“Oltre lo Stato, il potere, la violenza” di A. Ocalan
Il socialismo del terzo millennio dovrà essere pacifista, femminista, comunitario e ambientalista
di Paolo Di Lella (da ilbenecomune.it)
01 dicembre 2016
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Abdullah Ocalan, leader indiscusso del PKK, il partito dei lavoratori kurdi, è prigioniero politico del governo turco dal 1999, da quando fu rapito a Nairobi (Kenya) da agenti del servizio segreto turco e deportato nell’isola-prigione di Imrali, dove è detenuto in solitaria e controllato a vista da 4000 militari.
Nel 2004 è uscito il suo ultimo lavoro, a cui Ocalan ha lavorato in condizioni sfavorevolissime durante il regime di isolamento in carcere, che contiene la sua visione di una società democratico-ecologica organizzata in senso comunale e comunitario, e che costituisce per il popolo curdo una sorta di manifesto politico ma anche, per i progressisti di tutto il mondo, uno stimolo eccezionale al dibattito per un nuovo socialismo.
Ieri sera, presso il Caffè letterario “Livre”, a Campobasso, per iniziativa de il Bene Comune, di UIKI Onlus, del laboratorio “Leggere per scrivere” e dell’ass. “Primo Marzo”, è stato presentato il volume tradotto in italiano (da Simona Lavo) e intitolato “Oltre lo Stato, il potere e la violenza”.
Lo hanno presentato Antonio Ruggieri direttore del mensile culturale, Fabio Mastropietro (Leggere per scrivere), Adelmo Di Lembo dell’ass. Primo Marzo e Ozlem Tanrikulu responsabile di UIKI Onlus.
In apertura, è intervenuta Bibiana Chierchia, assessore all’urbanistica del Comune capoluogo, la quale, insieme a Michele Durante presidente del Consiglio comunale, porta avanti la proposta di conferire ad Ocalan la cittadinanza onoraria così come è accaduto in numerose altre città in Italia.
Numeroso il pubblico intervenuto all’iniziativa, stimolante il dibattito che ne è venuto fuori subito dopo l’intervento di Rojn (il nome di battaglia di Ozlem) che ha sviscerato efficacemente e con la passione degna di una combattente per la libertà il contenuto del volume che, come ella stessa ha detto, ha un altissimo valore scientifico, è stato scritto con grande lucidità analitica, ma che, soprattutto contiene un'”utopia raggiungibile”.
Per comprendere la portata di questo sogno, vale la pena ripercorrere la lettura di un passaggio delle conclusioni, come ha fatto molto bene ieri Fabio Mastropietro per il pubblico presente.
“Credo che la felicità più grande si trovi non dove ci sono palazzi sontuosi, ma capanne nel verde. Credo che si possa considerare raggiunta la realizzazione della propria vita, nel momento in cui si percepiscono e si conciliano tutti i colori, i suoni e i significati della natura. Credo che il vero progresso non abbia niente a che fare con città enormi e le autorità del potere, ma che queste al contrario siano la più grande fonte di malattie. Credo piuttosto che vivere in un luogo che superi il vecchio villaggio ma allo stesso tempo combini la nuova città e i nuovi insediamenti ecologici con le nozioni più recenti di scienza e tecnologia, rappresenti la vera rivoluzione. Credo che gli edifici giganteschi costruiti dalla civiltà siano la tomba dell’umanità. Se esiste una via verso il futuro, credo che abbia un senso e valga la pena percorrerla”.
di Paolo Di Lella (da ilbenecomune.it)