• 02/28/2025

Out Park – una IMPRESA sociale

Il progetto che si pone come obiettivo quello di favorire una comunità educante che si prenda cura di sé stessa

di Miriam Iacovantuono (da ilbenecomune.it)

28 Febbraio 2025

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La realizzazione di una impresa – intesa come atto eroico – può creare qualcosa di bello e appagante e può permettere di scrivere un futuro diverso per i suoi protagonisti e per la comunità. Ed è quello che è successo con il progetto Out Park – una IMPRESA sociale della cooperativa Sirio.

A raccontare dell’iniziativa a Il Bene Comune è Attilio Buccino, responsabile del progetto per la cooperativa Sirio e che spiega come tale iniziativa ha l’obiettivo di creare un’attività sostenibile dal punto di vista economico, ma anche finalizzato all’inclusione lavorativa delle persone coinvolte in questi processi.

Out Park, che nasce all’interno del parco giochi inclusivo Paul Harris nella Villa De Capoa di Campobasso, è un luogo di ristorazione, un posto di inclusione lavorativa per persone con disabilità, dove l’abbattimento delle barriere concettuali possa essere forza propulsiva di accoglienza e aggregazione sociale per l’intera comunità.

La scintilla del progetto nasce in occasione di una giornata della disabilità, il 3 dicembre 2022, quando proprio nel parco giochi Paul Harris fu posizionata una panchina inclusiva tra quelle non ostili posizionate in altri luoghi della città, per lanciare un messaggio di inclusione e sensibilizzazione.

“A questa iniziativa – spiega Attilio Buccino – si sono aggiunti la proiezione di un cortometraggio sulla sessualità e un concerto del gruppo musicale de “Gli amici di Damiano” attivando la rete di quel pezzettino di società che ha scelto di accettare le nostre proposte e di coinvolgerci. In quel caso il parco Paul Harris e l’associazione Valori in Corso, la rete istituzionale, il pub Zasso, il ristorante Fornaro in collaborazione con il bar Leopardi. Quindi ci fu il posizionamento della panchina, la proiezione del cortometraggio da Zasso con aperitivo e un pranzo al ristorante Fornaro dove abbiamo suonato anche per raccogliere i fondi. In questa dinamica è scattata la scintilla di fare e costruire qualcosa di ambizioso. All’inizio avevamo pensato di realizzare un piccolo chiosco, utilizzando le strutture esistenti dentro Villa De Capoa e dentro il parco gioco Paul Harris in modo da proporci noi da protagonisti della ristorazione e quindi gestire l’attività”.

E così dopo tre anni quel progetto presentato per il Programma Formula di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Fondazione CESVI e che nel tempo è stato ideato e costruito, è diventato realtà con la costruzione di un locale per la ristorazione dove giovani e adulti con disabilità possono lavorare.

“Abbiamo pensato – spiega ancora Attilio – di realizzare una struttura allo scopo di creare un’attività sostenibile dal punto di vista economico, ma anche finalizzato all’inclusione lavorativa delle persone coinvolte in questi processi”.

Dieci sono le persone che si sono candidate per il progetto e che hanno frequentato dei percorsi di formazione, ottenuto l’attestato HCCP, hanno imparato la gestione del magazzino, il rapporto con i clienti, il rapporto con il personale, quindi acquisendo una formazione per gli aspetti pratici e anche formali per lavorare nel bar. Tra questi dieci c’è stata una selezione naturale e sono sette le persone che si candidano a essere assunte. Un numero che può variare in virtù del fatto che alla base ci sono l’autodeterminazione e la consapevolezza e che possono aiutare altre persone a scegliere di candidarsi per lavorare in questa attività.

