• 02/28/2024

Rendere il paese sostenibile dal basso

A Melpignano, da sempre apripista nell’unire cittadinanza e istituzioni per il bene comune, lancia un’altra iniziativa

di Angela Giannandrea (da italiachecambia.org) 

28 febbraio 2024

Back

Nel Comune di Melpignano, piccolo centro salentino nella Provincia di Lecce famoso per la Notte della Taranta, grazie alla volontà dei cittadini e della stessa Amministrazione è nata la prima Cooperativa di Comunità energetica in Puglia. Ho cercato di saperne di più contattando il Presidente, Gianluca Greco. Ne è emerso un quadro interessante e foriero di tanti spunti di riflessione e curiosità.

Come nasce l’idea di costituire una cooperativa di comunità in un piccolo paese come Melpignano?
Melpignano ha sempre attuato pratiche virtuose per garantire uno sviluppo sostenibile al proprio territorio, tanto da essere uno dei comuni fondatori dell’Associazione Nazionale dei Comuni Virtuosi. Un percorso consolidato con l’adesione all’Associazione Nazionale dei Borghi Autentici d’Italia. La grande complessità dei sistemi che caratterizzano le nostre società pone le piccole comunità locali come la nostra dinanzi a sfide cui è difficile rispondere in modo univoco.

In che modo si può essere protagonisti nel presente e nel futuro in un territorio storicamente marginale?
A Melpignano questa sfida richiedeva di immaginare e dare forme a politiche innovative, capaci di ristrutturare le modalità di essere e fare comunità. Significava attivare nuove forme di dialogo e partecipazione, per mettere al centro le persone e i loro bisogni individuali e collettivi, per riattivare le potenzialità creative della comunità, co-progettare soluzioni e attivare il cambiamento. Per dare concretezza a questa ipotesi di empowerment di comunità si è quindi coltivata l’idea di sperimentare a Melpignano un modello di nuova cooperazione, tramite una cooperativa di comunità.

La prima occasione per farlo si è presentata con il progetto del “fotovoltaico diffuso sui tetti”, elaborato dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Ivan Stomeo. L’Amministrazione Comunale ha proposto ai suoi cittadini di creare una cooperativa di comunità con l’installazione di 29 impianti fotovoltaici sui tetti di 29 futuri soci, senza alcun onere per gli stessi. I proventi delle rinnovabili – gli incentivi – sono stati utilizzati per finanziare la cooperativa di comunità, che si è fatta interamente carico della realizzazione e dell’avviamento di tutti gli impianti. La cooperativa rimane proprietaria degli impianti per una durata di vent’anni allo scadere dei quali la proprietà sarà trasferita ai singoli soci.

Quindi la vostra è una comunità energetica?
Sì, la prima in Puglia e una delle prime in Italia. I soci cittadini della cooperativa decidono come, dove e quando spendere gli utili del fotovoltaico, ad esempio migliorando la qualità urbana del borgo. Quindi si provvede a una ridistribuzione dell’utile delle rinnovabili a beneficio di tutta la comunità, anziché delle multinazionali della green economy.

Chi sono i protagonisti di questo modello innovativo?
Protagonista assoluta è la comunità dei cittadini, a cui si affiancano le amministrazioni locali e regionali che devono assumere un ruolo di garanzia verso la collettività in termini di trasparenza e legittimità, nonché di stimolo, supporto e accompagnamento costante. Per la cooperativa di Melpignano un ruolo decisivo lo svolge anche Legacoop, partner per eccellenza per la definizione delle politiche e l’accompagnamento nei progetti.

Melpignano è stata premiata come uno dei paesi che ha più impianti fotovoltaici rispetto al numero di abitanti. Dove finisce il surplus di energia?

