• 02/13/2024

Progetto Maverick

Per quanto riguarda la parte molisana ed in particolare il porto di Termoli, il progetto dovrebbe garantire il recupero occupazionale

di Andrea Barsotti (da lafonte.tv)

13 Febbraio 2023

Terminati da poco la COP 28 di Dubai, il clamore, i proclami e gli accordi storici, ci ritroviamo ad aprire gli occhi e fare i conti con la realtà, quella italiana che non sembra prendere sul serio le indicazioni emerse, constatando quanto previsto dalla legge di bilancio 2024 per il settore sviluppo/produzione, idem per quanto riguarda i grossi progetti finanziati dal PNRR che dovrebbero portare l’Italia e l’Europa a navigare verso la transizione energetica.
Invece di alimentare progettualità a favore delle energie rinnovabili e/o comunque non fossili e del loro indotto, perché saranno la prerogativa per il futuro, l’ esecutivo parla di Italia come hub del gas, come ponte dal nord Africa all’Europa dimenticando che è una fonte che dovrebbe essere quanto prima dismessa.
Partiamo come sempre dai dati. Secondo i dati Terna del 2022, in Italia produciamo ancora circa 205.000 KWh di energia derivante da fonti fossili contro circa 79.000 KWh derivanti da rinnovabili. Questa energia la consumiamo tutta e non basta per i fabbisogni nazionali: facendo un calcolo elementare potremmo vedere che, abbandonando l’energia ricavata da fonti fossili, dovremmo almeno incrementare la produzione di energia alternativa passando da una quota di 79.000 KWh a circa 284.000 KWh.
Nel nostro piccolo Molise abbiamo dati migliori. Sempre secondo i dati Terna del 2022 nella regione si producono circa 2.500 kWh di cui circa 1.000 KWh da energia derivante da fonti alternative per un consumo totale di 1.300 KWh. Quindi oltre a non contribuire alla cosa comune, non produciamo da fonti rinnovabili neppure una quantità sufficiente per il nostro consumo.
Ho voluto far chiarezza perché spesso sento dire “noi abbiamo già dato”. I dati dimostrano che non è così ed in ogni caso l’atteggiamento corretto dovrebbe essere quello di agevolare la transizione energetica al di là dei bisogni locali. Come rigettiamo l’autonomia differenziata, perché priva di solidarietà nazionale da parte di chi può verso chi non può, si dovrebbe avere un atteggiamento più aperto alle necessità nazionali.
Nell’ambito di sviluppo di politiche di contrasto al cambiamento climatico che rendono sempre più necessarie le ricerche di produzioni non dipendenti dalle fonti fossili, si inserisce la proposta della società Maverick per il progetto di un eolico offshore al largo delle coste Molisane. Maverick ha presentato un primo progetto a fine anno 2022 che è stato oggetto di osservazioni, per le quali sono nati comitati spontanei che ne hanno evidenziato le criticità. L’iter di confronto è andato avanti, tanto che a fine anno 2023 la Società Maverick ha presentato una variante al progetto iniziale. Questa volta è stato avanzato un progetto più completo e definitivo, denominato “Eolico Offshore Molise”, rielaborato secondo quanto disposto dai soggetti coinvolti nell’istruttoria susseguente alla convocazione della Conferenza dei Servizi del 21.06.2023.
In relazione a quanto riportato dalla relazione progettuale degli interventi, dalla relazione geologica nell’area del basso Molise, dallo studio di compatibilità idrologica-idraulica, dalla relazione tecnica dei cavidotti e della prevenzione incendi e dalla tipologia di parco eolico progettato, mi preme metter in evidenza alcune considerazioni.
– Il parco risulta ridimensionato nel numero degli aerogeneratori (da 120 a 70) ma solo per andare incontro alla necessità di energia da produrre, avendo eliminato dal progetto la costruzione di una fabbrica per la produzione di idrogeno;
– La distanza dalla costa è diminuita (da 25 km. a 21 km.);
– Il posizionamento del parco e la sua estensione risultano minori (1°prog.284 Kq. 2°prog. 219kmq.).
“L’impianto è composto da 70 aerogeneratori (Wind Turbine Generator – WTG) installati su piattaforme galleggianti (Floating Offshore Wind Turbine – FOWT) della potenza nominale di 15 MW (per un totale di 1.050 MW complessivi). L’energia prodotta sarà immessa nella Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) nel punto di connessione della Stazione Terna S.p.A. ubicata nel Comune di Montecilfone.
Nelle varie relazioni non si fa cenno ad alcuna ricaduta sociale, a meno di un impatto occupazionale che indica in numero di 750 addetti tra diretti ed indiretti, buona parte dei quali saranno impiegati per il previsto potenziamento del porto di Vasto, individuato per il montaggio delle strutture, e per la creazione di un hub logistico posto al servizio di tutto il Mare Adriatico.
Per quanto riguarda la parte molisana ed in particolare il porto di Termoli, il progetto dovrebbe garantire il recupero occupazionale dovuto alle dismissioni delle piattaforme petrolifere “Rospo Mare”, prevedendo l’impiego della stessa forza lavoro e degli stessi imprenditori per le attività di gestione e manutenzione dell’impianto eolico. Non si affronta l’impatto sull’attività di pesca per la tipicità della strutturata pesca locale e la salvaguardia della biodiversità marina optando, tra l’altro, per un trasporto di corrente alternata piuttosto che corrente continua, preferendo gestire l’impatto dell’inquinamento elettromagnetico con interventi tecnici strutturati (tipologia e posizionamento del cavo).
Così come non si affrontano i benefici che dovrebbero avere i cittadini e le industrie del basso Molise in termini economici e di qualità ambientali. Si potrebbero prevedere risparmi in bolletta, ma anche finanziamenti per la realizzazione di accumulatori di energia industriali, oltre ad installazioni di colonnine elettrice per la ricarica di mezzi elettrici privati e pubblici che dovrebbero essere implementati, all’interno dell’ambizioso progetto di Termoli capitale Italiana della Mobilità Sostenibile. Tutto questo è solo sottinteso da un una mera intenzione attestante che “l’obiettivo dichiarato è di avviare processi qualificanti e condivisi in cui le ricadute possano coinvolgere il più possibile non solo gli aspetti fisici ma soprattutto quelli socioeconomici che caratterizzano l’ambito marino e costiero”.
Credo sia opportuno promuovere iniziative sociali, sindacali, politiche affinché le aspettative della popolazione locale abbiano la loro realizzazione. Portare le proprie istanze all’interno delle Conferenze di Servizi e sui tavoli di concertazione e negoziazione tra le parti interessate, perché tale progetto risulti un benessere ambientale, sociale, economico per il presente e per il futuro.

di Andrea Barsotti (da lafonte.tv)

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