“Non è reato”
A Roma contro il razzismo per dire basta ai populismi
di Ass. Tedeschi
23 ottobre 2017
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In un periodo storico complesso come quello che si sta vivendo, si ha la possibilità di decidere fra due modelli di società. “Quello includente, con le sue contraddizioni, e quello che si chiude dentro ai privilegi di pochi”, così hanno affermato gli organizzatori della giornata dedicata al corteo contro il razzismo organizzata ieri 21 ottobre a Roma.
Una società rancorosa che pretende di spazzare via i soggetti più fragili, rievocando un nazionalismo regressivo – e mai così profondamente avvertito in Italia- costruendo muri culturali, e spesso materiali, fino a sconfinare in leggi razziste. Assistiamo a un senso di insicurezza, troppo spesso strumentalizzato dalla politica per accaparrarsi voti fondati sulla paura per non affrontare i veri problemi a cui non riescono dare risposta a tutti i cittadini che vivono in Italia: la riduzione di diritti, precarietà delle condizioni di vita, mancanza di lavoro e servizi. Eppure si assistono sperimentazioni dal basso che intrecciano solidarietà e convivenza partendo da un unico assunto: uguaglianza e diritti per tutti.
Su queste premesse si è tenuta ieri la manifestazione che ha visto partecipare anche una delegazione di volontari dell’Associazione “Padre Giuseppe Tedeschi” Onlus.
La giornata è stata dedicata a una nuova narrazione pubblica per decostruire la psicosi di massa che vuole un’invasione dei migranti in Italia. Leggendo i documenti ufficiali che vengono annualmente redatti si potrebbe apprendere che, secondo i dati del ministero dell’Interno, quest’anno il numero dei migranti giunto in Italia è diminuito del 24%. Dal primo gennaio al 15 ottobre, nel 2016, gli ingressi erano stati 145mila. Nel 2017, sino ad oggi, la cifra è intorno 100mila persone. “Non siamo in una situazione di emergenza, è difficile, ma strutturale”. Insomma, il problema della diseguaglianza e delle privazioni materiali è dato dalla mancanza di soluzioni concrete, non del migrante.
Se ci si fermasse un momento a non ascoltare una certa stampa e politica – in un recente sondaggio Ipsos emerge che l’immigrazione sia sovrastimata (1/4 del campione ritiene che 1 cittadino su 2 in Italia sia di origine straniera) e considerata un costo per i contribuenti (quasi il 70% del campione) – si potrebbe avere la giusta lucidità per comprendere la sostanziale differenza tra percezione e realtà.
“Negando l’uguaglianza e la libertà delle persone, diventando discriminanti di fronte alla diversità e alla povertà, rischiamo di distruggere quei valori che i nostri padri hanno difeso”, è scritto in una lettera a sostegno della mobilitazione che ha visto tra i primi firmatari monsignor Raffaele Nogaro, don Luigi Ciotti, Andrea Camilleri, Moni Ovadia, Toni Servillo, Giuseppe Massafra, Luciana Castellina e Carlo Petrini. “Il danno – continua la lettera – potrebbe essere enorme ed imprevedibile, e potrebbe ricadere anche su di noi. Non siamo di fronte a nessuna invasione, invenzione mediatica, e di altro invece ci si dovrebbe preoccupare. Non solo le nascite sono scarse, ma l’Italia è tornata ad essere un paese di emigranti: giovani soprattutto che espatriano deprivando il paese di energie vitali. Per il momento, ancora nessuno osa dirgli che vanno a rubare il lavoro all’estero”.
E’ giunto il momento di dire stop. Costruire modelli alternativi, non inseguire i populismi.
di Ass. Tedeschi