Il surplus di energia generato dai singoli impianti fotovoltaici è regolato dal sistema di scambio sul posto, come definito dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e ne beneficiano direttamente i singoli soci a cui è stato installato un impianto fotovoltaico. Gli incentivi riconosciuti per la produzione di energia fotovoltaica sono invece ceduti a favore della cooperativa. Gli utili derivanti dagli incentivi sono stati investiti nella realizzazione di una rete provinciale di case dell’acqua – 59 impianti in 46 comuni –, per rigenerare un parco cittadino, per svolgere attività di educazione ambientale nelle scuole e infine per acquistare una lavagna interattiva multimediale nella nostra scuola, fornire buoni mensa scolastici e per libri di testo alle famiglie più in difficoltà.

Dobbiamo conciliare la prospettiva di generazione di bene comune con quella di ricchezza da poter redistribuire a favore della collettività

Auspicate che questo modello si diffonda il più possibile?
Noi siamo la dimostrazione che anche una piccola comunità, se aggregata attorno a valori forti e condivisi, può svolgere un ruolo rilevante nei processi di ecosostenibilità dello sviluppo locale. Tuttavia è importante, seppur non fondamentale, poter contare sul sostegno delle amministrazioni locali per ottenere supporto istituzionale e organizzativo nelle prime fasi di costruzione di una cooperativa di comunità o di altre forme di cooperazione comunitaria.

Il cambiamento culturale deve essere agito offrendo alternative di comportamento praticabili per il cittadino, come ad esempio è avvenuto per le case dell’acqua. Significa offrire un servizio economicamente accessibile e comodo per ogni fascia di reddito ed età. Altrimenti si rischia di restare nel novero delle buone intenzioni o di un accesso praticabile solo da pochi.

Come vi state muovendo per il futuro?
Siamo interessati a rafforzare l’efficacia e l’efficienza delle nostre attività. Prime fra tutte il servizio di case dell’acqua. Stiamo valutando come evolvere verso una Comunità Energetica Rinnovabile, rimodellare il nostro progetto di Apiario di Comunità e come sviluppare un progetto a tutto campo sulla sobrietà energetica e degli stili di vita.

Quali sono stati gli ostacoli che avete riscontrato nel tempo e quali invece i vantaggi?
Gli ostacoli che abbiamo incontrato riguardano soprattutto la sostenibilità economico-finanziaria dei nostri progetti. Siamo un’impresa cooperativa che opera nel mercato e i nostri prodotti e servizi devono sempre conciliare la prospettiva di generazione di bene comune con quella di ricchezza da poter redistribuire a favore della collettività. I vantaggi derivano dalla variegata disponibilità di misure finanziarie regionali, nazionali ed europee di sostegno alla progettualità in tema ambientale.

La cooperativa di comunità crea anche lavoro e crescita economica?
La crescita di occupazione e la generazione di reddito è uno dei nostri punti di maggiore orgoglio. A Melpignano diamo occupazione stabile a cinque dipendenti a tempo indeterminato e nei periodi di maggiore necessità arriviamo a impegnare fino a dieci persone ulteriori a tempo determinato. A queste si aggiungono le figure consulenziali e di direzione e tutte quelle che intervengono su specifici progetti.

Cosa sono i laboratori di comunità?
Sono i luoghi di spazio e tempo in cui si materializza l’azione progettuale dei soci della cooperativa. Abbiamo un processo laboratoriale che prevede le fasi di emersione dei bisogni, loro interpretazione e sintesi, identificazione del problema, generazione delle idee, prototipazione della soluzione, test. La comunità presta sempre molta attenzione verso ogni progetto e attività. Usa i servizi erogati dalla cooperativa e ne monitora la qualità in termini di aspettative e vantaggi. Faccio un esempio il successo del fotovoltaico sui tetti è tale anche perché offre grandi, tangibili e immediati vantaggi per i soci, senza alcun costo per gli stessi. In caso contrario la risposta probabilmente sarebbe stata meno ampia.

Una riflessione finale?
Viviamo un’epoca socialmente frammentata e con una prospettiva molto incerta sul futuro. L’esperienza della nostra cooperativa di comunità ci offre una prospettiva concreta per disegnare nuove rotte, in cui le persone tornano al centro dell’agire sociale in modo autodiretto.

di Angela Giannandrea (da italiachecambia.org)

Back