Alla domanda, come funzionerà questa nuova realtà lavorativa, il responsabile del progetto spiega che “ci sarà sempre una persona con disabilità e una persona non disabile in modo che ci sia la modalità del formarsi e lavorare insieme, sia come forma di insegnamento del lavoro, sia come forma di modalità di relazione comunitaria, sociale, orizzontale. Ma anche per fornire un supporto alle persone in questa zona di mondo, d’Italia e di sud, rispetto alla cultura del lavoro e dell’inclusione socio educativa. C’è bisogno di crescere a 360 gradi perché servono delle attenzioni particolari anche perché tutte le norme che ci sono a disposizione siano utilizzate bene”.

Quella di Out Park può essere accostata ad altre realtà molto note a livello nazionale come per esempio PizzAut per quanto riguarda la ristorazione o il Teatro Patologico che ha come obiettivo quello dell’inclusione sociale attraverso l’arte, da cui la cooperativa Sirio ha tratto ispirazione e che possono aiutare la collettività a guardare oltre il pregiudizio e la pietà. Perché come ha spiegato Attilio Buccino la giusta comunicazione, l’utilizzo corretto dei termini “porta gli interlocutori a trattarci nei termini per cui ci siamo allenati: autodeterminazione, auto-rappresentanza, identità sessuale, identità personale, autonomia”.

E allora per il progetto Out Park, ma anche per ogni altra attività portata avanti dalla cooperativa Sirio e quindi per i Centri Socio Educativi Unificati di Campobasso e per il Centro Peter Pan, è necessario cogliere ogni opportunità sul territorio e non solo. Così attraverso un lavoro che mira alla crescita della comunità si può fare in modo che la comunità stessa possa prendersi cura di sé, “perché affidare ai servizi le persone con disabilità e metterle in posti bellissimi ma lontani da tutto il resto non comporta nulla di buono, invece abbattere le barriere che ci sono tra le persone in genere e anche tra persona con disabilità e persona senza disabilità diventa una missione”. E questo è possibile attraverso una giusta strategia comunicativa, ma anche una strategia generale di disseminazione delle attività e di creazione di relazioni orizzontali.

E pensando al futuro di Out Park, che cammina sulle proprie gambe, l’immagine è quella di una realtà che sappia dare delle risposte commerciali nel senso più ampio del temine con attività accattivanti e per il coinvolgimento del terzo settore, con proposte artistiche e che si sappia muovere affinché tutto possa reggersi in maniera economicamente sostenibile.

“Siamo convinti – aggiunge Attilio Buccino – che una realtà di questo genere possa sostenersi in modo autonomo, quindi possa dare lavoro a persone e tra queste persone ci siano anche persone con disabilità e se questa cosa succede vuol dire che siamo riusciti a tenere aperto un posto bello in un parco, a mantenere il parco con una buona manutenzione, a fornire dei servizi a delle persone. L’idea non è quella di fermarsi al bar ma si sta già ragionando sulla possibilità di evolversi e dare lavoro non solo ai sette ma ad altre persone”.

Con Out Park si vuole fare in modo che chi ha il talento nella ristorazione possa esprimerlo, lavorare di questo e farne un progetto di vita e che allo stesso tempo questa realtà possa avere anche una funzione incoraggiante. “Il parco Paul Harris – spiega ancora il responsabile del progetto – è un parco inclusivo e quindi la famiglia che ha un bimbo con disabilità è probabile che passi dal parco gioco inclusivo e se dovesse succedere, il fatto di sapere che il bar del parco giochi sia gestito da persone con disabilità che sono riuscite a raggiungere l’obiettivo di avere una vita personale, un’autonomia abitativa, un lavoro, un’autonomia sociale e delle relazioni sociali, può essere un incoraggiamento per chi magari pensa che la vita del proprio figlio con disabilità non possa avere futuro”.

Una sfida, dunque, che racconta come è possibile sognare e concretizzare quel sogno che permetterà a più di qualcuno di disegnare il proprio domani.

di Miriam Iacovantuono (da ilbenecomune.it)

 

28 Febbraio 2025

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