde la coda, mentre sarebbe stato più semplice dare i fondi direttamente al soggetto attuatore. Un altro modo per regionalizzare la SNAI, perché il sistema di controllo ruota – appunto – intorno alle Regioni.

Proviamo a sintetizzare: svuotamento del metodo, cancellazione dell’istruttoria pubblica per la selezione, assenza di co-progettazione e dell’approccio bottom-up che aveva caratterizzato la SNAI fino ad oggi. Certo aveva dei limiti importanti, che potevano però essere cesellati, superati con cura e attenzione, invece il taglio è stato netto. Eppure si è riusciti a non modificare nulla di quei passaggi che hanno sempre rallentato il percorso della SNAI, di contro tutti gli elementi innovativi introdotti sono stati liquidati. Ed è rimasta la burocrazia.

Al punto in cui siamo non converrebbe cambiare anche il nome a questa Strategia?

di Maria Fioretti (da orticalab.it)

Back