• 03/02/2023

Salvata l’ultima attività commerciale in paese

La storia di Bruna: “Ho rilevato l’ultimo negozio di alimentari in un piccolo paese dell’appennino”

di Lorena Di Maria (da italiachecambia.org)

2 Marzo 2023

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Certi progetti nascono da una “follia”, da un atto di coraggio che può avere delle ricadute positive su un’intera valle: è il caso della storia di Cerignale e di Bruna Nobile, cittadina che ha salvato l’ultima attività commerciale del paese dalla sua definitiva chiusura. Così ci racconta cosa significa vivere in un borgo dell’appennino e in una zona di confine, tra limiti e nuove possibilità.

Cerignale è un piccolo paese dell’alta Val Trebbia che conta poco più di 100 abitanti. Un piccolo centro montano dove si respira l’anima autentica dell’appennino. Passeggiando per il centro storico non è difficile imbattersi in un negozio, la cui insegna reca una scritta: La Bottega della Bruna. Possiamo dire che nei dintorni di Cerignale questa piccola e vivace attività la frequentino in molti: come in tutti i piccoli paesi non manca infatti quel negozio di vicinato che prima ancora di essere un’attività commerciale è un presidio, un punto di riferimento essenziale per tutti i paesani.

Eppure fino a qualche anno fa a Cerignale la presenza di un negozio di alimentari non si poteva dare per scontata. Negli anni passati le attività presenti nel paese avevano chiuso i battenti e così stava per accadere all’ultimo alimentare del paese. A salvare l’attività è stata Bruna Nobile, imprenditrice e cittadina di Cerignale che non si è data per vinto e si è lanciata in questa sfida.

«Prima avevo un’azienda agricola insieme a mio marito e a mio suocero. Quando ho saputo della chiusura del negozio ho subito pensato che Cerignale sarebbe stata privata di un’attività così importante per tutti e ho capito che dovevo fare qualcosa. Mi sono intestardita e, seppur non compresa inizialmente nella mia scelta, mi sono detta: “Io lo prendo”. E così è stato». Dal 2017 La Bottega della Bruna è un’attività che resiste. Certo, non senza un rinnovamento che l’ha trasformata dal mini market che era prima a un’alimentari che propone prodotti locali e preparati artigianalmente grazie alle sapienti mani di Bruna.

LA CUCINA LOCALE, A METÀ TRA INFLUENZA EMILIANA E LIGURE

«Nella mia produzione ho inserito quelle che per me sono le “cose di una volta”, come pane casereccio, pasta fresca, biscotti e torte». Si tratta perlopiù di prodotti legati a una tradizione culinaria che mescola le cucine emiliana e ligure. Cerignale è infatti parte dell’ampio territorio che compone l’Area delle Quattro Province: qui un connubio di storia, cultura e usanze legano in modo indissolubile le regioni dell’Emilia Romagna, della Liguria, della Lombardia e del Piemonte che, proprio come la tradizione dei prodotti di Bruna, superano qualsiasi confine amministrativo.

La Bottega è un piccolo negozio dove si può trovare tutto ciò di cui si può aver bisogno. «Qui lavoro sulla mia produzione più che sui prodotti di scaffalatura». Proprio come gli amorini, i biscotti allo zafferano, i bocconcini o i famosi canestrelli che sono dolci tipici del luogo. Nel periodo invernale prepara il croccante, un panettone ricco di uvetta, canditi e pinoli che rappresenta una specialità che unisce il territorio genovese e piacentino. Altri prodotti sono poi le fagiolane, un fagiolo molto ricercato che è coltivato in valle tanto da diventarne una specialità oppure i pini, gnocchi di ricotta, spinaci e formaggio.

SUPERARE I CONFINI

Vivere in un piccolo paese dell’appennino lontano dai principali centri urbani ha le sue difficoltà: «I servizi lontani dai principali centri non sono molti e rinunciare a un’attività commerciale significa per molti paesi dell’alta Val Trebbia rimanere senza un negozio di riferimento. Per questo con la mia scelta spero di aver agevolato molte persone». Nei fatti, la decisione un po’ folle di salvare e rinnovare un’attività commerciale dove poche sono rimaste in piedi è una scelta ancora più virtuosa se pensiamo a quanto possa essere difficile spostarsi nei piccoli paesi montani.

«Avviare un’attività in montagna non è una passeggiata. Spesso ti trovi a combattere con i fornitori che ti devono portare su la merce e si rifiutano a causa della lontananza, oppure per svolgere alcune commissioni devi fare 70 chilometri fino alla città di Piacenza. Recentemente abbiamo subito il crollo del Ponte di Rovaiola, Comune vicino al nostro, e il cantiere sta andando avanti per anni, per cui siamo costretti a passare il tempo in macchina percorrendo un percorso più lungo. Le amministrazioni fanno il possibile, ma a volte ci sentiamo un po’ abbandonati a noi stessi, di aiuti non ce ne sono».

Eppure spesso è proprio dove c’è un maggior senso di solitudine che le persone si attivano per darsi una mano a vicenda. Nell’Area delle Quattro Province questo succede. «Percepiamo un’unione tra le Quattro Province, ci conosciamo e ci parliamo. In qualche modo i nostri territori comunicano: se c’è un problema nella provincia di Alessandria lo risentiamo anche noi in provincia di Piacenza. Ad esempio, quando è avvenuto il crollo del ponte ho ricevuto molte chiamate di sostegno e proposte di aiuto dagli abitanti delle altre province. Essendo così vicini, i nostri problemi li sentiamo a vicenda».

Anche l’aiuto tra compaesani è forte e si manifesta attraverso forme di solidarietà. Così Bruna ci racconta che per qualsiasi necessità c’è sempre qualche persona pronta a darle una mano. «Quando ho avuto problemi personali e non ero in grado di tenere aperto il negozio c’è chi lo ha fatto per me, così come ci scambiamo i favori e se un compaesano deve recarsi a Piacenza per fare la spesa, chiama gli altri per chiedere se hanno bisogno di qualcosa. Magari poi ritorna in paese con il burro per sé e per qualcuno di noi».

Bruna crede nella solidarietà perché è uno dei tanti mezzi con i quali combattere per continuare a vivere nei suoi monti. «Devi essere convinta di vivere qua perché ti porta così tanti sacrifici per cui difficilmente ci staresti. Ma ci sono tante persone come me che hanno il coraggio e, nonostante l’assenza di lavoro, si stanno mettendo in gioco».

di Lorena Di Maria (da italiachecambia.org)

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