Piani per vincolare o per valorizzare?
In verità manca una terza alternativa che è la riqualificazione: rispetto a tali tre obiettivi si dovranno individuare gli ambiti territoriali cui destinarli
di Francesco Manfredi Selvaggi
10 Gennaio 2024
Fino all’uscita della legge 431 nel 1985 il territorio molisano soggetto a vincolo paesaggistico era limitato ad alcune ristrette superfici, i principali complessi montani, il litorale e, a macchia di leopardo, singoli ambiti comunali; avendo stabilito tale legge che sono di interesse ambientale numerose “categorie di beni” il territorio vincolato è molto cresciuto (si pensi ai corsi d’acqua dei quali il Molise è ricco e ai boschi trattandosi di una regione prevalentemente montuosa), crescita che si è avuta anche nelle zone che non sono state oggetto della pianificazione paesistica a seguito dell’emanazione dei Galassini.
Quest’ultima non ha riguardato alcuni di quei Comuni riconosciuti di notevole interesse pubblico già negli anni 70, specie nella parte mediana della valle del Biferno. Qui interessa dire che una nuova pianificazione paesaggistica non può non riguardare l’intero ambito regionale perché rimanendo ai “beni” della Galasso non si tratta di estensioni minime, i boschi essendo di norma ampi e per i laghi, un bene in genere di grandezza più ridotta, siamo di fronte ad uno dei massimi bacini artificiali d’Europa, l’invaso di Occhito. Alla luce di ciò è evidente che i piani che dovranno essere redatti per completare il quadro della pianificazione paesistica molisana dovranno essere di natura vincolistica.
Il panorama delineato sopra è di una eterogeneità di vincoli che è necessario ricondurre ad unitarietà non essendo ammissibile che la fascia dei 150 metri dalle rive dei fiumi sia trattata in maniera diversa a seconda se il corso d’acqua rientra in un piano paesistico, in un decreto di vincolo per “bellezza d’insieme” o sia vincolato ope legis. È un’operazione difficile che non è riuscita neanche nel definire la pianificazione paesistica esistente; è da rimarcare, comunque, che l’unificazione sarebbe stata un’azione incompleta in quanto gli attuali piani paesistici non interessano l’intero territorio regionale. Non si è raggiunta tale unificazione anche perché non è stato previsto per legge un coordinamento di essi; non si è tentato neanche di sintetizzarli a una scala minore di quella 1: 25.000 utilizzata per ciascun piano.
Ciò nonostante gli sforzi per fissare caratteri grafici comuni delle tavole, utili ad ogni modo per garantire l’omogeneità di lettura dei diversi piani, e nonostante gli indirizzi forniti per avere criteri simili nell’individuazione dei valori ambientali e nonostante il tentativo di fornire prescrizioni-tipo quando le opere sono riconducibili a categorie prefissate. Se è evidente la necessità di una pianificazione unitaria del paesaggio regionale è altrettanto evidente che esso non può essere trattato ovunque allo stesso modo perché le varie aree presentano problematiche diverse. Con il Codice Urbani le aree della pianificazione paesistica vanno suddivise secondo degli obiettivi di qualità.
Essi sono, essenzialmente, quelli di riqualificazione, di salvaguardia, di valorizzazione. È quest’ultimo il più interessante poiché nel Molise le politiche territoriali sono sempre più mirate alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e vi sono state tante proposte progettuali di valorizzazione ambientale, da quella del parco letterario ai belvedere panoramici, dalle reti sentieristiche ai parchi archeologici, dal parco lineare per alcuni pezzi di tratturi alla musealizzazione di porzioni di centri antichi e così via. Si è capito che la bellezza dei monumenti isolati in campagna può essere incrementata puntando alla conservazione del contesto paesaggistico circostante. Sono stati recuperati molti edifici tradizionali destinandoli ad attività culturali.
Si è provveduto al recupero dei diversi borghi storici con la sostituzione della pavimentazione deteriorata, con la dotazione di illuminazione pubblica efficiente, ecc. Tutto ciò porta i piani paesistici ad assumere una nuova centralità nel governo del territorio potendo diventare un sussidio fondamentale della programmazione regionale. Per quanto riguarda gli altri due principali obiettivi di qualità, quello della salvaguardia esso è da applicarsi lì dove prevale la naturalità, in definitiva nella maggioranza degli ambiti regionali in quanto nel Molise in cui il fenomeno urbano non ha l’incidenza che ha avuto altrove è la natura, ancorché umanizzata a determinare la fisionomia del paesaggio.
Innanzitutto, la salvaguardia è un obiettivo quasi obbligatorio per le zone di montagna che sono rimaste estranee ai processi di trasformazione e per quel che rimane indisturbato dallo sviluppo turistico dell’ambito costiero. L’obiettivo della riqualificazione è adatto agli ambiti di pianura le quali hanno attirato insediamenti industriali e dove si è avuta l’espansione dell’urbanizzazione; necessitano di una grande attenzione nella cura del paesaggio le fasce di territorio attraversate delle principali infrastrutture e, più che le periferie urbane, l’agro periurbano dei maggiori centri abitati in cui si è avuta una consistente diffusione delle dimore sparse.
(Foto: F. Morgillo – Paesaggio molisano)
di Francesco Manfredi Selvaggi