Qualcuno fermi Aldo Patriciello
Lettera aperta a quanti vogliono coinvolgersi nei processi storici
di Antonio Di Lalla (da La Fonte Feb/24)
07 Febbraio 2024
Aldo Patriciello, parlamentare europeo da quattro legislature e prima ancora consigliere regionale molisano, nella sua lunga permanenza nelle istituzioni ha attraversato diversi partiti, senza troppi scrupoli, confidando nel fatto che contano i rapporti di fiducia che si stabiliscono con gli elettori più che l’appartenenza sua o loro a questo o quel raggruppamento. Ora si fanno insistenti le voci che alle prossime elezioni europee correrà con la canottiera della Lega. Poiché non ha mai sbagliato un colpo, sicuramente si sarà fatto i suoi calcoli e, visto il panorama politico, ha trovato convenienza nella raccolta di preferenze sotto la bandiera di Salvini. Premesso che le destracce al governo sono l’una peggiore dell’altra e che, più passano i giorni, più si rivelano infime per incapacità, per arroganza, per strafottenza, tuttavia in un abitante del meridione qualche scrupolo dovrebbe nascere nel votare la Lega o tatuarsi un marchio simile nella sua coscienza. La tanto proclamata autonomia differenziata, voluta in primis dalla Lega, già passata al Senato, è a tutto danno di un Sud, già depauperato di capitali umani ed economici, che ora si tenta di abbandonare al suo destino di miseria. Il ponte sullo stretto di Messina è prioritario o è solo un modo per non far ripartire l’ economia del Sud, dirottando tutti i capitali verso un’opera inutile? Come non avallare il detto che Garibaldi, nelle sue lotte, più che unire l’Italia aveva diviso il Marocco? E non fu un insulto per il meridione il fatto che il primo re d’Italia in realtà fosse già secondo (Vittorio Emanuele)?
Di fronte a una Lega impegnata da sempre contro il Sud, come si possono procacciare voti a suo favore proprio nel meridione? Chi conosce o può avere un minimo di influenza su Aldo Patriciello provi a fermarlo, a fargli cambiare casacca, ad arginare il danno. Prima che diventi irreparabile. Impediamo che i meridionali votino contro natura solo perché si fidano di lui, solo perché fanno parte del suo pacchetto di voti e sono disposti a seguirlo dappertutto. E non basta l’assicurazione che poi farà di testa sua, che non si farà condizionare. Mi appello a chi gli è vicino, perché i miei consigli sarebbero controproducenti e il mio voto, in ogni caso, non lo vedrebbe neppure se si candidasse con l’estrema sinistra. Sono 18 anni che staziona tra Strasburgo e Bruxelles. L’ho incontrato una sola volta, in modo fortuito, molti anni fa. Ero in visita al Parlamento Europeo, in piena estate, e, scherzando con la guida, dicevo che non sarei andato via se prima non avessi incontrato l’europarlamentare molisano. Di colpo, all’ improvviso, come un’apparizione, mi si parò davanti. Mi sarei voluto eclissare per il disagio ma dovetti fare buon viso a cattivo gioco! Per fortuna si dileguò subito e potei riprendere il mio itinerario pensando ai danni che possono fare persone inadeguate in posti così importanti.
Quanto sia importante la politica è fin troppo noto, come è stranota la disaffezione delle persone anche a causa di figuri impresentabili. Un’Europa senza identità e progettualità ci ha coinvolti nell’assurda guerra contro la Russia, non è capace di alzare la voce oggi per protestare contro la macelleria in Palestina. È tempo di rifondare un’Europa solidale, che aiuti gli Stati membri a camminare insieme. Il voto di giugno potrebbe diventare importante se solo i partiti comprendessero la posta in gioco e smettessero di guardarsi l’ombelico.
Purtroppo usciamo scottati dal voto alle regionali. Il rifiuto del rinnovamento e i giochi nelle sacrestie di PD e 5Stelle hanno condannato all’insignificanza le forze progressiste, proprio in un momento storico in cui le destre erano allo sbando dopo cinque anni di malgoverno. Non abbiamo letto ancora nessuna autocritica, tanto il loro posteriore giace rilassato sulla poltrona ad alto rendimento economico. Ora temiamo che, adusi a fare danno, si esercitino anche alle prossime comunali per impedire qualunque rinnovamento pur di piazzare qualche loro capobastone. In gioco ci sono Termoli e Campobasso, oltre a vari piccoli comuni. Occorrono progetti seri, persone competenti, il coraggio di scommettere su un civismo autentico per ridare slancio alle amministrazioni e prima ancora per riavvicinare al voto i tanti delusi che hanno scelto di rimanere alla finestra a guardare. Non è vero che i partiti sono tutti uguali come è vero invece che politicanti da strapazzo infestano tutti gli schieramenti. Noi continuiamo a credere che la storia possa cambiare, che i cittadini debbano contare nelle decisioni, ma è necessario giocare a carte scoperte, smetterla con gli intrallazzi di palazzo.
Vorremmo che anche la chiesa cattolica facesse seguire i fatti alle parole. Oggi, giustamente, è un gran parlare di sinodalità, cioè della necessità di camminare insieme come popolo di Dio, di prestare ascolto alle persone per comprendere il progetto di Dio nella nostra storia. Fatto meraviglioso. Ma se il nuovo vescovo di Campobasso, che farà l’ingresso in diocesi a marzo, è stato scelto all’insaputa dei fedeli dov’è la sinodalità? È noto che i vescovi a 75 anni devono dare le dimissioni e pertanto la diocesi di Termoli-Larino quest’anno sarà privata del suo Pastore. Attualmente come i prefetti vengono scelti dal ministero così i vescovi vengono selezionati dalle nunziature, all’insaputa dei cristiani che dovranno guidare. Che cosa si intende fare perché il nome del nuovo vescovo non lo si apprenda, un giorno, sfogliando i giornali?
(Foto: vignetta di Vauro su Il Fatto 17 febbraio 2019)
di Antonio Di Lalla (da La Fonte Feb/24)